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Intervista alla giovane chef Agnese Gigliotti

4 min di lettura

Abbiamo incontrato la giovane chef dell’Agriturismo Calabriaalcubo, Agnese Gigliotti, una delle nuove giovani promesse della cucina calabrese: classe 1996, ha davanti a sé ancora tanta strada da percorrere, ma ha le idee già ben chiare sul suo futuro. Una chiacchierata con questa bella ragazza, dai modi umili e gentili ma molto determinata e combattiva, che ha ringraziato più volte il suo mentore, il nuovo talento Chef Luigi Lepore.

E’ una delle nuove giovani promesse della cucina calabrese: Agnese Gigliotti , classe 1996, ha davanti a sé ancora tanta strada da percorrere,  ma  ha le idee  già ben chiare sul suo futuro.  A 20 anni è diventata  la responsabile delle cucina nel noto agriturismo di Nocera Terinese  ‘Calabria al Cubo’. Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico di Lamezia Terme, si iscrive all’Università dei Sapori a Perugia, una palestra gastronomica ormai consolidata e riconosciuta a livello anche internazionale. Termina il percorso formativo  a maggio dello scorso anno e, neanche una settimana dopo, è già nelle cucine dell’Agriturismo grazie alla fiducia concessale dallo Chef  resident  Luigi Lepore, talento emergente  nel panorama regionale e non solo. Lepore decide di andar via per intraprendere altri percorsi e da due mesi, le “redini” della cucina sono state affidate ad Agnese Gigliotti .

Abbiamo incontrato la giovane chef , una bella ragazza dai modi umili e gentili ma molto determinata e combattiva:

– Quando ha iniziato ad amare “l’arte di cucinare” e quando ha iniziato a pensare che voleva fare la chef? 

«Cucinare è da sempre la mia passione più grande. Non so individuare una data o un’età precisa! Ricordo bene quando volevo per forza aiutare mia madre in cucina e addirittura dovevo salire su una sedia per arrivare al tavolo. Avrei dovuto iniziare il mio percorso in cucina una volta finita la scuola media ma, si sà, a quell’età si è troppo piccoli per prendere decisioni concrete sul proprio futuro cosí ho frequentato il liceo scientifico. Una volta presa la maturità mi sono resa conto che questa mia passione era veramente irrefrenabile e che se davvero volevo sentirmi realizzata e fare ciò che di più mi piaceva, la mia strada era solo questa».

-Come descriverebbe la sua cucina a chi non la conosce?

«La mia è una cucina che sicuramente ha un occhio di riguardo verso il passato: sono molto legata alla mia terra, alle sue tradizioni, ai suoi ingredienti. Ma mi piace anche rivisitare il tutto in chiave moderna, e offrire a chi assaggia i miei piatti la mia personale interpretazione della tradizione».

– Pensa mai: “Ma chi me lo ha fatto fare”?

«Si, a volte. Il mio è un lavoro di sacrifico. Occupa molto tempo: passo intere giornate in cucina. Di conseguenza il tempo passato in cucina devo sottrarlo alla mia quotidianità. Non è facile non avere la possibilità di godere a pieno dei miei vent’anni. Tuttavia quando raggiungo i miei obbiettivi, quando vedo persone che  apprezzano ciò che faccio, (è il caso, ad esempio, di questa intervista, cosa che non avrei mai pensato potesse accadermi), mi rendo conto che tutti i miei sacrifici sono assolutamente ricompensati».

Trova difficoltà, come donna, in questo campo dove quasi tutti gli chef famosi o stellati sono uomini?

«In realtà è più un pregiudizio di chi è al di fuori dell’ambiente, infatti io non sono mai stata discriminata in quanto donna, soprattutto perché  in cucina si dimostra tutto ‘sul campo’ e non nego che mi è capitato di vedere disparità fra i sessi a favore mio e a sfavore di miei colleghi! È vero che, statisticamente parlando, gli chef di successo sono per lo più uomini ma, sinceramente, questo mi spinge solo a fare di più per dimostrare che non siamo assolutamente il sesso debole».

– Quali sono le materie prime di cui non può fare a meno in cucina?

«Nella mia idea di cucina non si tratta di tipologie di ingredienti in particolare, quanto della loro qualità. E, all’interno dell’agriturismo dove lavoro, fortunatamente facciamo particolare attenzione alla qualità dei prodotti. Spesso questi sono a km0 in quanto provengono dalla nostra azienda agricola, Fangiano. Ad esempio nei nostri piatti usiamo solo ed esclusivamente l’olio d’oliva biologico di Fangiano. Inoltre, qui a Calabrialcubo, abbiamo la fortuna di essere circondati da un sacco di erbe aromatiche, che crescono a pochi passi dalla nostra cucina e che possiamo raccogliere ogni volta che ne abbiamo bisogno».

– C’è uno chef, da lei  ammirato,  a cui si ispira particolarmente? 

«Sicuramente lo chef che ammiro particolarmente è quello con cui ho avuto la fortuna di lavorare a stretto contatto: Luigi Lepore, che è stato lo chef che mi ha insegnato tutto quello che so fare in cucina. Sicuramente nei miei piatti c’è traccia dei suoi insegnamenti».

– Per concludere, quali progetti ha per il futuro?

«Siamo ormai prossimi all’estate, quindi penso solo alla mole di lavoro che mi aspetta nei prossimi mesi, e per di più nel ruolo di ‘responsabile’. Ma per fortuna posso contare su una squadra fenomenale, affiatatissima e ben rodata, che comprende: i proprietari Marco e Asuncion e i miei colleghi Fiorella, Simone, Francesco e Tommaso. Colgo occasione per ringraziarli».

Valeria Folino 

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