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L’invecchiamento dà i frutti migliori: parola di Babbo Natale!

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Il mondo moderno, oggi, associa la giovinezza al dinamismo e all’espansione, mentre la vecchiaia alla decadenza e alla staticità.


Babbo NataleMa è davvero così? Scriveva Lev Tolstoj: “Il progresso morale dell’umanità lo si deve ai vecchi. Gli uomini più avanti negli anni diventano migliori e più saggi, trasmettono la loro esperienza alle nuove generazioni.
Senza di loro l’umanità rimarrebbe stazionaria”.
Come dar torto all’incontrovertibile Vangelo da letteratura russa! La meglio gioventù veterana è buona novella per il futuro. Altro che dolente soglia leopardiana!
Nelle arti e nelle scienze, insieme ai ragazzi, le energie (più) migliori, utilizzando una gaffe fedelissima del Miur, arrivano dai seniores: Louise Bourgeois e Lévi-Strauss, Rita Levi Montalcini, Manoel de Oliveira, Oscar Niemeyer.
La comunicazione e l’informazione massmediali, purtroppo, non propinano al meglio il ruolo della Mezza o della Terza Età (dello Sviluppo): tutt’al più si limitano a darne un’immagine più à la page con i tempi, nel ritocco di una presentazione che arretri il più possibile un chrónos in avanzo.
Già, avanzi, come i cibi da tavola, pronti da cestinare nell’umido! E manipolando volontariamente Petrarca, la Vita avanza, et non s’arresta una hora (Canzoniere, 272).
Ahi, ahi, qué dolor! Eppure, gli anziani, e lo sapevano i nostri Classici, sono custodi della memoria collettiva, nonché interpreti privilegiati di quegli ideali e valori comuni che guidano e reggono la convivenza sociale.
E’ un senato anagrafico che fa da dizionario in mezzo al lessico impoverito di tutti i giorni; è un serbatoio di idee inculturate, che nulla ha a che fare con i linguaggi del link-uaggio; è il Mos maiorum vivente nella medietà tra il prima e il dopo nell’avverbio del sempre.
Ce ne ricordiamo solo a Natale, dopo la festa parentetica dei nonni, chiudendo i battenti per l’Epifania, con una rassettata: pian piano, poi, Babbo Natale, scema a quadretto familiare, tra il babbo e la babba di ogni numero civico, mentre fuori ogni giovane Nababbo è alla ricerca spassosa di un tempo meno proustiano.
Ripercorrere la memoria, ora quanto allora, deve costituire un’avventura di ritorno (al presente) di risvegli creativi: lo sguardo di ieri va invocato necessariamente per consegnare nuove parole a quello di domani.
Ricordare per non scordare, può farne da motto, in un mondo mezzo matto: chi ricorda torna al cuore pulsante delle cose, mentre chi si scorda di esso ne è proprio privo.
Legge etimologica nelle corde antiche del cor: e disincarnare le lingue antiche nel presente fa dis-identificare la comprensione del mondo; questa è la stalla vuota come ammonimento di nota, la più desolante e destabilizzante!
La stella di natale, nell’imminenza del nuovo anno che verrà, si fa portavoce di un segnale che si fa profezia all’indietro: il futuro non si slega dalle radici, dalle memorie più prossime, quelle vive che  ci circondano, a quelle più lontane, che sono il cemento di ogni realtà territoriale. Virtuali, sì, ma tra virtuosi e prische virtù.
Orientamento come riferimento cardinale: Voi altri doverresti cognoscere che (tante cose) da per voi non le potete (da soli) mostrare (Cellini).
Il sapere chiede di essere sgusciato dall’ angusta  ed augusta nicchia in cui versa: anzi, picchia, stando forte a martello! Palloso, tra i nastri ingarbugliati dell’albero natalizio, chiede l’innesto per una nuova Primavera. Barboso, nel Volto di Santa Claus, chiede l’attesa di un rinnovato dono nei Natali di tutta la storia.
Palloso, Barboso: l’apparenza inganna a suon di pregiudizi. Provare, per credere! Anzi no, visto che lo slogan richiama un fallimento immobiliare, firmato Aiazzone.
Piuttosto, meditate, semplicemente, con la mente semplice dell’antico da  far mescolare al moderno.  Roba da Master Chef! Ed il cenone si fa Convivio perfetto! 72, ‘A meraviglia, Tombola!!!

Prof. Francesco Polopoli

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