La notte della Città. Incontro sul libro di De Grazia a Curinga
4 min di letturaCommissariamento Comuni per infiltrazioni mafiose: la legge è giusta ma non basta
“Lamezia abbia il coraggio di affrontare i propri demoni. In queste situazioni serve più politica”
Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa, legami tra politica e malaffare, ruolo e responsabilità dello Stato e dei corpi sociali nella lotta alla criminalità organizzata.
Questi i complessi e delicati argomenti oggetto del partecipato dibattito organizzato dall’Associazione Culturale Aliante Mediterraneo, che si è tenuto ieri a Curinga, presso l’Aula magna dell’Istituto comprensivo, in occasione della presentazione del libro “La notte della città. Storie di ordinaria collusione e di tre scioglimenti” (Pellegrini Editore, 2018), scritto da Mario De Grazia.
Il volume racconta gli ultimi 30 anni di vita amministrativa a Lamezia Terme, città calabrese che detiene il triste record per quanto riguarda il numero di commissariamenti per mafia.
Nel corso dell’iniziativa, insieme all’autore, sono intervenuti Patrizia Maiello, in rappresentanza dell’associazione Aliante Mediterraneo, il Colonnello Giuseppe Furciniti della Guardia di Finanza, originario di Curinga ma di stanza a Napoli e il moderatore Francesco Augruso.
Lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose è un fenomeno che oramai interessa tutt’Italia, ma in particolare la Calabria: è infatti la seconda regione dopo la Campania per numero di comuni commissariati (in totale 104 ad aprile 2018).
Durante l’incontro, a partire da quanto avvenuto a Lamezia Terme, si è tentato di analizzare le cause che determinano gli scioglimenti e il pericoloso connubio mafia-politica che imperversa in Calabria e che coinvolge la vita democratica di molte città. Il libro, seguendo la cronistoria degli avvenimenti che si sono susseguiti dai primi anni ’90 ad oggi, tenta di chiarire le cause e le responsabilità dell’infiltrazione dei gruppi criminali nell’apparato amministrativo ed economico della città, che hanno portato al terzo scioglimento del consiglio comunale.
Dopo i saluti di Nico Serratore, presidente dell’Associazione Aliante Mediterraneo, Patrizia Maiello si è soffermata sulla ricostruzione degli avvenimenti che hanno portato la terza città della Calabria a conoscere per tre volte la triste esperienza dello scioglimento del Consiglio comunale e ha messo in risalto i pur lodevoli tentativi posti in essere, soprattutto dopo il primo scioglimento del 1991, dalla società civile lametina.
Augruso, riprendendo diversi brani del libro, ha sottolineato i guasti della politica meridionale che non è riuscita a fare da argine alla ‘ndrangheta, soffermandosi in particolare sull’eccessivo controllo che la classe dirigente meridionale esercita sui territori creando le condizioni per decidere tutto ed asservire l’economia e i flussi finanziari al solo scopo di esercitare il potere e mantenere il consenso elettorale.
Il Colonnello Furciniti ha analizzato la legge 221/91 sullo scioglimento dei Consigli comunali per infiltrazioni mafiose, sostenendo che essa costituisce sì “un farmaco potentissimo, ma che, come tutti i farmaci potenti, ha anche effetti collaterali. Se non si riesce a incidere adeguatamente sulla cultura e la vita democratica di una città, dopo due anni ritorna tutto come prima. Possiamo anche continuare a tagliare l’erba cattiva, ma se poi non curiamo la terra e non seminiamo adeguatamente, la malapianta ricrescerà sempre”.
Il Colonnello ha quindi richiamato la necessità di un’adeguata riflessione sulla legge a distanza di quasi trent’anni, concordando con l’autore del libro sulla necessità di attrezzare e organizzare meglio la fase del dopo-scioglimento. Inoltre, ha auspicato maggiore unità delle forze politiche e sociali per una più decisa lotta alla mafia, ricordando che lo Stato negli anni ’70-’80 riuscì a debellare il terrorismo perché condusse una forte e decisiva lotta unitaria.
Mario De Grazia, apprezzando molto l’appassionata partecipazione e i numerosi interventi dalla platea, compreso quello del Sindaco di Curinga Vincenzo Serrao, ha ricordato che Lamezia può anche diventare un’occasione di studio per individuare possibili vie d’uscita dalle collusioni affaristico-mafiose e per riprendere quindi un cammino di civiltà e giustizia.
Infine, ha richiamato tutti alle proprie responsabilità: “In questo la Scuola, la Chiesa, lo Stato, i mass media e tutti i cittadini devono fare molto di più di quanto stanno facendo. Perché una comunità colpita per tre volte dallo scioglimento deve superare il disagio di discuterne, cercando di capire che quanto è successo e si è ripetuto fa parte, purtroppo, della vita quotidiana e pubblica della città. L’impressione, invece, è che di Lamezia i lametini non ne vogliano parlare più. Ma una comunità che viene colpita per tre volte e avverte il disagio di parlarne è come se volesse rimuovere gli incidenti di percorso senza indagare e cercare di capire i motivi degli scioglimenti. Questi ultimi sono fortemente radicati nella vita quotidiana e pubblica della città”. In conclusione, De Grazia ha evidenziato che, per affrancarsi dalla criminalità organizzata, il ruolo fondamentale lo svolge la politica: “In situazioni come queste non c’è bisogno di meno politica, ma di più politica, che è la scienza del bene comune. All’epoca del primo scioglimento, nei primi anni ’90, ci fu una reazione maggiore: i sindacati e i partiti erano più forti, erano luoghi aperti in cui si parlava e discuteva di più. Oggi invece i sindacati sono più deboli, mentre i partiti sono diventati comitati elettorali, semplici raccoglitori di tessere che non fanno più congressi e non sono più centri di dialogo e confronto”.