La panchina dell’amore negato
4 min di letturaUna installazione degli alunni dell’I.C. Don Milani contro la violenza sulle donne
Lamezia Terme, 23 novembre 2018. Una panchina, dei palloncini rossi a guisa di cuore, dei segnalibri con il nome delle donne vittime di violenza, un numero di telefono 1522 per denunciare ogni forma di sopruso. POSTO OCCUPATO. E quel vuoto simbolico si riempie improvvisamente di senso mentre un angolo della vecchia Villa comunale della città si trasforma in un piccolo palcoscenico a cielo aperto per parlare di femminicidio.
Protagonisti gli alunni della Scuola secondaria di I grado Don Milani. Aurora, Azzurra, Anna, Elena, Elisea, Francesca, Giada, Giorgia, Georgiana, Miruna, Morena, Silvia, Valentina, Antonio, Benedetto, Cesare, Danilo, Donato, Fabio, Francesco, Giuseppe, Luigi, Robert prestano la loro voce a chi voce non ha più.
I nomi di Adele Bruno, Fabiana Luzzi, Maria Rosaria Sessa, Daniela Roveri, Federica Ventura, Rosanna Laurenza, Renata Rapposelli, Chiara Matalone… sono scanditi in successione come in un freddo bollettino di guerra. 149 donne uccise nel 2016. 123 donne uccise nel 2017. 70 donne uccise, ad oggi, nel 2018…
Ma da queste giovani voci si alza un grido di speranza “Un uomo che maltratta una donna solo perché può apparire più debole e fragile di lui non è un uomo ma un vigliacco!” “Un uomo non può togliere la libertà a una donna!” “Basta femminicidio. È sbagliato!” “Bisogna avere il coraggio di parlare e denunciare. La vita è troppo preziosa per trascorrerla nella violenza e nel silenzio”…
Un cartellone con tre farfalle reca scritto “Le sorelle Mariposas volano per sempre sulle ali della libertà”, mentre i versi di Alda Merini diventano una sorta di preghiera laica, una dichiarazione d’amore di una donna A tutte le donne di ogni latitudine “Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso / sei un granello di colpa / anche agli occhi di Dio / malgrado le tue sante guerre / per l’emancipazione. / Spaccarono la tua bellezza / e rimane uno scheletro d’amore / che però grida ancora vendetta / e soltanto tu riesci / ancora a piangere, / poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, / poi ti volti e non sai ancora dire / e taci meravigliata / e allora diventi grande come la terra.”
E ancora il celebre testo di Paola Cortellesi “Mi chiamo Valentina e credo nell’amore…” nella versione rivista, corretta e recitata, in maniera deliziosa, da Silvia, Giada, Anna, Valentina.
Una performance che ha fatto emozionare tutti, preparata con cura dalle professoresse Monica Guido, Gabriella Borrello e Giovanna Costanzo in collaborazione con tutto il corpo docente. Una occasione per riflettere sul lato oscuro dell’amore e sui diritti delle donne. Donne alla ricerca di un progetto di felicità. Donne che credono ciecamente nell’amore e vogliono vivere la loro “favola bella”. Donne che si fidano e affidano la propria vita all’uomo che amano rimanendone vittime.
Ma l’universo maschile è popolato di uomini che non amano le donne, ne rivendicano solo il possesso. Amore malato, amore criminale, amore patologico, amore cattivo. Violenza travestita da amore. Tematiche sociali di stringente attualità che la scuola ha il dovere morale di affrontare fornendo ai ragazzi gli strumenti critici per leggere la realtà e le basi di una sana “educazione sentimentale” che deve partire dal “rispetto della persona e dei diritti delle donne, contrastando gli stereotipi di genere che sono alla base di una visione distorta della società. Perché solo la sensibilizzazione dei giovani attraverso la cultura della non violenza può fermare questa tragica scia di vittime”.
L’adesione alla Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, istituita dall’ONU in ricordo dell’uccisione avvenuta il 25 novembre 1960, delle tre sorelle Mirabal che si opposero al regime del dittatore dominicano Rafael Trujillo usando il nome in codice Mariposas, ha coinvolto l’intero Istituto comprensivo Don Milani.
La scuola secondaria di I grado di Platania e la scuola primaria di S. Teodoro hanno infatti dedicato degli spazi con l’allestimento del POSTO OCCUPATO e l’installazione delle scarpette rosse che, da simboli femminili per eccellenza, sono ormai diventate icone di violenza a ricordare il tanto sangue ingiustamente versato.
Nutrita la partecipazione delle famiglie degli alunni e grande la soddisfazione espressa dal dirigente scolastico Francesco Vinci e dai docenti che hanno lavorato al progetto. Anche il Soroptmist Club di Lamezia Terme da sempre impegnato in iniziative per far conoscere il fenomeno, riflettere e dire basta alla violenza in ogni sua forma, ha voluto esprimere la propria vicinanza e nella mattinata del 24 novembre le socie Giuseppina Mazzocca e Sabrina Curcio hanno visitato insieme alla professoressa Giovanna Costanzo e ad alcune alunne della Scuola secondaria di I grado la “panchina dell’amore negato”.
Giovanna Villella