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La Pasqua in Calabria

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Cos’è la Pasqua e qual è il significato della parola ? Tra religione, curiosità e tradizioni calabresi, da Sambiase a Nocera e Catanzaro. 


Pasqua in Calabriadi Valeria Folino

Il termine ‘Pasqua’ ha origini aramaiche: pasah significa ‘passare oltre’, e il nome che ancora conserva la Pasqua ebraica, Pesach, significa passaggio, liberazione. Gli Ebrei ricordavano il passaggio attraverso il mar Rosso dalla schiavitù d’Egitto alla liberazione.
Nel mondo cristiano si tratta di una festività che celebra la risurrezione di Gesù avvenuta nel terzo giorno, dopo la sua crocifissione al Calvario, così com’è descritto nel Nuovo Testamento. La data della festività cambia ogni anno e segue i cicli lunari: cade infatti la domenica successiva al primo plenilunio primaverile.
La domenica di Pasqua, nella tradizione cristiania, è dedicata alla festa della Resurrezione di Gesù nella Chiesa e nelle famiglie.
Invece, nella Pesach, la Pasqua ebraica, si celebra il Seder di Pesach (il Servizio della Pasqua), ossia un pasto commemorativo con diversi elementi simbolici, durante il quale vengono seguite scrupolosamente le indicazioni dettagliate dell’Hagaddah, una raccolta di testi rabbinici.
La Calabria è una terra ricca di numerose tradizioni e varie culture che si sono susseguite sul territorio: ogni comune o borgo è caratterizzato da propri riti e tradizioni per celebrare la Pasqua.
Pasqua in CalabriaE così, a Lamezia Terme, nel centro storico del quartiere Sambiase, il venerdì Santo si svolge una suggestiva processione, detta de “I Mistiari”, nella quale vengono portate delle statue lignee che rappresentano tutte le fasi della passione, morte e risurrezione di Cristo.
Le statue risalgono alla fine del Settecento e sono esposte nelle chiese dell’Annunziata e dell’Immacolata. La processione, che prende il nome ‘I Mistiari’ dal fatto che ogni “categoria sociale” porta una statua differente nella passione di Cristo, rappresenta un vero patrimonio storico-culturale della comunità Sambiasina e della città tutta.
Non si può non ricordare poi, il rito dei “Vattienti” di Nocera Terinese. Ogni anno tra la sera del Venerdì Santo e il Sabato Santo si svolge questo antico rito in cui si pratica l’autoflagellazione, una pratica, emotivamente molto forte, che era diffusa nel Medioevo, come penitenza ed espiazione dei peccati.
L’autoflagellazione era praticata anticamente dai monaci all’interno dei conventi, in seguito vide il coinvolgimento del popolo. Oggi alcuni fedeli, particolarmente motivati, corrono in giro per il paese coperti di ferite auto inferte, tra la partecipazione e l’entusiasmo di tutta la popolazione.
L’elenco delle tradizioni, dei riti e del folclore calabrese è  davvero vasta ma tra i tanti menzioniamo, per concludere, la famosa “Naca” catanzarese.
Pasqua in CalabriaLa processione, che rievoca la passione di Gesù, si svolge tra le vie del centro e prende il nome ‘naca’ dal termine dialettale che deriva dal greco nachè e che significa culla, nella quale è adagiato il corpo di Gesù.
Chiudiamo con una curiosità: perché è tradizione mangiare l’agnello a Pasqua? Questa usanza deriva dalla Pasqua ebraica: Dio annunciò al popolo di Israele che lo avrebbe liberato dalla schiavitù in Egitto dicendo “In questa notte io passerò attraverso l’Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti che tra il bestiame”.
Ordinando, così, al popolo d’Israele di marcare le loro porte con del sangue d’agnello in modo che lui fosse in grado riconoscere chi colpire col suo castigo.
Inoltre, in passato, esisteva un comandamento riguardo la Pasqua ebraica che chiedeva l’offerta di un agnello il giorno 14 del mese ebraico di Nisan e la consumazione, quella stessa notte, del sacrificio.
Con il Cristianeismo, il simbolo dell’agnello immolato per la salvezza di tutti diventa Cristo stesso e il suo sacrificio ha valore di redenzione.

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