La ragazza lo lascia, spedizione contro padre e fratello ex
4 min di letturaUndici persone arrestate da carabinieri a Crotone
CROTONE – I carabinieri della Compagnia di Crotone, con il supporto dello Squadrone eliportato Cacciatori “Calabria”, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Crotone nei confronti di 11 persone – 2 in carcere e 9 ai domiciliari – indagate, a vario titolo, di atti persecutori, lesioni personali aggravate, violenza privata e calunnia.
Secondo l’accusa, gli indagati, la sera del 19 maggio 2021, a Cutro, hanno aggredito per strada con calci e pugni, ma anche utilizzando mazze da baseball, una cintura e bastoni da ombrelloni da mare, il padre e il fratello di una ragazza che aveva deciso di interrompere due mesi prima la relazione sentimentale intrattenuta con uno degli aggressori.
Le vittime hanno riportato lesioni. Il fratello della giovane era stato più volte minacciato nei mesi scorsi.
Le indagini, condotte dai carabinieri della Stazione di Cutro sotto la direzione del Pm Ines Bellesi e coordinate dal procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia, hanno permesso di fare luce sull’episodio nonostante – hanno riferito gli inquirenti – le difficoltà dovute alla reticenza di alcune persone che avevano assistito all’aggressione.
“Meglio che non ti fai trovare quando ci siamo io e mio fratello è meglio che te ne scappi ti distruggiamo e ti portiamo in ospedale”. È quanto dice in un messaggio vocale inviato sulla chat di instagram S.O., 23 anni
di Cutro, arrestato questa mattina insieme ad altre dieci persone per l’aggressione al padre ed al fratello della sua ex fidanzata. Dalle indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Crotone, la vicenda ha origine dal complicato rapporto tra due ragazzi di Cutro che nell’autunno del 2019, quando lei è ancora minorenne e frequentava la scuola, si fidanzano. Da quel momento per la ragazza, come scrive il gip del Tribunale di Crotone Michele Ciociola, “l’idillio amoroso diventa un incubo”. I comportamenti del fidanzato, come si legge nell’ordinanza, “hanno privato sostanzialmente la ragazza della libertà”. Il giovane, tra le altre cose, aveva impostato la geolocalizzazione del telefono della ragazza per monitorarne gli spostamenti. “Era un inferno – racconta la giovane ai carabinieri nella denuncia presentata il primo maggio dopo una serie di minacce ed aggressioni verbali giunte a lei ed ai suoi familiari -. Mi aveva vietato di parlare con i maschi ed anche vietato di scambiare messaggi con alcune ragazze. Mi era vietato indossare leggins o altro abbigliamento troppo attillato. Verbalmente era molto violento. Mi ha sempre detto che le donne devono stare a casa in quanto solo le troie lavorano. Mi aveva isolato dai miei amici e voleva anche isolarmi dalla mia famiglia”. Dopo l’ultimo litigio, il 23 aprile scorso (scoppiato perché la giovane aveva ricevuto il messaggio di un compagno di scuola che le chiedeva di aiutarlo in un compito), il fidanzamento si rompe. Lui pretende la restituzione dei regali. Anche tra le famiglie volano parole grosse. Il 30 aprile arrivano le minacce al fratello della ragazza: “Il momento che ti devo ammazzare di copanate (botte, ndr) … vengo là e ti scuoio e ti taglio la lingua e alla fine quando ti lascio per terra ti devo prendere con la macchine, ti devo sgommare sulla testa” sono alcuni dei messaggi audio inviati dal ragazzo e dal fratello Giovanni anche lui finito in carcere) sulla chat instagram del fratello della ragazza. Dopo le minacce è arrivata l’aggressione, compiuta in due momenti. Prima, a Steccato di Cutro, viene picchiato il fratello della giovane. Soccorso dal padre il ragazzo torna a Cutro e si dirige con il genitore verso la caserma dei carabinieri. Ed è qui che padre e figlio subiscono la seconda aggressione da parte di un gruppo di persone, con cinture, tubi di ferro, pali di ombrellone e mazze da baseball. Le due vittime riportano trauma cranico e contusioni a spalle, volto e bacino. Tutta la scena è ripresa dalle telecamere di videosorveglianza della stazione dei carabinieri che permettono di riconoscere i protagonisti del raid e di emettere l’ordinanza di arresto.