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La Sila dal reportage al fumetto

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L’ho sempre interiorizzata come «Selva selvaggia», dantescamente parlando, e lì per amore mi ci sono pure perso, sono sincero: quante volte dico di San Giovanni in Fiore che è mia patria d’elezione!? Non ne faccio mistero

«È un venerando altipiano granitico, che già si ergeva qui quando gli orgogliosi Appennini sonnecchiavano sul letto melmoso dell’Oceano, una regione dolcemente ondulata con le cime delle colline coperte di boschi e le valli in parte coltivate e in parte adibite a pascolo. Se non fosse per la mancanza dell’erica con le sue caratteristiche sfumature violacee, il viaggiatore potrebbe credere di essere in Iscozia. Troviamo lo stesso piacevole alternarsi di boschi e di prati, gli stessi enormi massi di gneis e granito, la stessa esuberanza di acque vive»: così la descriveva, nel 1915, Norman Douglas, lo scrittore inglese innamorato del profondo Sud, e non credo fosse lungi dal vero.

Se poi penso alla letteratura antica non posso non ricordare i versi d’eternità virgiliana: «pascitur in magna Sila formosa iuvenca: illi alternantes multa vi proelia miscent mpr vulneribus crebris» (Georg. III, 219 – 221). Si tratta del noto episodio dell’Amor vincit omnia applicato al bestiame: a porsi in essere, in esametri, è la lotta furiosa di gelosia fra due tori rivali. Una scena inselvatichita, a prima vista, perché violenta, ma profondamente umana, mi va di aggiungere! La psiche dei due tori è sconvolta dalla passione amorosa: nella brama della conquista si azzuffano così furiosamente da prodursi larghe ferite fino a bagnarsi di sangue.

Insomma, a trarne qualche considerazione, la Calabria ha un bel polmone verde, che ispira la genialità di chi solo la segue, sognandola o visitandola.

E tutto questo i nostri cari amministratori dovrebbero ben imprimerlo nell’agenda dei loro impegni politici: c’è uno «spirito profetico» bruzio, lirico e spirituale, che non può assolutamente andare in fumo.

A proposito di fumi, riferendomi ai balloons piuttosto che ai proclami dei Ferrer del momento, mi va di segnalare un fumetto nostrano per penna ed ambientazione, quello di Cosma e Mito di Vincenzo Filosa e Nicola Zurlo. Anche qui si trova la geografia della nostra terra con alcuni dei suoi paesaggi più suggestivi: ritornano le tenebrose ombre silane mentre la protagonista principale è intenta a mettere in salvo suo figlio da pericolosi “lupiminari” (vocabolo vernacolare che sta per “lupi mannari”), stirpe che è stata relegata nelle profondità dei boschi calabri dopo un periodo di sanguinosi scontri con gli umani ed i “pruppi”.

Insomma, una mitizzazione meridiana col linguaggio contemporaneo dei manga, e non solo! Colpisce la suggestione che tocca, carezzandole, le corde del nostro cuore, specie quando la nostalgia delle memorie è evocativa di tutta la nostra identità: «mi è piaciuto riconoscere i nostri paesi di mare, i pini della Sila, le case, i paesini montani.

Anche le tavole che illustrano la storia mi ricordano i piatti di ceramica greca», mi dice la mia carissima amica Beatrice Pugliano, cui va il mio personale ringraziamento, per questa deliziosa operetta a firma di un mangaka nippo-calabrese, che è originalissimo. Grazie! Come concludere!?

Spesso le vignette fanno da magnete di rimembranze: e lì hai la fortuna di ripercorrere le vie della tua vita dentro le righe della natura delle cose, che non faranno mai una ruga, perché se c’è qualcosa che non ha bisogno del cosmetico artificiale, quello è il ricordo, almeno credo, ed è sempre ameno, e non se ne fa a meno!

Prof. Francesco Polopoli

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