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Lamezia. Aiga e Croce Rossa Italiana su vaccini e diritto alla salute: atto di altruismo che salva milioni di persone

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Convegno "I vaccini e il diritto alla salute"

Convegno “I vaccini e il diritto alla salute”

LAMEZIA. Nella sala gremita di un hotel del centro lametino Teresa Ferrise, presidente del comitato lametino della Croce Rossa Italiana, ha introdotto il convegno “I vaccini e il diritto alla salute”, moderato dalla dottoressa Nadia Donato e con la partecipazione dell’Associazione Aiga (Associazione italiana giovani avvocati).

“Ci vuole anche coraggio in questo periodo a parlare di vaccinazioni. Una tematica controversa che ha suscitato preoccupazione in tantissimi cittadini”, introduce la Donato.

A cercare di fugare le forti incertezze che si affollano attorno al tema delle vaccinazioni, sono intervenuti il dottor Tullio Barni e Il dottor Carlo Torti, dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, e l’avvocato Giuseppe Borrello, presidente di Aiga Lamezia.

Il tema centrale dell’incontro, che raccoglie attorno a sé pareri molteplici e discordanti, è stato snocciolato sotto vari punti di vista, dal legale al cognitivo, passando naturalmente anche dall’aspetto sanitario cercando di approfondire l’importanza del ruolo dei vaccini nella sempre più scettica società odierna, in virtù del fatto che ogni giorno si sente parlare di vaccini e diritto alla salute, sui maggiori mezzi di informazione fino ad arrivare all’attenzione del governo.

È da questo punto che parte proprio l’intervento dell’avvocato Borrello, che ha cercato di chiarire ai presenti, in maniera precisa e comprensibile anche per i non addetti ai lavori, cosa effettivamente preveda il tanto discusso “decreto Lorenzin” e come questi possa apparentemente entrare in conflitto con l’articolo 32 della Costituzione che riconosce e garantisce il diritto alla salute.

Il decreto prevedeva infatti un numero di almeno 12 vaccini obbligatori valevoli per l’accesso e l’iscrizione alla scuola dell’infanzia, per gli inadempienti erano previste invece sanzioni pecuniarie fino 7.500 euro e nei casi più gravi la possibile perdita della potestà genitoriale. Solo in seguito il decreto aveva subito un ridimensionamento, portando i vaccini obbligatori da 12 a 10 (a questi se ne aggiungono quattro non obbligatori ma fortemente raccomandati), e sanzioni fino ad un massimo di 500 euro escludendo questa volta il rischio di perdere la potestà. Vengono esonerati dall’obbligo di vaccinazione sia i soggetti già immunizzati che coloro che si trovino in specifiche condizioni cliniche.

Come però spiega Borrello, anche se l’articolo 32 della Costituzione esplicita il diritto a non essere sottoposti a cure contro la propria volontà, è però possibile e legittima la costrizione nei casi in cui determinati comportamenti individuali possano rischiare di ledere la salute della collettività.

L’intervento del dottor Torti, docente di Malattie Infettive all’UMG, ha poi ripercorso la storia clinica dei vaccini, nati nel 1796 quando Jenner scoprì il vaccino contro il vaiolo, portando all’eradicazione della malattia che di fatto non esiste più.

Non solo, a dispetto dell’attuale situazione sanitaria calabrese che ne fa un fanalino di coda, già nel 1700 era proprio la Calabria ad essere un’antesignana di tutta una serie di strutture ma anche di disposizioni di legge secondo le quali veniva applicata ai cittadini la vaiolizzazione (un metodo di protezione dal vaiolo che consisteva nell’inoculare, nel soggetto da immunizzare, del materiale prelevato dalle stesse lesioni vaiolose).

“Purtroppo oggi la situazione è abbastanza grave – ci dice Torti –, gli ospedali sono fin troppo pieni di casi di morbillo e di casi di epatite A, che sono infezioni per la quali si può anche morire. L’attenzione sui vaccini – prosegue – deve essere sempre accesa e vigile”.

Il dottore spiega ancora che grazie ai vaccini è possibile prevenire in modo efficace e sicuro malattie che sono in grado di provocare gravi complicanze, essere invalidanti o portare alla morte. Tra gli interventi più efficaci e sicuri di cui la sanità pubblica dispone per la prevenzione delle malattie infettive, i vaccini sono secondi solo alla potabilizzazione delle acque come modo per aumentare lo stato di salute e di benessere della popolazione mondiale.

“I vaccini – conclude Torti –  prevengono 2,5 milioni di morti ogni anno.  Proteggono non solo il singolo individuo ma controllano anche le malattie della popolazione. Le vaccinazioni sono una delle più importanti espressioni di altruismo. A nulla vale il vaccino se solo pochi si vaccinano, perché la circolazione dell’infezione comunque ha luogo.

Vi sono alcuni soggetti immunocompromessi che non possono vaccinarsi e siamo noi che dobbiamo cercare di proteggerli vaccinandoci, creando una barriera intorno a loro. Non solo per difendere sé stessi ma anche gli altri ed i più deboli. La solidarietà è un ciclo e se si alimenta ritorna”.

Per arrivare a questo scopo almeno il 95% delle persone dovrebbe vaccinarsi. Oggi inoltre si tende a vaccinare anche le donne in gravidanza perché gli anticorpi prodotti dalla madre passano attraverso la placenta proteggendo il neonato nei primi mesi di vita, contribuendo alla costituzione de sistema immunitario del feto. Per di più proprio i bambini possono rispondere ad un numero di ben 10 mila vaccini contemporaneamente.

Altro contesto importante è quello degli anziani, vittime anche loro dell’attuale calo delle vaccinazioni, tanto che si stima siano morti almeno 20 mila anziani in più poiché molti, impauriti dai molteplici casi di meningite, non hanno fatto il vaccino per l’influenza. Se invece si prevenisse l’influenza si ridurrebbero altri tipi di morte: del 50% gli infarti; del 24% gli ictus; del 28% le morti per ogni causa dei soggetti diabetici.

Intervento conclusivo a cura del dottor Barni, docente di Anatomia umana, che ha lucidamente mostrato il lato cognitivo della questione sui vaccini, basandosi in particolare sulla percezione del rischio. Il cervello umano infatti sarebbe predisposto a due differenti tipologie di pensiero che caratterizzano gli uomini creando a loro volta dei vincoli cognitivi: veloce e lento.

Il primo è un pensiero più primordiale derivato dall’istintività naturalmente insita nell’essere umano, ma questo rischia di prevalere sul secondo tipo di pensiero, quello lento, razionale che ci permette di essere consapevoli di ciò di cui si parla. Un esempio sono proprio gli antivaccinisti, le cui reazioni sarebbero dunque dovute all’intervento del pensiero veloce che non permette loro di razionalizzare e ragionare su una scelta quale quella di effettuare un vaccino. “Le persone – sostiene il dottor Barni – sono ossessionate dalle cose che non capiscono”.

Il convengo si è concluso con il consueto scambio di targhe ai relatori ed i saluti della presidente del comitato Teresa Ferrise.

Valentina Dattilo

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