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Lamezia. Ancora ‘in gabbia’ il Bastione di Malta, simbolo della città

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bastione di malta

LAMEZIA. Focus sulla storia passata e recente del Bastione di Malta, simbolo della città di Lamezia, da anni oggetto di interminabili lavori di restauro. 

Costruito dagli spagnoli intorno alla metà del XVI secolo per esigenze di avvistamento e difesa contro le sempre più frequenti scorrerie dei pirati saraceni lungo le coste calabresi, si è mantenuto integro per oltre cinque secoli, resistendo anche alle prolungate scosse dei due terribili terremoti, catastrofici per il nostro territorio: quello del 1638 e quello del 1783. Il primo terremoto menzionato fece crollare, tra gli altri edifici, sia l’Abbazia benedettina di Sant’Eufemia Lamezia che il Castello normanno-svevo.
Allorchè fu creata Lamezia Terme e ne fu completata l’unificazione amministrativa, il Bastione è stato adottato come simbolo nel gonfalone della nuova città. L’incarico di disegnare e dipingere il gonfalone fu affidato all’indimenticabile pittore Giorgio Pinna, una gloria della nostra città. Esso indica pertanto il dato culturale e storico più significativo, che suggella il compimento e l’irreversibilità  dell’unione dei tre ex comuni.

Fino a qualche decennio fa era ancora di proprietà privata. L’amministrazione Speranza ebbe la felice intuizione e il merito di acquisirlo al patrimonio pubblico. L’iter per l’acquisto  fu avviato nel 2007 allorchè con decreto n. 109 del 9 novembre di quell’anno il direttore regionale dei BB.CC. della Calabria, deliberò che: “L’immobile denominato Bastione di Malta è dichiarato d’interesse particolarmente importante e viene  quindi sottoposto a tutte le disposizioni di tutela contenute nel Codice dei BB.CC.;  viene stabilito un vincolo indiretto sulla particella 59 (il terreno circostante, n.d.r.) a tutela del bene culturale protetto”.
Dopo ulteriori passaggi giuridici ed amministrativi, dal 2008 al 2011, nell’anno 2013 si giunse alla conclusione della procedura di esproprio al termine della quale l’imponente manufatto costiero è diventato di proprietà comunale a disposizione dei cittadini lametini e di tutti i turisti che avrebbero voluto visitarlo.

La mattina del 14 marzo del 2014 c’è stata una breve cerimonia, durante la quale – dopo una sommaria  pulitura degli ambienti interni –  è stato possibile, ad alcuni amministratori della giunta Speranza e ad un piccolo numero di cittadini, visitare gli interni del Bastione. Io, che li avevo già visitati negli anni Ottanta, per la cortese disponibilità del proprietario pro-tempore, rivisitandoli, ne sono rimasto affascinato ed ho avuto modo di riconfermare a me stesso tutte le sensazioni di sbalordimento, in relazione all’imponenza anche dell’interno, che il Bastione mi aveva suscitato nel corso della prima visita.

Tra l’altro, la visita del 2014, prima che fosse effettuata, era stata preceduta da una introduzione  della professoressa Giovanna De Sensi, che tanto si era spesa durante il periodo della sua permanenza al Comune di Lamezia nella qualità di Assessore alla cultura, ai beni ed alle attività culturali perché il Bastione medesimo fosse acquisito dal comune e diventasse di proprietà pubblica. La De Sensi ha studiato le vicissitudini storico/politico/sociali del Bastione nel corso dei cinque secoli di esistenza ed in quella sede ha chiarito anche perché venga denominato con l’appellativo “di Malta”. La breve, ma esauriente introduzione della docente universitaria ha reso la visita più gradevole ed accattivante per i presenti.

Oltre ai fondi per concludere l’iter dell’acquisto, un ulteriore finanziamento (ignoro a quanto ammonti) è stato ottenuto dall’Amministrazione comunale protempore per la ripulitura e il consolidamento della struttura, la realizzazione di un accesso carrabile, di parcheggi e servizi igienici per renderlo pienamente fruibile da tutti.
Si è proceduto al bando di gara per il compimento dei lavori e all’assegnazione dell’appalto. Il Bastione è stato quindi imbracato come lo si vede ancora oggi e sono cominciati i primi lavori.
Se non che, immediatamente,  sono insorti alcuni problemi di ordine amministrativo e burocratico il più rilevante dei quali pare sia quello dell’accesso, che sarebbe confliggente con la strada provinciale che lo lambisce e che, forse, abbia finito per bloccarne i lavori.

Sono trascorsi alcuni anni, i soldi per il completamento dei lavori giacciano, ritengo, dove sono sempre stati; l’imbracatura metallica che avvolge interamente il Bastione si è quasi interamente arrugginita, e poco ci vorrà che cominci a cadere a pezzi, ma i problemi che hanno impedito la conclusione dei lavori di restauro non sono stati risolti né dall’amministrazione Mascaro prima, nè dall’amministrazione straordinaria in seguito. C’è solo da augurarsi, arrivati a questo punto, che i danni che non sono riusciti a fare lo scorrere dei secoli ed i due terremoti sopra citati, cioè la distruzione o il decadimento strutturale del Bastione, non riesca a farlo nemmeno la colpevole inerzia dei nostri amministratori ai vari livelli di competenza, nè la farraginosa procedura burocratico/amministrativa. Per l’autorizzazione a celebrare ‘a fhera ‘i santu Vrashu, la chiusura degli stadi e del palazzetto dello sport che ha impedito lo svolgimento delle gare; la chiusura del Cinema Teatro Grandinetti che ha fatto saltare le stagioni teatrali, si sono mobilitati i politici dei vari livelli istituzionali, dei partiti, o di ciò che di loro ancora resta, e dei movimenti. Si è dato vita a forme varie di mobilitazione per fomentare la protesta; si è messa ad urlare parte della cittadinanza. Ci si è rivolti al Prefetto di Catanzaro, al Presidente della giunta regionale; si è minacciato di fare delle interrogazioni parlamentari o rivolgersi ai ministri di riferimento dei propri partiti.  Tutte iniziative tendenti a sbloccare i divieti comunali che si sono frapposti come ostacolo a realizzare quelle manifestazioni, sportive o teatrali, la cui attuazione è stata impedita e che, per carità, sono meritevoli e degne di essere messe nelle condizioni di potersi svolgere, perché costituiscono parte della vita e della cultura complessiva della città.

Per il Bastione di Malta, ancora ‘in gabbia’, nessuna voce si è levata, nessun comitato di protesta si è formato. Anche l’intellighenzia e la politica lametine sono rimaste afone, senza voce. Sembra che la storia, l’identità, la cultura della nostra città, del nostro territorio, non interessino a nessuno. Sembra costituiscano le cose di cui più facilmente, e prima di ogni altra cosa, si possa fare a meno.

( Foto archivio Sestito/ Ph Francesco Cataudo)

Giuseppe Sestito

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