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Lamezia, associazione Graziella Riga: “Con decreto sicurezza cresce intolleranza”

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A settant’anni dalla dichiarazione universale delle Nazioni Unite, anche nel nostro Paese ancora oggi i diritti umani vengono fortemente messi in discussione. Il cosiddetto “decreto sicurezza” non è che la punta dell’iceberg di un clima alimentato negli anni in Italia, contraddistinto da intolleranza e indifferenza rispetto a chi sta ai margini della società. E’ il monito emerso dall’incontro “Credo negli esseri umani”, promosso dall’associazione culturale “Graziella Riga”, con cui anche Lamezia Terme si è unita alle celebrazioni in tutta Italia in occasione dei settant’anni della proclamazione della dichiarazione universale dei diritti umani da parte delle Nazioni Unite.

“Il decreto sicurezza non nasce per caso, ma è il prodotto del contesto politico degli ultimi decenni, un contesto politico in cui sono venuti meno i partiti come scuole di formazione e selezione della classe dirigente e si è imposta la logica dei leader che emergono non in base ai meriti, ma in base a chi alza di più la voce”, ha affermato l’avvocato Ernesto Mazzei entrando nei dettagli del decreto sicurezza, evidenziando “il disordine che sarà determinato dall’applicazione dei provvedimenti” e soprattutto “i diversi elementi di incostituzionalità già evidenziati nei giorni scorsi dal Consiglio Superiore della Magistratura. A partire dal metodo: si è adottato un decreto legge per una materia che certamente non rientra tra i casi straordinari di necessità e urgenza. E poi nel merito.  E’ un provvedimento che va contro lo spirito di diversi articoli della Costituzione, come l’art. 10 che sancisce il diritto di asilo sul territorio italiano allo straniero privato nel suo Paese delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana oppure l’art.13 che afferma l’inviolabilità della libertà personale. Il decreto, invece, abolisce la protezione umanitaria creando una serie di tipologie permessi speciali che non contemplano la molteplicità delle situazioni reali delle persone. E poi il decreto aumenta in maniera significativa il tempo di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione, privando di fatti le persone per lungo tempo della libertà personale”.

Per l’avvocato “siamo di fronte al paradosso: un popolo come quello italiano che ha conosciuto in passato l’emigrazione, si trova ora ad assumere un atteggiamento di chiusura verso chi arriva da altri Paesi fuggendo da condizioni di miseria estrema”.  Mazzei parla di “chiari segnali preoccupanti dagli ultimi provvedimenti”, invitando “ciascuno a fare la propria parte per frenare queste pericolose derive per il  nostro Paese”.   Preoccupazioni espresse anche da Nino Campisi, consigliere nazionale Pax Christi, per il quale “si sta scatenando una lotta contro i più deboli nell’indifferenza generale.  Non si può sbandierare il Vangelo e il Rosario e poi chiudere le porte in faccia a chi soffre.  Papa Francesco in maniera incisiva sta spronando tutti gli uomini, credenti e non, a recuperare quel senso di umanità che ci rende tutti fratelli. Anche il mondo cattolico dal basso deve fare di più, anche sul piano della formazione dei giovani,  interrogandosi rispetto a certi temi che rappresentano il dramma del nostro tempo”. Numerosi interventi da parte di esponenti dell’associazionismo lametino,  impegnati sul fronte dell’accoglienza e dell’integrazione. Il dibattito, introdotto da Daniela Grandinetti dell’associazione  Graziella Riga, è stato scandito dalla lettura delle storie di Becky Moses, Soumala Sacko, Jaiteh Suruwa a cura di Rita Scalzo e Nourou Sidibe, accompagnati dalla musica di Luigi Morello.

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