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Lamezia. Le “Carcare” di Monte Mitoio

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Lamezia. Le "Carcare" di Monte Mitoio

Sapete cosa sono le “Carcare”? Sono una sorta di fornaci in cui venivano fuse le pietre calcaree per ottenere la calce

Il loro utilizzo risale a prima degli antichi romani. La loro realizzazione avveniva scavando una buca circolare nel terreno (come una sorta di pozzo) le cui pareti venivano ricoperte da pietre e massi a strati.

La sommità veniva chiusa a cupola in modo da formare la camera di combustione in cui venivano lasciati degli sfiati per la fuoriuscita del fumo, alla base era realizzata una apertura in cui veniva messo il combustibile che di solito erano fasci di legna e che doveva cuocere le rocce calcaree all’interno.

La carcara da noi ritrovata è stata realizzata vicino la cava adiacente il Teatro del Parco Mitoio dove veniva estratta la roccia calcarea e dove veniva alimentata dal vicino bosco.

La legna prediletta era quella resinosa poiché ne aumentava il calore e la durata del fuoco. Il bosco in cui si trova questa “carcara” oggi è costituito prettamente da cerro, leccio e frassino, mentre in passato questa parte di montagna era composta per lo più da pini, utilissimi proprio per la fornace.

Le dimensioni di queste Carcare variano e questa in particolare è abbastanza imponente. La profondità che abbiamo misurato e di circa 6 metri con una circonferenza di oltre 8 metri.

Un lavoro molto umile quello svolto presso questi forni, tant’è che con il termine “carcarari” non solo venivano indicati coloro i quali vi lavoravano ma con il tempo questo appellativo veniva dato a coloro i quali avevano un basso livello culturale. Nascosta fra la boscaglia come molte altre nel Mitoio queste fornaci raccontano di una vecchia leggenda che risale all’arrivo dei Normanni a queste latitudini.

Lamezia. Le "Carcare" di Monte Mitoio

La leggenda racconta che in una di queste fornaci fu nascosta la campana più preziosa che aveva uno dei tanti cenobi presenti nella valle del fiume Bagni.

I normanni avrebbero scacciato i bizantini dalla montagna e avrebbero preso questa campana e l’avrebbero nascosta in una carcara, la presa della campana doveva simboleggiare la totale presa del territorio.

Una storia così ci farebbe venire voglia di intraprendere una caccia al tesoro ma l’atmosfera idilliaca che aleggia in questi boschi ci tiene attaccati alla realtà facendoci apprezzare la bellezza della natura che custodisce meravigliosi paesaggi e stupende narrazioni.

Associazione Santi 40 

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