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Lamezia. Cavaliere (Pd): con Mascaro il trionfo del risentimento populista

3 min di lettura
claudio cavaliere

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa del candidato al Consiglio Comunale per la lista Eugenio Guarascio Sindaco Avv. Claudio Cavaliere

Di seguito la nota:

Nel 2017 era politicamente finito.

I suoi assessori si dimettevano uno dopo l’altro; la sua attività amministrativa un fallimento totale, certificata oggi dal sito open civitas del Mef che pone l’efficienza dei servizi di Lamezia Terme nel 2016 al livello 1 in una scala da 0 a 10; ad agosto del 2019 la relazione della Corte dei Conti al Parlamento sui controlli interni riferita al 2017 scrive che l’ente è “difforme da tutti i controlli previsti dalla normativa” e pone il comune all’817 posto tra 820 città analizzate negli indicatori di funzionalità.

A  novembre del 2017 arriva il decreto di scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose e si insediano i commissari.

Eppure da lì riparte usando gli strumenti di sempre: il complottismo; la leva di un presunto orgoglio cittadino; lo scontro diretto con le altre istituzioni dello Stato; la favola di una immaginata efficienza amministrativa impedita.

E’ questa la parte del film che sta andando in scena a Lamezia Terme e qualcuno potrebbe banalizzare pensando ad un certo impazzimento facendo finta di non vedere che comunque un qualche appeal questa narrazione la sta ottenendo.

Chiedersi perché, non è esercizio retorico ma serve per cercare di capire quanto sta accadendo.

Due i motivi principali.

Da un lato un commissario che si chiude nel fortino, alza il ponte levatoio con la città e inizia una gestione discutibile che produce disagi a raffica con la chiusura di tutte le strutture pubbliche e culmina nel bilancio che viene rinviato al mittente dai revisori dei conti.

Insomma un disastro, con l’aggravante, subito colta da tutti, che questo stato di cose proviene da chi è stato chiamato, dal precedente governo giallo verde, a “mettere una pezza” sullo stato pietoso cui era stata precipitata la città. E se il rimedio appare peggiore del male è facile vantare crediti che non si hanno. E se le strutture dello Stato interessate a questa vicenda non capiscono che motivare uno scioglimento con fatti gravissimi e poi non offrire le giuste contromisure per correggerli è controproducente, è bene che magari si ripassino Bacone e gli idola theatri  per comprendere quanto accade.

C’è poi il deficit genetico della città che fa fatica a raccontarsi la propria storia a tal punto che è possibile che un ex consigliere citato 18 volte nella relazione d’accesso che motiva lo scioglimento dia oggi l’allarme su un possibile quarto scioglimento, che non è ipotesi peregrina.

Non è voglia di guardare al passato, di stare con la testa voltata indietro. E’ che senza storia non ci si può rendere coscienti di ciò che siamo e del percorso che abbiamo compiuto per giungere fino a qua così che tutto diventa presente, interpretazione estemporanea del momento. Il medico che vuole curare non può fare a meno dell’anamnesi; il genitore che vuole dirimere i conflitti dei figli deve farsi raccontare la storia di quanto accaduto.

E una comunità che sceglie di nascondere, di dimenticare, non è vittima di niente, è ininterrottamente responsabile di ciò che sta scegliendo.

Per una città che vuole ripresentarsi aperta, innovativa, dinamica è terribilmente importante avere dimestichezza con il proprio passato.

Non fosse altro che la manipolazione della storia è stato il tratto caratteristico comune delle società chiuse del ventesimo secolo; e che oggi sta nuovamente prendendo piede con il riaffacciarsi della politica della frustrazione e del risentimento populista.

Claudio Cavaliere

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