Lamezia, Comitato Malati Cronici denuncia spazi angusti al centro vaccinale
3 min di letturaLa denuncia del Comitato Malati Cronici di Lamezia Terme
Comunicato stampa:
Al nostro Comitato giungono frequentemente segnalazioni sulle disfunzioni strutturali della sanità lametina e su una concezione dei servizi che dire è un’offesa ai cittadini utenti è dire nulla.
Se si vuole avere un’idea di quanto affermiamo si vada al centro vaccinale, mai una scelta di ubicazione locali è stata più errata.
La gente deve attendere fuori perché lo spazio è angusto. Non c’è alcuna possibilità di poter cambiare i pannolini ai neonati che effettuano i vaccini, costretti ad attendere tempi lunghi.
Districarsi con le carrozzine è un’impresa assai ardua. Perché con tanti locali disponibili si è fatta una scelta così assurda?
Il DG farebbe bene a pensare più a queste cose che a trasferire gli uffici amministrativi da Lamezia a Catanzaro.
Anche il modo di rapportarsi di una parte del personale non risponde al ruolo che esso ricopre determinando malcontento e una gestione discrezionale.
Il medico ed il personale paramedico non compie nessun atto “di favore” nel controllare la giusta prescrizione medica o i tempi che intercorrono tra un vaccino ed un altro.
Controllare è un dovere al quale non ci si può sottrarre. Specialmente quando poi è un medico a scrivere la data sbagliata.
Ultimamente più di un paziente si lamenta di un certo modo di fare di qualche dipendente medico e paramedico al quale andrebbe rammentato il luogo in cui opera e la materia di cui si occupa.
Il medico deve garantire al paziente impegno e competenza professionale. Egli deve affrontare i problemi diagnostici con il massimo scrupolo, dedicando al paziente il tempo necessario a un approfondito colloquio e a un adeguato esame obiettivo, avvalendosi delle necessarie indagini.
Nel rilasciare le prescrizioni terapeutiche deve fornire in termini comprensibili tutte le idonee informazioni e verificarne la corretta esecuzione. Il medico che si trovi di fronte a situazioni cliniche alle quali non sia in grado di provvedere efficacemente, deve proporre al paziente l’intervento di adeguate specifiche competenze.
Alcune esperienze di medici in prima linea impegnati a rassicurare i pazienti dimostrano come comportamenti che danno spazio alle emozioni in ogni momento hanno effetti positivi sulla prognosi, almeno quanto alcune terapie farmacologiche. Lo rivela una meta analisi del Massachusetts General Hospital.
L’entità degli effetti osservati è superiore a quella trovata in alcuni studi sull’effetto dell’aspirina nel ridurre l’incidenza dell’infarto del miocardio o sull’influenza delle statine sul rischio di eventi cardiovascolari.
L’empatia con lo specialista ha un ruolo centrale nell’affrontare la malattia. Questo non andrebbe mai dimenticato.
Con il passare del tempo questo rapporto è entrato in crisi. Se in passato il camice bianco era l’unico protagonista delle scelte che riguardavano la terapia e godeva di una fiducia illimitata, oggi con un maggior accesso alle informazioni, ognuno di noi ha un ruolo sempre più ‘attivo’ nella scelta della cura ed anche nella consapevolezza di quali sono i doveri ma anche i diritti.
Consigliamo quindi un modo diverso di proporsi al paziente e ai genitori quando si è in presenza di piccoli pazienti.
L’arroganza non paga mai.
Comitato Malati Cronici del Lametino