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Lamezia, concluse le celebrazioni in onore di San Francesco di Paola

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“La nostra identità cristiana non sia legata a gesti, simboli, ritualismi. Non ostentiamo crocifissi, rosari e presepi. Non si difende l’identità cristiana così.

Si difende l’identità cristiana restando fedeli a qui valori che i simboli significano. Anche San Francesco camminava sempre con un bastone al di sopra del quale vi era un Crocifisso. Ma quel crocifisso ci richiama a difendere e promuovere la vita, a rispettare l’altro. Non possiamo dire di difendere i simboli cristiani se non difendiamo la vita, se non restiamo fedeli a Gesù Cristo e al Vangelo”. Così l’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, concludendo ieri in piazza 5 Dicembre a Lamezia Terme le celebrazioni della festa patronale in onore di S. Francesco di Paola a Sambiase. Il presule, prima del rientro dell’immagine del Santo paolano al santuario diocesano retto dai padri minimi, si è soffermato sul tema dell’identità che “per essere tale, deve fondarsi su radici solide, sui valori che i nostri padri ci hanno trasmesso.

E il primo valore è il legame con Gesù Cristo. San Francesco di Paola per tutta la sua vita è stato sempre costante nelle scelte di fede, anche di fronte alle tentazioni del potere e della ricchezza, tentazioni che ha superato restando un uomo semplice aggrappato al Crocifisso. Domandiamoci: noi che siamo così legati ai simboli, che portiamo in processione le immagini sacre, perché, nonostante tutto questo, in mezzo a noi continua a vivere la violenza mafiosa, gli omicidi, le estorsioni, le minacce, lo sfruttamento, le buste paghe artefatte, tutte realtà che sono espressione di una mentalità distruttrice della vita. Come possiamo dirci cristiani e non combattere tutto questo? A quanti praticano la delinquenza e la droga, dico: non venite in Chiesa a chiedere sacramenti. Avete fatto scelte di vita che sono contro Dio.   Dobbiamo riconoscerlo come cristiani: questi mali continuano a vivere perché abbiamo paura!  Ho un sogno: domani rialziamoci insieme e aggrappiamoci alla Croce di Cristo, per trovare la forza di prendere posizione contro i mali della nostra terra di Calabria”. Monsignor Morosini ha lanciato un appello sulla drammatica emigrazione dei giovani dalla Calabria “in una terra che non offre speranza e dove tanti genitori dopo sacrifici vedono partire i loro figli” , ricordando che “difendere l’identità cristiana non significa avere paura dell’altro. Siamo stati noi a svuotare le nostre Chiese, disaffezionandoci alla vita di fede. Non ci vengano a dire che chiudendo la frontiera si difende l’identità cristiana”.

L’invito dell’arcivescovo di Reggio ai lametini “a guardare a San Francesco di Paola, alla sua audace testimonianza di fronte ai potenti del suo tempo, ai Re di Napoli e di Francia, e ad imparare da lui ad essere protagonisti della nostra vita e della vita della comunità”. Monsignor Morosini ha ringraziato Monsignor Luigi Cantafora a conclusione del suo ministero episcopale nella Chiesa di Lamezia, esprimendogli gratitudine anche per il servizio svolto nell’ambito della conferenza episcopale calabra. E, in segno di fraternità, al termine della celebrazione,  Morosini ha consegnato a S. Francesco la Croce pettorale che il vescovo Cantafora, a nome di tutta la comunità diocesana lametina, aveva donato all’arcivescovo in occasione della sua consacrazione episcopale. Da Monsignor Luigi Cantafora un richiamo “all’unità e alla ricerca del bene comune che deve restare sempre la stella polare di Lamezia”.

 

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