Lamezia. De Biase: “No alle accuse preventive di ministri e sottosegretari”
4 min di letturaLAMEZIA. Il presidente del consiglio comunale Salvatore De Biase interviene nel dibattito politico cittadino ed in particolare sulla ventilata ipotesi di un nuovo commissariamento per la città di Lamezia.
Di seguito la nota: “Come non dare ragione al dottore Nicola Gratteri sulla necessità di modificare la legge sullo scioglimento delle amministrazioni comunali per infiltrazioni mafiose?
Il dibattito è aperto da diverso tempo, ma ancora non si è riusciti ad intervenire sul piano normativo come il Procuratore della Repubblica di Catanzaro aveva auspicato nella proposta di legge presentata nel 2014. La normativa esistente, secondo il Procuratore di Catanzaro, andrebbe rivista, innanzitutto, perché la stessa avrebbe il solo scopo di congelare la gestione della cosa pubblica per un determinato periodo di tempo, senza cambiare di molto lo stato reale delle cose nei Comuni colpiti dal provvedimento di scioglimento. In secondo luogo, la legge esistente non consente di stabilire democraticamente, ed in maniera condivisa, se un Comune deve essere effettivamente sciolto per infiltrazioni mafiose. Quella del procuratore Nicola Gratteri è, infatti, una proposta rimasta colpevolmente inascoltata ma particolarmente efficace, in quanto mentre da una parte tende ad ampliare il periodo di incandidabilità degli amministratori risultati collusi, dall’altra mira ad essere più incisiva e maggiormente democratica della normativa esistente, concedendo agli amministratori che rischiano di essere cacciati via di esporre le proprie ragioni prima di arrivare allo scioglimento. Si tratterebbe di una sorta di contraddittorio tra la Prefettura ed il Comune che si intende sciogliere.
Il sindaco e l’amministrazione comunale potrebbero smontare, come sottolineato dal dott. Gratteri, le congetture e le supposizioni formulate dalla commissione d’accesso. L’obiettivo che si vuole perseguire con tale proposta di legge è quello di discutere prima che il danno sia cagionato e non arrivare successivamente al Tar. È particolarmente emblematico quanto è accaduto recentemente al Comune di Lamezia Terme. È stato, infatti, il Tribunale Amministrativo Regionale a ritenere infondato lo scioglimento del Comune, registrando la piena regolarità degli atti amministrativi posti in essere dal sindaco e dalla giunta. La considerazione è d’obbligo: chi restituirà ai cittadini di Lamezia 15 mesi privi di un’amministrazione eletta democraticamente dal popolo? Ecco che quanto auspicato da Gratteri, che mi auguro venga presto recepito da chi è chiamato a legiferare, avrebbe potuto evitare tale stato di cose. Il dott. Gratteri parla anche di una scuola di formazione per i commissari prefettizi, intuizione che reputo quanto mai opportuna alla luce dell’esperienza vissuta di recente sempre dal Comune di Lamezia Terme che, per molti mesi, ha vissuto una vera e propria vacatio amministrativa a causa di una evidente inesperienza di coloro i quali erano stati chiamati a governare il territorio.
Da tutte queste considerazioni emerge che i provvedimenti che hanno decretato fino ad oggi lo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose sono stati percepiti dai cittadini, in buona parte dei casi, più come misure punitive che tendenti a ripristinare le condizioni di legalità delle amministrazioni civiche sciolte per mafia. A pagarne le conseguenze sono stati gli stessi cittadini costretti a vedere arrestati i processi di sviluppo delle rispettive comunità.
La città di Lamezia ha vissuto un commissariamento forse punitivo, a cui ha fatto seguito una gestione amministrativa distinta e distante dai bisogni della collettività. La città, dopo la sentenza dei giudici amministrativi, ha tirato un sospiro di sollievo ed ha salutato con particolare favore il rientro democratico del governo eletto dal popolo. Dalle parole del sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia, si percepisce, però, che sulla città pesa la “spada di Damocle” del consiglio di Stato. Quanto ancora Lamezia dovrà subire? Perché questo accanimento che continua a perpetrarsi, senza alcuna distinzione, sia prima che dopo le sentenze della magistratura? A chi è inviso lo sviluppo di una città di 71 mila abitanti che potrebbe fare da traino allo sviluppo dell’intera Regione? Fermatevi! Riflettete! Diciamo basta alle accuse preventive di ministri, sottosegretari e opinionisti di facile penna che guidano l’opinione pubblica. Si pensi piuttosto a favorire il legittimo sviluppo della città e le prospettive di molti giovani. Basta alle misure simboliche e punitive! Da Roma si dia un segnale concreto di attenzione verso l’area centrale della Calabria! La città di Lamezia Terme non deve pagare le colpe di pochi che puniscono un’intera comunità, ma ha bisogno di maggiore attenzione e di misure volte a favorire lo sviluppo del territorio! Ci vorrebbe poco per far volare l’area maggiormente attrattiva della Calabria, ma, evidentemente, quel poco che occorre dalle stanze romane non è mai arrivato”.