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Lamezia, impianto di dispositivo antitachicardico a paziente in pericolo di vita

4 min di lettura

Eseguito dall’équipe dell’Unità Operativa di Cardiologia dell’ospedale “Giovanni Paolo II” il primo impianto di dispositivo antitachicardico (defibrillatore) in una paziente in pericolo di vita.

antitachicardico Dopo appena 20 giorni dall’arrivo del nuovo primario di Cardiologia, il dottore Roberto Ceravolo, l’unità operativa dell’ospedale lametino ha ripreso l’attività che erano state sospese 7 anni fa, per via dei continui ridimensionamenti che si sono registrati negli ultimi anni nell’ambito delle attività sanitarie.
L’équipe diretta dal dottore Ceravolo ha impiantato in una paziente originaria del Lametino il defibrillatore automatico impiantabile (ICD), dispositivo creato per trattare aritmie ventricolari potenzialmente pericolose per la vita del paziente.
Una buona notizia per la città di Lamezia e l’intero territorio Lametino, in quanto l’utenza potrà evitare di recarsi a Catanzaro, e perdere tempo prezioso, per effettuare delle prestazioni che possono essere eseguite direttamente nell’ospedale lametino, dove sono presenti professionalità e strutture adeguate.
La paziente è stata trattata e curata dal personale medico e sanitario già in servizio presso la Cardiologia di Lamezia Terme.
Siamo ripartiti – ha affermato con soddisfazione il direttore dell’unità operativa di Cardiologia dott. Roberto Ceravolo – erano anni che in questo ospedale l’attività si era fermata e l’abbiamo fatta ripartire con un caso d’impianto di defibrillatore salvavita, su una paziente che aveva un’aritmia minacciosa.
Si tratta di interventi importanti che possono essere realizzati in questo ospedale, senza che i pazienti si rechino a Catanzaro, su cui noi possiamo intervenire in soli 10 minuti, come per le coronografie e le angioplastiche. Questo significa meno viaggi e soprattutto un riscatto cardiologico per l’intero territorio, in quanto sono state riportate delle attività che erano già presenti in passato in questo ospedale.

A breve riapriremo anche gli ambulatori, prima bloccati ai pazienti esterni, con una previsione di 600 prestazioni nel solo mese di settembre, in modo da soddisfare le esigenze del territorio.
L’augurio è che accanto all’impulso dell’attività della Cardiologia ci siano anche delle strutture, con sale dedicate all’elettrostimolazione e magari anche del personale in più. Implementando il servizio pubblico, la città di Lamezia e il Lametino potranno non solo evitare viaggi a Catanzaro ma anche evitare di rivolgersi al servizio privato.
È un’occasione unica per far crescere e far ripartire questo ospedale. Ringrazio la mia équipe e tutto il personale per il lavoro, l’abnegazione e la disponibilità che dimostrano quotidianamente”.
Soddisfazione è stata espressa dal Direttore Generale dell’Asp dott. Giuseppe Perri che ha affermato: “La Cardiologia c’è. Stiamo ripartendo e rilanciando l’attività sanitaria, implementando i servizi del nostro ospedale per rispondere alle esigenze della città”.
I pazienti candidati a ricevere questo dispositivo antitachicardico sono quelli sopravvissuti a un arresto cardiocircolatorio, quelli affetti da cardiopatie potenzialmente a rischio di sviluppare aritmie ventricolari pericolose e da tachicardie ventricolari non responsive a terapia medica e per le quali non vi sia indicazione all’ablazione transcatetere.
Oltre a una funzione antitachicardica, i defibrillatori hanno anche una funzione antibradicardica e sono pertanto in grado di stimolare il cuore nel caso in cui la frequenza cardiaca diventi troppo bassa (analogamente al pacemaker).
Il posizionamento del defibrillatore viene eseguito in anestesia locale, a paziente cosciente e collaborante. L’impianto dura mediamente dai 45 ai 90 minuti. Il tutto viene eseguito in regime di ricovero.
Successivamente all’impianto, dopo un breve periodo di allettamento vengono eseguiti un controllo elettronico del dispositivo ed una radiografia d el torace al fine di valutare il posizionamento degli elettrocateteri.
A circa 7-10 giorni dall’impianto viene eseguita una valutazione ambulatoriale della ferita chirurgica e, nel caso di utilizzo di filo di sutura non riassorbibile, vengono rimossi i punti di sutura. I pazienti portatori di defibrillatore impiantabile devono successivamente sottoporsi ad un controllo semestrale del dispositivo.
L’impianto del defibrillatore segue le stesse fasi dell’impianto di pacemaker. La prima parte riguarda il posizionamento degli elettrocateteri, ovvero i “fili elettrici” che arrivano al cuore; il loro numero può variare da uno a tre a seconda del tipo di dispositivo che è necessario impiantare. Gli elettrocateteri vengono inseriti all’interno di una vena, selezionate mediante una delle diverse tecniche disponibili.
Una volta introdotti nel sistema venoso, gli elettrocateteri vengono spinti sotto guida fluoroscopica (raggi X) all’interno delle camere cardiache (atrio destro, ventricolo destro, seno coronarico) e, mediante l’ausilio di computer analizzatori, posizionati nei punti dove sentono meglio l’attività cardiaca e dove riescono a stimolare il cuore utilizzando la minore energia possibile.
Dopo aver verificato la stabilità dei cateteri e dei loro parametri elettrici, essi vengono fissati al muscolo sottostante e successivamente collegati al defibrillatore; li generatore viene alloggiato sottocute attraverso una piccola incisione che viene successivamente richiusa con filo di sutura (spesso riassorbibile, quindi senza la necessità di successiva rimozione dei punti).

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