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Lamezia, docente vince ricorso contro provvedimento illegittimo

3 min di lettura

Carico ore troppo elevato rispetto agli altri docenti, docente presenta ricorso al tribunale del lavoro e lo vince

LAMEZIA. Una docente e avvocato di Lamezia Terme, in servizio presso l’istituto professionale “L. Einaudi” di Lamezia Terme, ha vinto il ricorso presentato al giudice del lavoro territorialmente competente e avverso ad un provvedimento illegittimo di assegnazione di cattedre adottato dalla dirigente scolastica dell’istituto.

 

La docente, fortemente lesa nei suoi diritti, è stata costretta ad adire il giudice chiedendo un provvedimento d’urgenza, ex art. 700 cpc in quanto la dirigente scolastica le ha assegnato 8 classi con un orario distribuito tra diurno e serale, inizialmente con 10 ore di intervallo, dette comunemente buca, mentre agli altri docenti ha assegnato 3-4 classi fino ad un massimo di 6.

 

La procedura di distribuzione delle classi è stata fatta in maniera iniqua e illegittima in quanto la dirigente scolastica non ha ascoltato alcuna proposta da parte del collegio dei docenti né lo ha interpellato, come in questi casi impone la normativa, ma lo ha informato semplicemente sui criteri di assegnazione delle classi dopo l’emissione del provvedimento. Decisione, palesemente assunta nella forma, in totale spregio della normativa e delle prerogative riservate in materia al collegio docenti anche all’indomani dell’entrata in vigore della l. 107/15, e, nella sostanza, in maniera assolutamente sperequata tra gli insegnanti della medesima disciplina.

 

Anche questa legge, nonostante le criticità riscontrate in passato dai “Partigiani della scuola pubblica” non contempla che un dirigente scolastico possa ritenersi in materia scolastica sovrano assoluto né legibus solutus (libero dalle leggi).

 

Pertanto il giudice con ordinanza del 17.04.18 ha accolto in toto le doglianze della docente, disponendo la sospensione del provvedimento impugnato e condannando l’amministrazione alle spese e competenze di lite. Anche la condanna alle spese – per i “Partigiani della scuola pubblica” – è un evento meritevole di attenzione in quanto i giudici, in genere, stentano ad applicare, nei confronti dell’amministrazione Pubblica, il criterio per cui «le spese seguono la soccombenza». Inutili sono stati i tentativi della docente di ricorrere ai rimedi estremi cercando di ottenere, prima del ricorso, risposte, formalmente e informalmente, sui criteri imposti dalla dirigente scolastica.

 

Alla luce dell’accaduto rimangono ancora misteriosi i veri motivi che hanno indotto la dirigente scolastica a riservare alla docente un simile trattamento che pare proiettarsi in un contesto di vero e proprio mobbing e suscettibile di adeguati approfondimenti.

 

I “Partigiani della scuola pubblica”, particolarmente sensibili ai problemi della scuola e alle ingiustizie perpetrate ai danni di docenti, studenti e dell’intero personale della scuola italiana, sentono il dovere di rendere noti fatti lesivi della legalità e della dignità dei lavoratori con le relative sentenze appellandosi alla giustezza dell’esercizio dell’art. 21 della Costituzione.

Lina Latelli Nucifero

 

 

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