Lamezia. Domenico Dara presenta Malinverno e il Civico Trame diventa Timpamara
3 min di letturaDopo l’anteprima nazionale in Villa Margherita a Catanzaro, è la volta di Lamezia Terme per lo scrittore girifalcese Domenico Dara, impegnato in un tour di presentazione in Calabria del suo ultimo libro “Malinverno”.
E’ il Civico Trame, in collaborazione con la libreria Tavella e col Sistema Bibliotecario Lametino, a ospitare l’evento. Il pubblico, accorso numeroso, segue la piacevole conversazione tra l’autore, la blogger Ippolita Luzzo e la giornalista Maria Chiara Caruso.
Brevi le introduzioni e i saluti di rito, per lasciar spazio al racconto di Malinverno.
Gestazione, genesi e nascita dell’opera: tutto viene passato in rassegna. E tanto basta per catturare e appassionare gli ascoltatori, invogliandoli alla lettura.
La storia nasce da una coincidenza, come racconta lo stesso Dara, ovvero dalla lettura di un articolo sulla vita di un bibliotecario guardiano del cimitero in un paesino in Basilicata, mentre era alle prese con la scrittura di un’altra vicenda, poi accantonata. Una storia singolare, che doveva fare subito sua.
E così, prende forma il personaggio di Astolfo Malinverno, visionario amante dei libri, bibliotecario per passione e di professione (riceve l’incarico nel 1969, il racconto dell’avvenimento richiama l’allunaggio che risale allo stesso anno), incapace di discernere le trame dei suoi romanzi preferiti dalle altrettanto intricate vicende di paese.
Un paese, Timpamara, immaginato e sospeso nel tempo, che sostituisce la sua Girifalco (“non più sul libro, ma nel libro”), popolandola di bizzarri personaggi con evidenti similitudini e riferimenti provenienti dalla letteratura italiana e non solo.
Presenza ingombrante in questo senso è il poema cavalleresco Orlando Furioso di Ludovico Ariosto: 46 sono i capitoli di Malinverno come 46 sono i canti che narrano di Orlando.
“A Timpamara vivono ossessioni che ruotano intorno alle storie, ai personaggi, a noi”
Quando Astolfo accetta il nuovo incarico di guardiano del cimitero, scopre di essere predestinato al mondo dei morti come a quello dei libri: le pietre sepolcrali nelle necropoli sono come libri sugli scaffali delle biblioteche.
Per lui le due dimensioni sono totalmente fuse tra di loro e non c’è più alcun confine tra l’immaginazione e la realtà, tra i personaggi dei libri e quelli del paese, tra vita e morte.
“C’è una connessione tra i libri e le persone, come il mio incontro con Emma”
Una mattina scorge una lapide che lo colpisce tra le altre. E’ grigia, spoglia e abbandonata. Risalta però una foto, non accompagnata dal alcun nome o data, si tratta di una donna bellissima e misteriosa.
Astolfo non sa niente di lei, ma sta rileggendo Madame Bovary e inizia a convincersi che lì sia sepolta proprio l’eroina di Flaubert.
Di lei si innamora, la riempie di fiori, le legge libri, fantastica sulla sua storia.
“Astolfo capisce che è un sollievo la sensazione di non essere solo al mondo”
Fino a quando un incontro lo sconvolge. Quello con una donna di nero vestita, con le scarpe di vernice e lo stesso volto ritratto nella foto della sua amata. Che legame c’è tra le due?
Il romanzo assume quasi i tratti di un giallo.
Domenico Dara non racconta l’epilogo, rovinerebbe la lettura ai presenti.
Nessuno vuol rimanere a bocca asciutta e il bookshop è preso d’assalto.
Il volume, edito da Feltrinelli, è consigliabile a chiunque ami la letteratura, la Calabria (omaggiata in diversi modi), la poesia che appartiene solo alle narrazioni orali, le riflessioni sul passato, sul presente e sulle occasioni mancate.
Probabilmente oggi una pietra miliare della nostra letteratura moderna è stata posta.
Maria Francesca Gentile