Lamezia. Due aule del Polo Tecnologico intitolate a Franco Paone e Giuseppe Tripodi
4 min di lettura“Oggi vogliamo ricordare due persone che hanno dato tanto alla nostra comunità, comunità intesa come scuola e comunità intesa come città; due personalità che hanno spiccato per competenza, dedizione al lavoro, spirito di servizio e particolari doti di ingegno e di professionalità”
Così Roberta Ferrari, dirigente dell’Istituto superiore – Polo tecnologico industriale ed artigianale avanzato “Carlo Rambaldi” di Lamezia Terme ad apertura della manifestazione durante la quale, tra la commozione di studenti, colleghi, familiari ed amici, sono state intitolate le aule dei laboratori di elettronica e di meccanica, rispettivamente al professore Franco Paone ed all’imprenditore Giuseppe Tripodi.
“La commozione e il dolore per la prematura scomparsa di Franco Paone – ha aggiunto Ferrari – sono ancora vivi in tutti quelli che lo hanno conosciuto. Tutta la scuola ha manifestato la volontà di ricordarlo perché persona speciale che ha dato molto ai suoi studenti e a tutta la comunità, persona attenta e generosa, amica di tutti. Personalmente, come docente sono stata collega di Franco per anni fino al 2013 e ho bei ricordi di lui. L’affetto e il ricordo vivo che è rimasto di Franco nella scuola sono la dimostrazione che ha vissuto pienamente la sua vita donando agli altri il meglio di sé; questo ha fatto in modo che Franco rimanga ancora qui con tutti noi”.
Un affetto ribadito nel suo intervento dalla professoressa Daniela Grandinetti che ha evidenziato che “sono le persone come Francesco Paone che mancano alla scuola, coloro che sanno distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è, fattore decisivo per chi oltre ad insegnare si assume la responsabilità di essere anche educatore. Lo hanno dimostrato le testimonianze di tutti quegli allievi che lo hanno ringraziato nei giorni terribili della sua scomparsa”.
Studenti che hanno voluto essere presenti anche nel giorno del ricordo di una persona che ha lasciato un segno indelebile nelle loro vite: “Il professore Paone – ha detto Pierpaolo Colistra della V H – ha insegnato nella nostra classe per solo un anno e per alcuni di noi per molti più, ma gli è bastato per rimanere nei cuori di tutti. Era riuscito a far partecipare durante le sue lezioni sia i ragazzi volenterosi che quelli svogliati, ma più di tutto era buono di cuore e cercava sempre di far partecipare attivamente quei ragazzi più timidi, con uno scherzo o una battuta”.
Parole, cui hanno fatto eco quelle di un ex studente, Pierluigi Vono, ora universitario che, raccontando anche alcuni aneddoti sul rapporto tra Paone ed i suoi studenti, non ha voluto far mancare la sua testimonianza in ricordo di “un maestro di vita prima che professore. Noi – ha detto – lo abbiamo avuto per cinque anni. La nostra classe era particolare e tre di noi volevamo dimostrargli anche quanto sapevamo e quanto studiavamo. Lui accettava questa sfida. Ed era difficile comprendere quando si finiva di parlare con il professore e si iniziava a parlare con l’uomo Francesco Paone. Tutti abbiamo un bel ricordo di lui forse proprio per questo suo essere accanto a noi, pronto ad ascoltarci. Perché la persona Francesco Paone ascoltava ed aiutava gli altri, anche i suoi studenti”.
“La figura di Giuseppe Tripodi, che tanto importante è stata per la comunità lametina – – ha detto la dirigente nel prosieguo della manifestazione -, l’ho conosciuta nel racconto dei figli Antonino e Rina. La nostra scuola vuole dedicargli quest’area dei laboratori di meccanica perché la sua figura sia da stimolo per i nostri studenti e rappresenti per loro lo spirito di ricerca e di apprendimento continuo, la volontà di percorrere la strada delle proprie passioni, e la determinazione di credere che può esserci un futuro migliore per il nostro territorio se impariamo a rimboccarci le maniche senza aspettare che qualcun altro lo faccia al posto nostro”.
Nel prendere la parola, il figlio Nino ha parlato di “uomo forte e volitivo corroborato nella sua personalità anche dalle vicende spesso dolorose che hanno costellato la sua vita fin dalla più tenera età”, facendo riferimento oltre che al rapimento del 1971, anche alle varie tappe della sua vita ripercorrendole da quando adolescente giunse con la sua famiglia nell’allora Nicastro e di come, lentamente e con costanza, divenne un importante punto di riferimento per la Fiat.