Incontro con l’autore: il Prof. Lupo e la letteratura meridionale
3 min di letturaPer il secondo appuntamento all’interno del progetto “La Biblioteca di Galileo”, promosso grazie ai fondi regionali (Por Calabria Fesr-Fse 2014-2020- Asse 6-Azione 6.8.3), il Liceo scientifico Galilei guidato dalla Dirigente Prof.ssa Teresa Goffredo, ha ospitato il Prof. Giuseppe Lupo, docente di letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica di Milano che, insieme agli studenti delle classi quarte del liceo lametino, ha delineato una ricognizione critica della letteratura meridionale e dei suoi problemi di fondo. “La storia senza redenzione”, questo è il titolo del saggio critico del prof. Lupo con cui si è condotta la discussione letteraria come una vera e propria lezione magistrale.
“Questo libro– spiega l’autore- è stato scritto durante l’anno della pandemia, riordinando lavori di anni precedenti. Sono partito da una domanda: che rapporto hanno avuto gli scrittori meridionali con la Storia?”. Un rapporto, sottolinea il prof. Lupo, che da Verga in poi, passando da Tomasi di Lampedusa a Sciascia e arrivando ai giorni nostri con Saviano, ha visto la narrativa meridionale porsi in un rapporto di rifiuto della storia intesa come modernità.
Nel Nord, invece, Alessandro Manzoni concepisce la Storia come luogo del riscatto, correggendo i mali della storia. Renzo vince sulla prepotenza dell’Innominato e sposa Lucia, e da semplice operaio diventa un piccolo imprenditore, incarnando quel mito della borghesia che manca nel filone narrativo meridionale. Di contro, infatti, sottolinea l’autore, Il Mastro don Gesualdo verghiano, rappresenta il tentativo di una scalata sociale di un muratore arricchito che pur di ottenere il titolo nobiliare morirà nella miseria e nella solitudine. Per Verga, quindi, non c’è redenzione e non c’è prova che la Storia produca migliorie e modifichi le sorti degli uomini.
Una straordinaria e originale tesi su questa contrapposizione letteraria (Verga/Manzoni) è espressa dall’autore, attraverso la distinzione del modello narrativo Angioino da quello Aragonese. “Il modello Angioino– sottolinea Lupo, si richiama a Boccaccio, bancario della corte angioina a Napoli, che si rifà alla fantasia, all’immaginazione e all’invenzione. Di contro- continua l’autore– il modello aragonese si richiama alla figura del burocrate che descrive la realtà come si presenta, usano la scrittura come uno strumento segretariale”.
Molto attenti sono stati gli alunni che hanno partecipato ponendo diverse domande all’autore permettendo, così, di aprire altri filoni di discussione.
L’incontro si è concluso con l’invito di Lupo a “sognare la storia”, espressione ripresa da uno storico francese, Georges Duby. “La storia si può sognare, anzi – sottolinea Lupo- la storia non accade se non lo sogniamo”.