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Lamezia. Al Liceo Fiorentino il I incontro “Artigiani di pace”

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Lamezia. Al Liceo Fiorentino il I incontro "Artigiani di pace"

La scuola, oltre ad essere un luogo di formazione culturale per gli studenti, è il palcoscenico di profonde riflessioni morali ed etiche

Le manifestazioni condotte soprattutto negli istituti superiori consentono di dibattere su argomenti di estrema attualità attraverso digressioni storiche interessanti, perché come i grandi insegnano “la storia è maestra di vita”, ci consente di conoscere meglio il presente che viviamo.

È certamente un esempio il Liceo Classico-Artistico “F. Fiorentino” di Lamezia Terme che, grazie alla collaborazione con l’associazione Pax Christi, ha avviato una riflessione su un argomento di cui purtroppo, ai giorni nostri, si sente parlare sempre più spesso: la guerra.

Don Renato Sacco, parroco in provincia di Verbania e coordinatore nazionale di Pax Christi, uno dei primi obiettori alle spese militari, presente sui luoghi delle guerre, si è rivolto a noi studenti per parlarci della guerra, malgrado avrebbe voluto trattare con noi giovani, argomenti più felici e gradevoli.

Ad oggi si contano infatti, ben trecentocinquanta conflitti e più di venti guerre in corso, di cui quella a noi nota, tra la Russia e l’Ucraina, che potrebbe degenerare in un vero e proprio conflitto mondiale.

Oltre ad essere geograficamente vicina a noi, questa guerra ci coinvolge anche per le ripercussioni, geografiche ed economiche, che ne dipendono. Purtroppo, però, mettendo da parte le questioni economiche futili, la guerra cambia la vita umana, anche quando pensiamo che riguardi solo gli altri ed i racconti di Don Renato Sacco ce lo hanno dimostrato.

I giovani studenti universitari ucraini, ragazzi come noi, costretti ad arruolarsi, hanno dovuto abbandonare i loro sogni da realizzare, gli obiettivi da raggiugere e le esperienze felici di vita condotte da qualsiasi giovane della loro età.

Sessant’anni fa si viveva una situazione simile ed in quel contesto, ad un passo da una terza guerra mondiale, papa Giovanni XXIII si adoperò riuscendo ad evitare il conflitto. L’undici aprile del 1963 scrisse l’Enciclica “Pacem in Terris”, il testamento spirituale lasciato alla Chiesa e a tutti gli uomini di buona volontà, rivolta per la prima volta a credenti e non credenti. L’Enciclica è nata nel periodo della “guerra fredda” in un clima di grande tensione che vedeva il mondo sull’orlo di un conflitto nucleare.

E’ cambiato il concetto di guerra, qualsiasi conflitto diventa pericoloso per l’impiego di armi atomiche. Oggi come allora, i potenti della terra minacciano l’uso delle armi nucleari, studiate per distruggere intere popolazioni (come accaduto ad Hiroshima e Nagasaki). Oggi ci sono ben 13.000 testate nucleari nuove e potenti, presenti anche sul territorio italiano e se, malauguratamente, la guerra in Ucraina degenerasse, crescerebbe anche il pericolo di un vero e proprio conflitto nucleare in cui l’Italia sarebbe pienamente coinvolta.

È interessante porre l’attenzione, così come Don Renato Sacco ha fatto durante la manifestazione, sulla modernità di quanto papa Giovanni XXIII negli anni Sessanta scrisse. L’Enciclica pone all’attenzione tre grandi temi: I diritti dell’uomo; Il disarmo; Le istituzioni internazionali. La guerra non ha esiti positivi né per i vinti né per i vincitori, nessuno rimane indenne, motivo per cui il Papa nella sua enciclica scrive che ritenere la guerra un modo per risolvere i problemi sia “Alienum est a ratione”.

Oggi il compito della scuola è quella di cercare la verità e molti conflitti nascono e si nutrono di bugie. Grazie a manifestazioni come quella che abbiamo vissuto stamattina, si prende consapevolezza del fatto che la guerra è un orrore ed un errore, la guerra non è mai l’unica soluzione, non è una soluzione.

Non si può finanziarie la realizzazione di armi, non si può alimentare una guerra con la fornitura di strumenti “di morte”, dichiara don Roberto, bisogna usare la politica, instaurare trattative di pace, mediazioni diplomatiche autentiche e disinteressate che abbiano come unico obiettivo quello di far cessare il conflitto.

La Pacem in terrris coglie le preoccupazioni dell’umanità, la pace, come anelito profondo dell’umanità, traccia un ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, posto in atto nella libertà, vivificato dalla solidarietà. La pace tocca a noi costruirla, rifiutare i venti di guerra che soffiano sui nostri cieli, perché la pace è un bene di tutti che, come viene illustrato nell’enciclica Pacem in Terris, tutela la dignità degli uomini ed il rispetto dell’ordine stabilito da Dio.

Alessia Sirianni Classe IV B

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