Lamezia. Al Liceo “Tommaso Campanella” la Comunità Fandango
2 min di letturaNell’ambito del percorso formativo del Liceo delle Scienze Umane del “Campanella”, per ottemperare alle finalità specifiche dell’indirizzo, dirette allo “studio delle teorie esplicative e dei fenomeni collegati alla costruzione dell’identità personale e delle relazioni umane e sociali”, è stato ideato un progetto dal titolo “La roba che non è per te”, curato dalle docenti Ippolita Riommi e Anna Maione
Il progetto prevede la collaborazione con la Comunità terapeutica Fandango, che da anni opera sul territorio lametino proponendo esperienze di vita di gruppo in comunità aperte come strumento per superare la condizione soggettiva di tossicodipendenza, fisica, psichica ed esistenziale.
Una collaborazione che vede il coinvolgimento delle classi 3 ° e 4° del Liceo delle Scienze umane ed economico sociali e che oltre ad essere strumento di sensibilizzazione sul problema dell’uso di sostanze stupefacenti e sulla dipendenza in generale è motivo di ricerca dei significati esistenziali e del valore che la vita, vissuta in “libertà”, senza la gabbia di dannose “dipendenze”, assume manifestandosi in tutta la sua bellezza.
La dirigente dott.ssa Susanna Mustari, convinta sostenitrice del progetto ritiene l’esperienza “ di fondamentale valore formativo. La realtà odierna – afferma – si muove in un clima di precarietà ed evidenti fragilità. È facile cadere nelle trappole di dipendenze apparentemente liberatorie che offuscano il percorso di vita dei nostri giovani. È importante conoscere per prevenire e, indubbiamente, accostarsi ad esperienze di rinascita, permette ai nostri ragazzi di maturare una consapevolezza che funge anche da strumento di prevenzione”.
Gli studenti, attraverso le testimonianze degli ospiti della Comunità Fandango, attraverso la partecipazione alle loro storie, attraverso le visite guidate all’interno della loro struttura stanno conoscendo più da vicino una realtà sicuramente complessa quanto arricchente sul piano umano, che le sole parole mai avrebbero potuto trasferire.
Una palestra di umanità dentro la quale chi è caduto trova la forza per ricominciare riconquistando la propria libertà e la propria dignità; una scuola con uno sguardo rivolto ad una parte di società che spesse volte risente di giudizi e pregiudizi e che invece si trasforma in strumento formativo aprendo i perimetri valoriali quali quelli disegnati dall’accoglienza, dall’inclusione, dalla solidarietà e dalla comprensione.