Lamezia. Mara Leone: l’ultimo viaggio accompagnato da un caldo sole d’autunno
2 min di letturaUn caldo sole d’autunno ha scaldato l’ultimo freddo viaggio terreno di Mara Leone, giovane professionista tragicamente scomparsa a Udine nei giorni scorsi.
La 33nne lametina era stata investita da un camion la sera del 6 novembre scorso mentre era sulla sua bici lungo l’ex strada provinciale 94 nei pressi di Pozzuolo del Friuli, il paesino dove si era trasferita da qualche tempo. L’impatto è stato violentissimo, Mara è andata subito in coma e non si è più risvegliata.
Per sua stessa volontà, dopo la morte cerebrale sono stati donati anche gli organi: un gesto di grande generosità da parte della professionista lametina, amata e stimata anche per il suo impegno sociale a favore degli ultimi. Oggi, nel santuario di Dipodi, si sono tenute le esequie di Mara Leone, laureata in giurisprudenza con la passione per l’alta cucina; negli ultimi tempi, infatti, la giovane lametina aveva coltivato la sua passione per la gastronomia stellata tanto da voler specializzarsi in questo settore.
A celebrare il rito funebre don Antonio Astorino, rettore del santuario, affiancato dal sacerdote don Isac Assogbavi. Nella domenica in cui il Vangelo ricorda di valorizzare i talenti che il Signore ci ha donato, don Antonio ha ricordato ai presenti alla celebrazione che ciò che resta di noi e l’amore con cui abbiamo vissuto.
“Riflettiamo – ha esortato il rettore del santuario – su come ci relazioniamo con gli altri, su come effettivamente siamo vicini ai nostri simili. Quando una giovane vita come quella di Mara viene strappata da noi continuiamo ad essere vicini nella misericordia”.
La funzione sobria, molto sentita e partecipata è stata segnata dal dolore sordo e soffocato di quanti hanno conosciuto Mara e ancora non si rassegnano al fatto che non ci sia più. Un pianto composto e silenzioso, lacrime che brillavano nei raggi luminosi di un sole che col suo tepore sembrava inneggiare alla vita: la nuova vita di Mara, senza più tribolazioni, senza più dolore!
Maria Scaramuzzino