Lamezia, Masi (PD): non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire
4 min di lettura“L’Ente e quindi i cittadini lametini ne pagano le conseguenze”
Sono due le parole fondamentali non più pronunciate dall’Amministrazione comunale uscente: “annientare” e “disavanzo”. Un binomio tanto caro al sindaco Paolo Mascaro, che in più occasioni aveva ripetuto per dimostrare l’efficienza del suo impegno. Solo che il dispositivo della delibera della Corte dei Conti ha messo in ginocchio quel binomio e ha bocciato l’operato della giunta Mascaro. Perché? A questa domanda non è stata data alcuna risposta finora, anche se a denti stretti diversi attori hanno pronunciato una delle due parole chiave: disavanzo, osservando che tutti i comuni hanno disavanzi e quindi “mal comune, mezzo gaudio”. Le cose non stanno così.
La risposta sta tutta nel dispositivo n. 491/2025 della Corte Dei Conti e nelle 93 pagine dell’istruttoria a firma del magistrato Maria Rosaria Pedaci, dove si evidenziano le responsabilità dirette e indubitabili di questa amministrazione. La Corte lo fa con dati precisi e date inconfutabili, allorquando evidenzia nel dispositivo che nel rendiconto 2023 è stato non solo “sottostimato” il disavanzo di amministrazione, ma ha accertato anche la presenza di una componente di disavanzo da ripianare ai sensi dell’art. 188 TUEL, invece che ai sensi degli artt. 39ter e 39quater del D.L. 262 del 30 dicembre 2019.
La genesi di tutto ciò è da ascrivere alle gravi omissioni in sede di approvazione del rendiconto 2019. Infatti, la Corte scrive che l’amministrazione in carica in sede di approvazione del rendiconto 2019 avrebbe dovuto rilevare, ai sensi dell’art. 39ter del DL n. 162/2019, il maggior disavanzo di amministrazione da FAL a seguito della sentenza della Corte Costituzionale, e, ai sensi dell’art. 39quater, sempre del DL n. 162/2019, avrebbe dovuto rilevare il maggior disavanzo di amministrazione da incremento del Fondo crediti di dubbia esigibilità a seguito alla modifica del metodo di calcolo dal semplificato al metodo ordinario e avrebbe dovuto (e potuto) con deliberazione del Consiglio comunale stabilirne le modalità di recupero in massimo 15 rate annuali.
Tutto questo non è stato fatto, e oggi l’Ente e quindi i cittadini ne pagano le conseguenze. Pertanto, sono da ricondursi a queste gravi omissioni dell’Amministrazione Mascaro, le prescrizioni contenute nel dispositivo della delibera della Corte Dei Conti, sottaciute in conferenza stampa dal sindaco.
Va ricordato, appunto, che il Rendiconto della gestione 2019 è stato approvato dopo il suo reinsediamento, avvenuto il 10 novembre 2019 fino al dicembre 2020. In quella sede, secondo quanto previsto dagli articoli 39ter e 39quater del D.L. 162/2019, avrebbe dovuto e potuto inserire il disavanzo emergente spalmandolo su più annualità, quindi, il maggiore disavanzo da FAL poteva essere ripianato in 10 anni; mentre il disavanzo da FCDE entro 15 anni, a causa del passaggio dal calcolo semplificato al metodo ordinario.
Pertanto, il tentativo dell’Ente (Commissario Prefettizio) di riparare (dal rendiconto 2020) le gravi omissioni dell’amministrazione che ha approvato il rendiconto 2019 recependo ex post le disposizioni contenute dagli artt. 39 ter e 39 quater del DL n. 162/2019, ovvero ripianare il disavanzo da FAL per effetto della sentenza costituzionale n. 4 del 28 gennaio 2020, è stato chiaramente bocciato dalla Corte dei Conti. Un altro effetto di queste gravi omissioni (mancata esposizione del disavanzo nel rendiconto 2019) è stato lo spostamento nel rendiconto 2020 del disavanzo non rendicontato nel 2019.
Ecco la ragione per la quale nel rendiconto 2020, approvato dal Commissario Prefettizio, il disavanzo 2020 è schizzato in alto di circa 43 milioni di euro rispetto al disavanzo nel rendiconto 2019. Quelle due tipologie di disavanzo (da FAL/sentenza corte costituzionale e FCDE) che si potevano spalmare su 10 e 15 anni ora dovranno essere ripianati invece ai sensi dell’art. 188 TUEL “interamente” ed in unica soluzione nel bilancio preventivo 2025/2027 -annualità 2025- perché quest’anno terminerà la legislatura consiliare. Quindi, la Corte dei Conti ha disposto affinché l’amministrazione adotti le misure correttive entro 60 giorni, provvedendo:
– a costituire gli accantonamenti a garanzia del debito residuo verso la Regione Calabria (per fornitura idropotabile);
– a costituire l’accantonamento per il debito per RSU verso la Regione Calabria;
– adeguare l’accantonamento a titolo di fondo contenzioso/passività potenziali;
– costituire l’accantonamento a garanzia del debito per la liquidità ricevuta ex art. 243 quinquies del TUEL.
In conclusione, sparita la parola annientare, è rimasta quella del “disavanzo per milioni di euro” che incombe su questa e sulla prossima amministrazione con gravi ricadute sociali ed economiche sui cittadini di Lamezia Terme. E poi, come è noto, il disavanzo non ripianato è l’anticamera del dissesto.
Gennarino Masi
Direzione provinciale PD