Lamezia. Mons. Parisi presiede celebrazione passaggio reliquia S.Antonio
4 min di lettura“Gesù ci rivela non un dio che punisce, ma un Padre che si mette alla ricerca dell’uomo”. “Che idea abbiamo di Dio, quale immagine abbiamo di Dio”
É l’interrogativo che il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi ha lanciato nel corso della concelebrazione eucaristica al Santuario di S. Antonio di Padova, in occasione del passaggio della reliquia del Santo Patavino, che ha fatto tappa nella comunità lametina nella giornata di ieri, nel contesto del cammino a piedi partito da Capo Milazzo il 26 giugno scorso che giungerà a Padova il prossimo 9 ottobre percorrendo tutte le regioni italiane.
“Anche noi tante volte abbiamo comunicato l’immagine di un dio che mette delle trappole sulle strade dell’uomo, il volto di un dio che punisce – ha affermato monsignor Parisi – ma il Dio rivelato da Gesù è un Dio che è Padre misericordioso e pietoso, che si mette in ginocchio di fronte alle piaghe dell’umanità, un Padre che si mette in attesa dell’uomo, che non aspetta che sia l’uomo a cercarlo ma si mette alla ricerca dell’uomo, si mette sulle tracce dell’uomo che si è allontanato. Non un dio che punisce, ma un Padre che se tu cadi sette volte, Lui ti rialza otto volte. Questa è la passione di Dio per l’uomo”.
Di fronte a Gesù – ha sottolineato monsignor Parisi – “non ci sono più scuse perché Egli è venuto a rivelarci il volto del Padre. In Gesù, Dio si comunica a noi con una precisa modalità che è quella che assume la debolezza per farne espressione della potenza dell’amore di Dio. Nel Crocifisso, c’è ogni uomo che fa esperienza della debolezza, dell’abbandono, della solitudine. Ma è proprio nel Crocifisso che si rivela il progetto dell’amore di Dio. Le ferite diventano feritoie di luce, squarci nella carne dell’umanità che fanno vedere attraverso il mistero il progetto dell’amore del Padre per noi”.
Dal vescovo di Lamezia, un monito a guardare il Dio rivelato da Gesù Cristo “non un dio come un essere vago, che sta affacciato sulle nuvole, ma un Dio che ha scelto di entrare nella storia dell’umanità e per recuperare i suoi figli Egli stesso si è fatto uomo”. Non un dio castigatore o punitore, ma un Dio “che recupera, che interviene continuamente nella storia dell’umanità, che viene verso di noi per mostrarci il suo progetto d’amore con un obiettivo: passare da schiavi a figli. Gesù è venuto a dirci che non siamo orfani, ma viviamo nella paternità di Dio”.
La celebrazione si è conclusa con il canto del Responsorio e la benedizione con la reliquia del Santo. Ad accogliere il vescovo, nella sua prima visita alla comunità dei Cappuccini del Convento di Lamezia, il guardiano fra’ Giuseppe Sinopoli che ha parlato di “una giornata di grazia che ha dato la gioia alla nostra comunità diocesana di accogliere la reliquia di S. Antonio. Antonio ci guida a Gesù e ci aiuta a crescere in quella comunione di fede, speranza e carità con tutta la Chiesa, nel solco tracciato dal cammino sinodale che stiamo vivendo”.
In mattinata, la reliquia del Taumaturgo era stata accolta in Cattedrale dal parroco don Carlo Cittadino. Nel corso del pomeriggio, un momento di preghiera nel cortile della casa di riposo “Tamburelli” insieme agli operatori e agli ospiti della struttura.
A ringraziare la comunità lametina per l’accoglienza, a nome di tutto il gruppo di pellegrini, il project event manager “Antonio 20-22” Alberto Friso, che ha sottolineato “la felice coincidenza dell’arrivo della reliquia a pochi giorni dall’inizio del ministero episcopale di monsignor Serafino Parisi in questa diocesi. Sulla tomba di S. Antonio deporremo anche le preghiere della comunità lametina che porteremo nel nostro zaino, certi che con l’intercessione del nostro Santo sentiremo sempre più il desiderio di crescere nell’amicizia con il Signore e di annunciarlo agli uomini del nostro tempo, come ha fatto Antonio nella sua vita”.
Il cammino di S. Antonio è il cuore del progetto “Antonio 20-22”, che vuole ricordare i tre anniversari antoniani: della vocazione francescana di Antonio (1220), del suo primo approdo in Sicilia dopo il naufragio e del suo primo incontro con san Francesco al Capitolo delle Stuoie (1221), della predica di Forlì (1222) quando rivelò la sua capacità ed efficacia di evangelizzatore