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Lamezia. Ordine Avvocati: tolleranza = 0, lettera aperta agli iscritti

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tribunale lamezia

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta agli iscritti da parte del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati

Cari Colleghi,

sentiamo il bisogno di condividere con Voi alcune brevi riflessioni dettate dalla straordinaria gravità del momento, già esternate in tutte le competenti sedi ma, ad oggi, rimaste in buona parte inascoltate.

In un mondo che ha visto la ripresa di ogni attività, in cui si programmano finanche le vacanze estive e le partite di calcio, il perdurante confinamento dei luoghi della Giustizia, ad oggi ancora preclusi all’Avvocato, attore e protagonista indiscusso della tutela dei diritti, costituisce una ferita lacerante della democrazia e dei principi fondanti del nostro ordinamento.

Il Tribunale, inteso come Forum, ovvero luogo in cui si amministra la Giustizia, è la casa degli Avvocati e della tutela dei diritti ed è ora che ritorni ad essere tale.

Non sussiste, invero, allo stato, alcun motivo ostativo alla piena ripresa dell’attività giudiziaria ed al libero ingresso degli Avvocati nei diversi uffici, ingresso indispensabile al pieno esercizio della funzione difensiva.

In primo luogo, il Consiglio ha in ogni sede richiesto che il personale torni in presenza, non essendo in condizione di lavorare da casa, e che sia abbandonato il farraginoso filtro degli appuntamenti.

Tale sistema, invero, condiviso nella fase di emergenza sanitaria acuta, oggi  appare assolutamente ingiustificato, dilatando e complicando oltremodo incombenze essenziali e svilendo lo stesso ruolo degli Avvocati, trattati alla stregua di generica utenza, nel pregiudizio inaccettabile che non siano degni di fiducia sotto il profilo del rispetto di quelle prescrizioni che oramai presidiano ogni rapporto umano (ingressi nelle cancellerie e segreterie uno per volta, distanziamento di un metro, uso di mascherine e guanti di cui il Consiglio dell’Ordine si è già dotato e che si preoccuperebbe di distribuire).

Abbiamo affermato chiaramente che ciascun Magistrato deve tornare a svolgere le udienze, quelle vere, in presenza e nel contraddittorio pieno, con la semplice accortezza di chiamare le cause una per volta, anche pensando a smistarle al primo pomeriggio o al giorno successivo in caso di ruoli troppo carichi (del resto, si tratta degli stessi accorgimenti adottati per la ripresa di ogni altra attività, dagli operai in fabbrica, al personale e agli avventori degli esercizi commerciali o delle palestre, solo per fare qualche esempio).

Al cospetto di uno Stato che ha abdicato ad ogni responsabilità, preferendo lasciarla sulle spalle dei Capi dei singoli Uffici giudiziari, che pensa al calcio e alle vacanze nonchè alla distanza tra gli ombrelloni ma non alla tutela dei diritti, questo Consiglio si è speso in ogni modo e in tutte le sedi per il ripristino dei servizi in piena coerenza con la ripresa di ogni altra attività (economica e di svago) anche lanciando proposte raccolte da organi di stampa forensi nazionali.

Ad oggi, però, dobbiamo renderVi edotti che le uniche nuove concessioni locali riguardano l’annuncio dell’aumento della presenza del personale di cancelleria da tre a quattro giorni e dell’ampliamento ulteriore delle cause in trattazione presso il nostro Giudice di Pace.

Il dato più allarmante è che, di fronte a tale gravissima deriva antidemocratica e incostituzionale, c’è il silenzio assordante della società civile ed anche dei media, quasi che la Giustizia che invochiamo sia affare privato degli Avvocati, misera rivendicazione di categoria.

E intanto scorrono le immagini del nostro presidente del consiglio che plaude alla nuova fase (2 o 3?), alla riapertura dei confini regionali e nazionali, alla ripresa dell’industria manifatturiera e alle prossime vacanze estive.

Mentre i nostri vertici continuano generosamente ad intrattenere tavoli e tavolini con ministero e governo, dobbiamo amaramente constatare che l’unico risultato di tale alacre lavoro è stato quello di tagliarci fuori dai luoghi in cui si dovrebbe amministrare la giustizia, quasi come se fossimo dei pericolosi untori, vettori di fantomatici agenti patogeni (che, per fortuna e non per merito di alcuno, hanno generosamente risparmiato la nostra terra).

E, allora, grande è la nostra preoccupazione per il futuro del sistema giudiziario e per la stessa tenuta democratica del paese e grande è la responsabilità della nostra categoria.

Se il sistema ancora non è saltato del tutto è solo per il senso di responsabilità e l’opera di supplenza svolta dall’Avvocatura ma oggi continuare a cooperare a tale perversione significherebbe essere complici di chi ha deciso di denegare la giustizia nel nostro paese.

Dopo la fase 1, la fase 2 e la fase 3, è arrivato il momento di inaugurare una nuova fase, ovvero la fase “Tolleranza 0”, con i seguenti passaggi.

  1. Invochiamo la mobilitazione generale di tutta l’Avvocatura al fine di riappropriarci dei nostri spazi;
  2. Chiediamo a tutte le Istituzioni e Associazioni forensi, locali e nazionali, di revocare l’adesione a protocolli, decreti e linee guida, condivisi con esclusivo riferimento ad un momento emergenziale e la cui applicazione si sta ancora oggi perpetuando arbitrariamente, perché non sussistono quei presupposti di emergenza che li avevano imposti;
  3. Invitiamo gli iscritti su tutto il territorio nazionale ad inoltrare, attraverso segnalazioni ufficiali alle pec dei Consigli, tutte le criticità legate all’accesso ai servizi giudiziali, segnalazioni che ogni Ordine penserà a trasmettere agli organi competenti, a livello locale e nazionale;
  4. Stiamo valutando la proponibilità di azioni giudiziarie, in ogni sede competente, anche europea, nei confronti dei responsabili di tale catastrofe dei diritti.
  5. Parallelamente alle segnalazioni da inoltrare ai Consigli di appartenenza, invitiamo gli iscritti su tutto il territorio nazionale ad indirizzare dette segnalazioni anche direttamente agli indirizzi pec di ogni Ufficio giudiziario e di ogni responsabile ;
  6. Invitiamo, nel contempo, gli iscritti ad inviare tutte le necessarie richieste di appuntamento, senza più rinviare sine die, a tempi migliori, adempimenti e incombenze giudiziarie cd. “non urgenti”;
  7. Chiediamo la ricalendarizzazione, su tutto il territorio nazionale e su base normativa, delle migliaia e migliaia di udienze non tenute e slittate al 2021 ed oltre;
  8. Indiremo assemblea per condividere insieme agli iscritti ogni altra urgente iniziativa da intraprendere e inviteremo ogni Ordine d’Italia a fare altrettanto.

La fase “Tolleranza =0” è iniziata: pretendiamo uniti la restituzione della pienezza e dignità della nostra funzione in un paese che si è dimenticato della tutela dei diritti e dei valori costituzionali.

Il Consiglio dell’Ordine di Lamezia Terme
Il Presidente

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