Lamezia. La perduta chiesa di San Giovanni Battista
3 min di letturaIn occasione della festa di San Giovanni Battista del 24 giugno, ricordiamo la chiesa un tempo dedicata al santo nel quartiere di Nicastro, anche nota come Chiesa della Coltura
A Nicastro, in quello che oggi è noto come largo San Giovanni, si trovava la Chiesa di San Giovanni Battista, da cui ha origine la toponomastica del luogo.
Nel 1592 la Confraternita di S. Giovanni Battista ottenne da don Ferdinando Caracciolo la possibilità di ampliarsi con la realizzazione dell’edificio sacro. Attualmente non resta assolutamente nulla di quella che è stata una imponente architettura che ha segnato oltre due secoli di storia locale. Rimane solo qualche piccolo dettaglio che solo attenti osservatori possono cogliere.
Tra i documenti dell’Archivio di Stato di Catanzaro è possibile visionare il disegno di quella che un tempo era definita Piazza Grande, argomento ampliamente trattato da Pagano in “L’antica Piazza Grande di Nicastro” (1990); si trattava di un ampio spazio antistante il luogo in cui era allocata la chiesa che precedeva un esteso orto, da cui la denominazione Chiesa della Coltura.
Come per la maggior parte degli edifici del territorio, sacri e non, i disastrosi eventi sismici che hanno colpito la regione nella maggior parte dei casi sono stati fatali. Già il terremoto del 1638 aveva profondamente segnato la struttura, avviando una serie di interventi di recupero, fino al successivo terremoto del 1783 che la colpì nuovamente. La documentazione relativa ai pagamenti avvenuti nel corso dei decenni testimoniano i continui lavori che l’edificio ha subìto; in alcuni casi si è trattato di interventi di recupero e restauro in altri di opere di ammodernamento a fini decorativi.
Proprio grazie ad alcuni di questi documenti sappiamo che ivi operarono il pittore nicastrese Francesco Colelli e il maestro Antonio Frangipane, nella mansione di architetto. Inoltre la confraternita acquistò dalla vicina chiesa di San Domenico una cappella, probabilmente in legno, rimontata da tale mastro Ignazio Bianco citato nei documenti per l’acquisto di materiale ligneo e l’uso di attrezzi propri della falegnameria.
Alla fine dell’Ottocento, sarà poi Pietro Ardito che ci confermerà lo stato di definitivo abbandono della chiesa, ormai annessa al vicino Palazzo Sacchi e ridotta allo stato di fienile.
I recenti lavori di recupero e restauro del vicino Albergo Centrale hanno portato alla luce un imponente capitello che con molta probabilità apparteneva al complesso religioso e ad oggi è stato inglobato a vista nell’edificio.
Alcune teorie vogliono che della chiesa di San Giovanni Battista resti l’imponente e decorato campanile oggi inserito come loggetta nel prospetto principale di Palazzo Sacchi. In realtà, come riportano un’incisione e il disegno sopra citato, si tratterebbe di una altana ampollosamente decorata in stucchi barocchi non annessa alla chiesa.
La Chiesa della Coltura, nonostante la sua assenza materica sul territorio, contribuisce ad arricchire la storia della nostra città alimentando il filone più mistico e intrigante in essa contenuto.
Felicia Villella