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Lamezia. Scaramuzzino: nella vicenda di Pegna la civiltà è latitante

3 min di lettura
pasqualino scaramuzzino

Continua la querelle tra Ruggero Pegna, Vincenzino Ruberto e Pasqualino Scaramuzzino

Quest’ultimo replica alla nota diffusa ieri da Pegna:

Il sig. Ruggero Pegna mi tira in ballo, con un livoroso comunicato, subito dopo aver ricevuto la notifica del ricorso con il quale il sig. Vincenzino Ruberto chiede la sua decadenza dalla carica di consigliere comunale, per aver egli reso una dichiarazione mendace.
Mi costringe, perciò, a rispondere, rilevando:
1) Il Pegna – così come aveva fatto col sindaco Mascaro, suo amico d’infanzia e suo avvocato personale – dimentica ogni debito di riconoscenza nei miei confronti ed attacca a testa bassa, con falsità che nemmeno il Giuda più in forma utilizzerebbe.
Non gli ricordo tutto ciò che ho fatto per lui, ma sono disponibilissimo a documentare – a lui ed a chiunque ne abbia voglia – ciò di cui parlo.
2) Il Pegna, con il suo comunicato, dimostra d’essere l’alfiere della peggiore mentalità imperante nella nostra bella ma sfortunata Regione, proclamando il principio: “chi mi fa causa diventa un mio nemico”.
Ritengo invece – molto sommessamente ma assai convinto – che rivolgersi ad un Tribunale per avere giustizia (come ha fatto il sig. Ruberto) sia uno tra i comportamenti più civili che si possano immaginare.
Dovrebbe ricordare, il Pegna, che la nostra è una Regione nella quale le controversie si affidano a bottiglie incendiarie, a “‘mbasciate” portate dagli “amici degli amici”, ad offese ed intimidazioni: il fatto che il sig. Ruberto si sia rivolto ad un Tribunale per vedere riconosciute le proprie ragioni rappresenta un gesto di grande civiltà al quale, evidentemente, il Pegna non è abituato.
3) L’avvocato non è un nemico della parte avversaria.
L’avvocato esercita una funzione costituzionale di patrocinio ed ausilio nei confronti dei cittadini all’atto della proposizione della lite.

Il sig. Pegna – evidentemente – nell’attaccare l‘avvocato del sig. Ruberto, dimentica tale elementare evidenza e si scaglia (inammissibilmente) non solo contro il suo avversario, ma anche contro chi – nelle aule di giustizia e non certo in una pubblica piazza – difende il suo avversario.
Lo pseudo “scrittore erudito”, l’ipotetico “promoter di successo” e l’improbabile ”uomo di cultura”, quindi, cedono il passo alla più retriva mentalità calabrese.
4) Vorrei ricordare al sig. Pegna che – da che mondo è mondo – ogni campagna elettorale lascia strascichi pieni di ricorsi proposti dalle persone che non sono elette: tutti vengono definiti civilmente dalle Corti italiane senza che si alzino polveroni quali quello da lui sollevato.
Quindi, considerato che non esiste il reato di lesa maestà, inviterei il sig. Pegna a spostarsi dal centro del mondo nel quale immagina di trovarsi: faccio l’avvocato da 30 anni e vivo del mio lavoro: lo assicuro, non ho alcuna vis persecutoria nei suoi confronti.
5) Infine, consiglierei al sig. Pegna – invece di dire bugie (“quello, un giorno, al telefono mi ha detto che…”, oppure “a quell’altro, una sera, io ho detto che…”) – di spiegare come mai invoca di non avere alcun debito nei confronti del comune di Lamezia Terme e poi, però, paga (come ha fatto qualche giorno fa) le cartelle che, invece, risultano a suo carico.
Al sig. Pegna vorrei ricordare che le persone normali – se non sono debitori di somme di denaro verso il comune e, quindi, verso tutti i cittadini di Lamezia Terme – non pagano le cartelle che ritengono non dovute, ma si rivolgono (così come ha fatto il sig. Ruberto) all’Autorità giudiziaria per far valere la propria assenza di debito, senza andare blaterando sui giornali.
Così si fa in un Paese civile!
In questa vicenda, però, appare chiaro che il concetto di civiltà – come purtroppo spesso accade a queste nostre latitudini – risulta essere latitante.

avv. Pasqualino Scaramuzzino

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