Lamezia. In scena al Grandinetti l’emancipazione femminile e il pacifismo attuale di Lisistrata
4 min di lettura“Donne, qui c’è da rimettere a posto il mondo e tocca a noi”!
Il verso di Aristofane ha sulle spalle quasi 2.500 anni di storia, ma potrebbe essere una chiamata alle armi attualissima.
Un tuffo nel 411 a.C. quello proposto ieri al pubblico del Teatro Grandinetti di Lamezia Terme per la ripartenza della stagione teatrale di AMA Calabria, diretta da Francescantonio Pollice.
In scena Lisistrata, opera del commediografo greco che faceva satira politica, con un testo riadattato da Ugo Chiti e la produzione di Arca Azzurra.
Con il volto e la voce di Amanda Sandrelli, sul palco un’icona senza tempo della lotta per l’emancipazione delle donne che nessuna distanza temporale fa avvertire rispetto ai movimenti femministi del XX secolo.
Inneggiando alla pace, fa appello a tutte le mogli di Grecia: le raduna e propone loro un piano per riportare gli uomini, impegnati nella guerra del Peloponneso, finalmente a casa.
La guerra, scoppiata nella primavera del 431 a.C. a causa della rivalità crescente tra Atene e Sparta, fu tra le più lunghe e sanguinose cui parteciparono quasi tutte le popolazioni greche, portando morte e distruzione. Non furono solo gli uomini a pagare un prezzo altissimo, ma anche le donne come madri, figlie e sorelle dei combattenti.
Per porre fine al massacro, Lisistrata propone alle mogli di rifiutarsi ai loro mariti fino a quando non avessero deposto le armi.
La meta entusiasma facilmente, i mezzi per raggiungerla meno.
I dialoghi tra le donne si fanno diretti e, senza falso pudore, mettono in evidenza le debolezze della società, di ieri e di oggi, provocando l’ilarità degli spettatori.
L’aspetto che subito sorprende è come anche il desiderio femminile sia considerato naturale, nonostante il contesto storico del tempo: le donne, come gli uomini, soffrono nel rinunciare agli aspetti carnali della vita di coppia.
Ma, consce delle loro potenzialità e della loro forza, sanno che esiste un’effettiva possibilità di affermare la propria volontà tra il popolo maschile, facendosi valere.
Superati i dubbi iniziali, Lisistrata riesce a convincere tutte, prestano giuramento e occupano l’Acropoli. Gli uomini tentano di scacciarle, ma hanno la peggio.
Per far fronte all’emergenza giungono i vecchi ateniesi che vorrebbe mettere a fuoco la città, prontamente fermati. Viene inviato anche un commissario per aprire una trattativa con le donne, ma Lisistrata ne smaschera l’ignoranza e la scarsa comprensione delle vicende che stanno accadendo.
Le donne, all’epoca costrette ad una vita sociale fortemente limitata, una volta presa coscienza delle loro possibilità di imporre la propria volontà agli uomini, mettono in moto una produttiva collaborazione.
Ad una di loro, Mirrina, viene concessa la possibilità di incontrare il marito Cinesia, ma solo per stimolarne le fantasie. Nel frattempo, l’astinenza si fa sentire in tutta la Grecia: arriva un araldo da Sparta per trattare la pace. Nella città incontra Cinesia e si accorda con lui: Sparta invierà ambasciatori pronti a firmare il patto, mentre Cinesia informerà le istituzioni ateniesi.
L’accordo allevia decisamente la tensione tra le due parti: Lisistrata mette in scena un discorso pacifista che ricorda l’origine comune di tutti i popoli greci, che degenera subito in un mare di allusioni e doppi sensi da parte degli uomini, felici per la raggiunta riconciliazione.
L’aggrovigliato gomitolo della guerra è stato sciolto tessendo la trama di una pace duratura, e dunque anche il sacrificio adesso può terminare.
Lisistrata vince la sua battaglia servendosi di un artifizio, la libido, dimostrando a tutti, tramite una esemplare lotta solidale, che le donne possono essere utili quanto gli uomini nelle faccende politiche.
Da sola, d’altronde, ha tenuto sotto scatto decine di uomini.
Sul palco, oltre alla Sandrelli, un cast d’eccezione: Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Gabriele Giaffreda, Elisa Proietti, e Lucianna De Falco nel ruolo di Spartana.
Buona la prima, concorda il pubblico che si lascia andare ad un lungo applauso.
Di femminismo e pacifismo c’è sempre bisogno, fin dal lontano 411 a.C.
Maria Francesca Gentile