Lamezia. Scoperto laboratorio clandestino di mascherine chirurgiche
2 min di letturaSequestrati 10.000 dispositivi di protezione individuale contraffatti e non conformi alla normativa
I finanzieri del Gruppo di Lamezia Terme, nei giorni scorsi, nel quadro di un’intensificazione dei servizi di controllo economico del territorio disposti dal Comando Provinciale di Catanzaro, avevano sequestrato, presso un’attività commerciale sita a Lamezia Terme, 80 mascherine in tessuto, c.d. “mascherine di comunità”, recanti marchi contraffatti di note griffe di moda.
Per questo il titolare dell’attività commerciale era stato segnalato a questa Procura della Repubblica per i reati di contraffazione e ricettazione.
I tempestivi successivi accertamenti hanno consentito di risalire al fornitore, individuato in un’attività commerciale all’ingrosso, anch’essa ubicata nel comune di Lamezia Terme.
L’ispezione presso quest’ultimo locale commerciale ha permesso quindi di rinvenire altre 400 “mascherine di comunità” recanti marchi contraffatti.
Inoltre, i militari hanno notato che risultavano esposte per la vendita alcune confezioni di mascherine chirurgiche che riportavano l’indicazione “Made in Italy” ma in realtà, all’interno della confezione, contenevano le indicazioni della certificazione dello standard qualitativo esclusivamente in lingua cinese.
Pertanto, ritenendo tali dispositivi individuali di dubbia provenienza, hanno esaminato la documentazione contabile detenuta dal titolare dell’attività commerciale e hanno accertato che questi acquistava separatamente le confezioni riportanti la falsa attestazione della produzione italiana e le mascherine chirurgiche prive di qualsiasi certificazione in merito al produttore e agli standard qualitativi, per poi confezionare artigianalmente, all’interno di un soppalco adibito a laboratorio e deposito, i dispositivi di protezione individuali.
Secondo le disposizioni normative in vigore, le mascherine possono essere prodotte e confezionate esclusivamente da società autorizzate e possono essere immesse sul mercato da importatori riconosciuti attraverso i quali è possibile risalire all’origine del prodotto.
Per questo i militari hanno sottoposto a sequestro complessivamente 400 “mascherine di comunità” con marchi contraffatti e 9.600 mascherine chirurgiche prive della certificazione di conformità del prodotto – la cui commercializzazione avrebbe illecitamente fruttato oltre 7.000 euro – e il titolare dell’attività commerciale è stato segnalato per i reati di contraffazione, frode in commercio e ricettazione.