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A Lamezia Terme il 2025 inizia con un indimenticabile Sharo Gambino

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A Lamezia Terme il 2025 inizia con un indimenticabile Sharo Gambino

Lo scorso 10 gennaio, a Lamezia Terme, al Teatro Politeama – Costabile, è stato ricordato Sharo Gambino, nel centesimo anniversario dalla sua nascita

Una delle penne più illustri dell’intero Mezzogiorno, scrittore, giornalista, ma soprattutto uomo di un’umiltà unica, così traspare dalle testimonianze di chi lo ha conosciuto.

Uno scrittore schivo, a volte anche troppo per il mestiere che faceva, come ricorda la figlia Marinella, “perché chi scrive, ha la necessità spesso, anche di mettersi in mostra.

Amante del silenzio, tanto quanto della parola scritta e semmai voleva accendere l’attenzione o i riflettori, non era mai su se stesso, ma su cose, persone e problemi, che aveva a cuore. Su verità scomode o su aspetti minori e minoritari della realtà o per denunciare problemi, mali e ingiustizie.

Gli affetti che aveva erano pochi, la famiglia, i pochi amici, che erano il suo filo diretto col mondo, alcune delle persone più importanti della sua vita, che lo hanno amato che lo hanno conosciuto meglio, sono una bella rappresentanza, che si trova proprio qui stasera”.

E’ la volta di Antonio Chieffallo, Direttore della Biblioteca degli scrittori calabresi, dedicata a Nuccio Ordine e che si trova a San Mango D’Aquino. Dopo aver spiegato cosa significhi, nei fatti, fare rete, il punto focale si sposta sul patrimonio culturale calabrese: “Un patrimonio che deve essere conosciuto, soprattutto dai giovani, perché costituisce un esempio di quello che si può fare quando la passione si unisce alla grande capacità umana e alla professionalità. Noi queste storie le racconteremo, oggi raccontiamo la storia di Sharo e faremo lo stesso con altri personaggi importanti”.

Rita Tassone, responsabile dell’archivio “Qualecultura” ha un ricordo ben preciso di Sharo: “Intanto la prima cosa che volevo ricordare era l’uomo Sharo Gambino che è un ricordo familiare, proprio per questa amicizia forte che c’era con mio padre. E quando spesso mio padre diceva “Spadola” naturalmente andare a Spadola nel suo paese d’origine, significava assolutamente fare tappa poi a sera sempre a Serra San Bruno e andare a trovare Sharo, uno dei pochi amici che lui conservava. Mi ricordo di questa persona, ero giovanissima, questa sua conversazione cordiale, vivace, acuta nelle sue espressioni. Lo ammiravo moltissimo, perché sapevo che era uno scrittore. Per me uno scrittore era una figura epica, per cui questa ammirazione era particolare”.

Tra le persone che incontriamo, c’è il figlio di Sharo, Sergio, Presidente della Casa Cultura dedicata al padre, queste le sue parole: “La Casa della Cultura vuole essere il proseguo di quella che è stata l’opera di Sharo Gambino, mio padre. Un avamposto, potremmo definirla, nelle Serre Calabre, che si stanno spopolando, ma che comunque portiamo avanti con quella che è l’opera di divulgazione, anche di produzione, di quella che è la cultura e di quello che è il territorio delle Serre Calabre, al quale papà era molto legato”.

L’assessore alla Cultura del Comune di Lamezia Terme, Annalisa Spinelli, è presente anche a questa bellissima iniziativa, ed entusiasta dichiara: “Ancora una volta la nostra città viene allietata da un evento culturale di altissimo livello, che viene celebrato per ricordare i cent’anni dalla nascita di Sharo Gambino, un giornalista, meridionalista, magari non tanto conosciuto, ma che merita invece di essere valorizzato perché è riuscito ad illuminare anche la realtà del nostro territorio. Una realtà difficile, che va conosciuta per poter essere adeguatamente affrontata. Quindi grazie all’associazione Al Vaglio che insieme ad altre numerosissime associazioni lametine riesce a rendere vivace la vita intellettuale e culturale del nostro territorio, il territorio di Lamezia Terme”.

Il Direttore artistico dell’Associazione Al Vaglio, Antonio Pagliuso, con la sua solita verve, nonché l’immancabile preparazione culturale, come un sapiente direttore d’orchestra, modera una serata incantevole, nella quale il ricordo più vero, quello del Sharo Gambino “uomo” diventa tangibile.

Antonio, giustamente, lo definisce in questo modo: “Un autore capace di narrare la nostra terra oltre i confini regionali, un grande intellettuale, un grande meridionalista che Al Vaglio, insieme a tutte le associazioni che collaborano alle nostre attività, vuole ricordare. Lo facciamo per chi ha avuto la fortuna e la possibilità di conoscerlo, di leggerlo, ma anche presentarlo a chi questa possibilità non l’ha avuta. Una grande voce, ironica, sarcastica, veramente una penna pungente, ecco Sharo Gambino, che questa sera, al Teatro Politeama – Costabile, insieme ad un parterre di tutto rispetto, andremo a ricordare”.

Sul palco, anche un quadro, raffigurante Sharo Gambino, realizzato dal Maestro Maurizio Carnevali che, a detta di tutti i presenti, ha saputo cogliere l’espressione di curiosità e stupore, oltre al sorriso sornione, dell’indimenticabile protagonista della serata.

Ma è alla fine della serata, che Antonio Cavallaro, dell’ufficio stampa redazione digital Rubbettino, dopo aver raccontato degli aneddoti sulla sua personale conoscenza con Sharo Gambino, sorprende tutti con una notizia eccezionale: nel corso del 2025, sarà ristampato il libro “Fischia il sasso” di Sharo Gambino, questa volta edito da Rubbettino appunto, con la prefazione di Goffredo Fofi. Un libro da leggere, con un sarcasmo feroce sul fascismo, scritto con l’arguzia e la leggerezza di Sharo Gambino.

Ho scelto di lasciare per ultima, l’intervista a Vito Teti, perché la sua descrizione, il ricordo di Sharo Gambino, nell’intervista che mi ha rilasciato, sono pura poesia, ed il mondo, a mio avviso, ha ancora bisogno di questa inesauribile speranza.

Vito Teti, antropologo, scrittore, il cui ultimo libro è “La Restanza” che riconsegna agli esseri umani il senso dei luoghi, i quali, malgradi divengano abbandonati, non perdono mai la propria identità, così che il compito di rigenerarli è affidato a chi rimane o vi ritorna.

Lui, che ha conosciuto personalmente Sharo, che sentiva tutte le mattine al telefono, con il quale viaggiava in lungo ed in largo la nostra Calabria, lo descrive nella maniera che solo un uomo dal cuore buono sa fare: “Sharo conosceva benissimo l’ambiente, la natura, conosceva gli alberi, gli scalpellini, gli artigiani del legno. Era un uomo che conosceva la cultura artigiana che considerava una vera cultura. Una cultura è vera quando non resta ferma, quando non resta immobile, quando viene usata in maniera positiva. Quindi che gli alberi vengono tutti utilizzati per creare delle opere d’arte o per questioni pratiche, con rispetto totale dell’ambiente, a me sembra un fatto estremamente positivo. L’albero, è in qualche modo un simbolo, che potrebbe in qualche modo dare l’idea di quello che è stato Sharo Gambino, uno radicato, fisso per terra, ma con i rami e le foglie che vanno verso il cielo”.

Riccardo Cristiano