Inizia la Tredicina di Sant’Antonio: una tradizione nata tanti secoli fa
3 min di letturaCon l’inizio della Tredicina, prendono il via da oggi le celebrazioni antoniane nel santuario dedicato a Sant’Antonio da Padova, Dottore della Chiesa, amatissimo protettore della città.
LAMEZIA. Una tradizione inveterata che niente e nessuno finora ha mai scalfito vuole che, nei giorni della Tredicina, il santuario dedicato al Taumaturgo di Lisbona sia affollato quotidianamente da migliaia di persone che partecipano alle messe e ai vari momenti di riflessione organizzati dai Padri Cappuccini.
Ben collaudata anche la macchina organizzativa gestita dai volontari del gruppo accoglienza che dal 31 maggio al 14 giugno, dalle prime luci dell’alba fino alla sera, accolgono i fedeli cercando di soddisfare ogni loro esigenza o problema.
In questi giorni di festa, sui balconi e sulle finestre delle case lametine, viene esposta l’effige del santo abbellita da tredici luci costantemente accese. Un’immagine che, secondo l’usanza popolare, continuerà ad essere esposta per tutto il mese di giugno.
E’ noto che la devozione dei lametini per il santo miracoloso che aveva il dono dell’ubiquità risale a diversi secoli fa; secondo le fonti storiche, infatti, per intercessione del santo l’antica Nicastro sarebbe scampata a sciagure e calamità.
Sempre secondo quanto riportato dagli storici e dagli stessi frati cappuccini, la devozione a Sant’Antonio nacque in seguito ad un miracolo ottenuto alla fine del 1600 dal guardiano del convento nicastrese, padre Lorenzo da Gimigliano.
Proprio il frate miracolato per ringraziare il santo, iniziò una novena che si prolungò e diventò una tredicina.
Il culto per il frate di Lisbona si radicò sempre più con l’opera di predicazione del Venerabile Antonio da Olivadi.
Il popolo nicastrese continuò a chiedere la protezione del santo in diverse occasioni. All’amatissimo Sant’Antonio, venne così dedicata una cappella in cui vennero posizionate tredici lampade che ardevano giorno e notte in segno di ringraziamento.
Da quell’episodio nacque la tradizione popolare che continua ancora oggi, di esporre l’immagine sacra con le tredici luci.
Il frate venuto dal Portogallo che girò per l’Europa a convertire gli eretici e morì poi a Padova, continua ad essere amato e venerato dal popolo lametino che mantiene saldo il legame con il suo protettore.
La devozione per il frate taumaturgo che nel 1946 fu insignito del titolo di Dottore della Chiesa resiste alle tentazioni mondane, alle fragilità terrene per confermarsi espressione di una fede genuina ed autentica che resiste agli attacchi di una società sempre più individualista e secolarizzata.
Redazione