Lamezia. Il vescovo Parisi presiede liturgia di lode per gli 800 anni della Regola dei Frati Minori
3 min di letturaIl mondo ancora oggi è disposto a seguire il Signore sulle orme di Francesco e può trovare la semplicità e la letizia del vivere
“Se, dopo 800 anni, la Regola di S. Francesco d’Assisi continua a chiamare e riesce a far sorgere l’entusiasmo della vita in tante persone, vuol dire che il mondo ancora oggi è disposto a seguire il Signore sulle orme di Francesco e, attraverso questa sequela, può trovare la semplicità e la letizia del vivere”.
Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che, al Santuario di S. Antonio di Padova, ha presieduto la liturgia di lode in occasione degli 800 anni della Regola dei Frati Minori, redatta da S. Francesco d’Assisi, confermata da Papa Onorio III il 29 novembre 1223.
Alla celebrazione, oltre ai frati del convento di S. Antonio, hanno partecipato le suore francescane e le famiglie francescane secolari della diocesi che hanno rinnovato la loro adesione alla Regola.
“La Regola non è un manuale pratico delle cose da fare e da non fare; se fosse così, sarebbe deprimente accostarsi, con cuore libero, a una carta che ha il compito di inserire l’uomo all’interno del circuito stesso dell’amore trinitario di Dio. Le parole della Regola rendono immediata la forza del Vangelo”, ha proseguito il presule, soffermandosi sui pilastri della Regola Francescana: l’appartenenza a Cristo, la fraternità, l’obbedienza alla Chiesa, la missione.
“La consacrazione a Cristo – ha detto monsignor Parisi – è il punto di riferimento essenziale della vita cristiana e per la vita francescana: la decisione libera e spontanea di entrare nel mistero dell’amore trinitario di Dio attraverso l’adesione piena alla testimonianza d’amore di Gesù”.
Parisi ha sottolineato, poi, la fraternità come “uno dei punti distintivi della Regola di S. Francesco. La vita fraterna vissuta nella semplicità e nella gioia è il banco di prova della consacrazione a Cristo. Se questa consacrazione a Cristo non si sperimenta e non la si comunica agli altri nella concretezza della vita fraterna, non c’è consacrazione che tenga”. L’obbedienza come “riferimento non personale ma ecclesiale dell’orientamento della propria vita che non segue le mie fantasie, ma il respiro ampio e universale della Chiesa”.
Un’idea di fraternità che, per il vescovo Parisi, “trova espressione piena nella disponibilità totale all’accoglienza della ricchezza di Dio. Vivere il proprio abbandono a Dio come povertà riempita dalla ricchezza di Dio, come solitudine accompagnata dalla presenza totale di Dio nella mia vita”.
E infine la missione, che presuppone “l’apertura del cuore al mistero di Dio, la libertà di potersi donare totalmente al Signore”.
“La Regola – ha concluso il vescovo Parisi – è lo strumento umano, consegnato nelle mani di chi fa la propria consacrazione al Signore, perché sia il cuore ad aderire e sia tutta la vita ad annunciare. La Regola come porta del Mistero perché altri, attraverso quella testimonianza di vita, possano fare il loro ingresso dentro il Mistero stesso di Dio”.