Le erbe di San Francesco: tra guarigioni e natura, alla scoperta del Divino
3 min di letturaUn copioso e attento pubblico ha partecipato, con emozione palpabile, alla presentazione del libro “Le erbe di San Francesco” all’interno del Santuario Diocesano di San Francesco di Paola a Lamezia Terme
Organizzato dalla presidente de “Le Città Visibili”, la sociologa Anna Misuraca, e accolto con grande entusiasmo dalla comunità dei Padri Minimi, in primis dal Superiore Padre Ivano Scalise e da Padre Giovanni Sposato e Padre Aldo Imbrogno, l’evento è stato introdotto da Padre Vincenzo Arzente che ha illustrato le tappe storiche dei processi di canonizzazione di San Francesco, descrivendone anche la vita di preghiera e di sottomissione a Dio e i miracoli “ che avevano spesso a che fare con le erbe, gli animali e il mondo della natura”.
Gli autori del libro, il professor Giancarlo Statti, docente di Biologia Farmaceutica all’Unical di Cosenza, e il professore Carmine Lupia, etnobotanico, hanno trattato la genesi del libro e motivato le scelte delle piante officinali le cui schede botaniche compaiono nel testo (quelle più ricorrenti nelle guarigioni prese in esame per la causa di canonizzazione di San Francesco).
Il professor Statti si è soffermato sulle componenti curative di alcune piante e sull’utilizzo, già a quei tempi, di spezie come zenzero, cannella e chiodi di garofano, nonché sulla preparazione di unguenti con ingredienti e misture tuttora adoperati nella preparazione di farmaci.
Il professor Lupia ha raccontato dell’appassionante ricerca, a tratti ardua, nell’individuare le piante citate dai testimoni in modo troppo generico, ma alle quali sono riusciti a risalire tramite approfonditi studi interdisciplinari di vari rami della botanica e della fitoterapia.
È seguito un excursus storico sull’uso di piante ed erbe a scopo terapeutico e sull’erboristeria diffusa tramite i monasteri e le abbazie in cui frutteti, orti e giardini avevano un ruolo fondamentale per il sostentamento e le cure mediche (il coriandolo abbassava la febbre, l’assenzio e la menta curavano il mal di stomaco, la lavanda alleviava l’emicrania, ecc.).
Il legame tra la vita monastica eremitica e la natura è immediato e così l’associazione alla contemplazione, alla solitudine, alla ricerca dell’essenziale nella vita di San Francesco, taumaturgo sì, ma al contempo competente erborista e naturalista.
La conclusione dell’incontro è affidata a S.E.R. Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, coraggioso vescovo emerito, insegnante, giornalista ed abile comunicatore, impegnato nella difesa del patrimonio ambientale, naturale, ecologico e paesaggistico. La sua riflessione parte dall’ amore per la natura che per lui rende visibile l’Invisibile, che non si vede ma c’è: Dio.
Il creato, nella sua perfezione, è la prova dell’esistenza divina. Chi ama il bello che ha intorno e lo cura e di questo bello si nutre, davanti alla natura riesce a stupirsi per quanto il Signore ci regala. I suoi doni sono gratuiti e belli, sempre nuovi, ogni anno in un crescendo di benedizioni e la natura è l’espressione della volontà del Creatore.
“È importante valorizzare quello che si ha, riscoprire e proteggere le piccole cose, riappropriarci del Bello, perché ciò significa ricostruire e amare”.
Con questo splendido invito si chiude il sipario su una serata unica e indimenticabile per tutta la città di Lamezia.