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“Le stelle tra i rami”. Poesie di Raffaele Gaetano

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“Le stelle tra i rami”. Poesie di Raffaele Gaetano

“Le stelle tra i rami” è un breve volume di poesie. Leggere, delicate, quasi intangibili, eppur tuttavia profonde, intime, infinite. Perfette.

Le parole si rincorrono nell’ineusaribile ricerca metaforica degli elementi naturali: “l’odore dei cieli infuocati”; “un viso smarrito all’imbrunire”; i “prati di marzo”; le “schegge di cielo”; i “tralci di stelle”. Immagini, tutte, che divengono la trasfigurazione immota dei sentimenti umani.

Nella prosa si incontra immediatamente la rappresentazione. Nella poesia, invece, si intravede solo l’incanto di un barlume improvviso. Un soffio di luce nelle tenebre. E le poesie di Raffaele Gaetano sono questo: un soffio di luce nell’opaca impenetrabilità dell’universo interiore.

L’anima affiora in tutto il suo smarrimento e la sua bellezza. Si riflette nello scivolare veloce del tempo, nelle stelle che succedono al sole, nel mattino che si apre all’oscurità, nel moto incontrollato delle onde, per divenire infine, indomitamente, amore, paura, tradimento, solitudine, speranza, gioia.

Vi si legge, nell’opera, innazitutto l’amore, vissuto, immaginato, sognato: “Amore: eri viva, lontana sei nulla”. “Ero lì accanto a te, dove abiterò per sempre”. “Ti raccolgo in una mano e ti depongo nel mio cuore. Ora dimori in me. Per sempre”. “Anima mia, ho esalato l’ultimo respiro. Ora vivo in te”.

Vi si ritrova, ancora, la paura: “Nei nidi si gela, si arranca, si sente il nulla dei giorni”.

O il tradimento: “Rimani sola con te stessa, sospesa tra il dolce e l’amaro della vita. E mediti quel che non è stato”.

O la solitudine: “Vivo anche la sera tra i rovi e nulla mai si colora”.

O, infine, la speranza: “La nostra vita, acqua che scende, su un viso illuminato dal sole.”

E la gioia: “L’ombra ci precede nel sole mentre avanziamo felici di nulla avere, di tutto avere. Paghi di essere quel che siamo”.

La lettura delle poesie è rapida. Una volta terminata, vien voglia di ricominciare da capo. Le si rileggono di nuovo e di nuovo ancora, ed una sottile malinconia sale silenziosa. Senza dubbio è generata dal timore, che nasce spontaneo, della fugacità delle cose. Di tutte le cose. Delle stagioni come dei sentimenti. Delle parole, dei pensieri, delle emozioni. Della vita. E’ l’essenza stessa del tutto che tende a dissolversi, lasciandoci inermi, impotenti, arresi. Sopravvive soltanto la bellezza. La bellezza che non chiede spiegazioni, che non cessa di esistere, che si ferma incantata come le stelle tra i rami, all’improvviso, la sera.

Ed in essa ritroviamo l’origine. E forse anche la destinazione finale.

Tutto questo respiriamo nelle poesie di Raffaele Gaetano.

Il dilemma antico del nostro essere uomini e donne: per un verso ci appartiene la bramosia del costruire, del voler immaginare l’eternità delle cose delle quali ci circondiamo, e per questo aspiriamo al confronto costante con la natura, perché ci rassicurano i suoi spettacoli che si ripetono immutabili ogni giorno, che si succedono con assoluta regolarità, il sorgere del sole, lo spuntare della luna, il sopraggiungere delle stagioni, il rifiorire della primavera.  Ma per l’altro, patiamo, inevitabile anch’essa, la consapevolezza della caducità del tutto.

Nell’alternanza tra queste due emozioni, tra queste due forze che si contrappongono, trascorre la nostra vita. Di entrambe abbiamo coscienza: l’una, la prima, genera in noi la speranza, lo sguardo verso il futuro, verso le infinite possibilità, l’altra, la seconda, induce la nostalgia, il rammarico per tutto ciò che la brevità del nostro tempo ci rende inaccessibile.

Tra questa illusione e questo rimpianto si asside la bellezza. Pura. Inesausta. Struggente.

Ed essa, la bellezza, sfuma di sé ogni poesia di Raffaele Gaetano. Attraversa ogni scenario, ogni sentimento. La gioia come il dolore, la quiete come la tempesta. L’alba come l’imbrunire, l’amore come la solitudine. E diviene, all’improvviso, luce, speranza, desiderio. Diviene, forse, tutto ciò che può essere capace di rendere migliore l’uomo.

In un mondo sempre più difficile, e all’interno di un’umanità sempre più collerica ed aggressiva, le parole bellissime di queste poesie ci commuovono ancora, e si trasformano in monete d’oro in uno scrigno prezioso, in un tesoro che riscalda, nonostante tutto, e per sempre, il nostro cuore.

Matilde Fittante 

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