Leggende, spettri e amori perduti ne La malasorte di Daniela Grandinetti
3 min di letturaLa malasorte nell’ultimo romanzo di Daniela Grandinetti
LAMEZIA. La malasorte di Daniela Grandinetti è protagonista della serata e di un viaggio che ci trascina in un paese dai contorni fumosi e dal percepibile alone di mistero.
Magia e segreti ci portano a Sovara, un paesino dell’entroterra calabrese ma che avrebbe potuto essere un paese qualunque di una qualsiasi parte del mondo, sospeso tra passato e presente.
La malasorte è un romanzo sul luogo d’origine che spesso, volenti o nolenti, ci richiama a sé chiedendoci di ritornare per affrontare il dolore che il passato ci ha inflitto, ci richiama per ricordare. Quello stesso dolore che ci fa comprendere, attraverso queste pagine, fin dove può spingersi una donna per amore o, paradossalmente, rassegnarsi a vivere una vita nella sua totale assenza invitando ognuno di noi a una riflessione emotiva profonda. A esaminare ogni angolo del proprio lato oscuro in una tensione che spinge queste donne a voler amare e a essere a loro volta riamate.
Siamo a Sovara, dunque, protagonista a sua volta dell’intrecciarsi del destino di tre donne: Cettina e Tilde, legate indissolubilmente alle loro radici, e Cosma.
Cosma è presenza fantasmatica di una affascinante contadina vissuta agli albori del Novecento che non ha intenzione di abbandonare le strade di Sovara, diventando protagonista dei racconti degli abitanti del paese. Vive nelle leggende, è una maledizione (malasorte) pronta a colpire chiunque ostacoli l’amore, agognato sin dalla più tenera età contro gli inganni e le menzogne dell’infanzia. Proprio Cettina e Cosma, pur appartenendo a mondi distanti arrivano a incontrarsi e a non perdersi nel tempo; riescono, nella monotonia negativa che ormai domina le loro vite, a riprendere in mano la propria esistenza. Questi due mondi entrano quasi in rotta di collisione divenendo poi uno funzionale all’altro tanto che le due donne riescono a salvare i loro ricordi e i loro amori, riuscendo a trovare la salvezza “sospendendo un tempo tra il sonno e l’alba“.
Non facciamoci ingannare però, La malasorte non è un giallo o un thriller, ma un romanzo introspettivo e di sentimenti in cui riescono ad intrecciarsi impeccabilmente storie di fantasmi e leggende. Stile intenso, ritmi serrati, uso del dialetto, scene cruente, descrizione quasi fotografica dei paesaggi e la profonda psicologia dei personaggi fanno il resto. L’impatto emotivo è sollecitato e spinto quasi al limite; La malasorte ci fa pensare, ci invita a riappropriarci della nostra sorte prendendo la storia di tante donne calabresi; ci parla di una realtà concreta seppur inscritta in tanti nebulosi racconti del passato, intrappolati nel limbo tra il reale e l’illusorio.
Malasorte è l’idea di andar via dal paese e non tornare.
Valentina Dattilo