L’esplosivo piano di Bazil – La linea
4 min di letturaOrganizzato dal Collettivo autonomo Altra Lamezia, al Parco Impastato, martedì 18 agosto,
La Linea, favola breve di Enrico Astolfi, con illustrazioni di Aladin Hussein Al Baraduni, Lorusso editore
Vado con i miei fogli
L’esplosivo piano di Bazil è un film francese del 2009, riproposto questo inverno a Lamezia da UNA, associazione culturale per la visione di film in lingua originale con sottotitoli.
In questo film il protagonista, solo e senza famiglia, insieme a una umanità varia e generosa, decide di combattere le multinazionali delle armi. Armi che avevano causato la morte del padre e ferito lui in modo indelebile, portando in testa una pallottola non removibile.
Quello che mi rimase del film furono il grottesco ed il surreale, la giocosità insieme alla distorsione della realtà che trovo tutta stasera nell’approccio che lo scrittore Enrico Astolfi ha dato alla sua storia sul conflitto, “La Linea” Favola con immagini disegnate da Aladin.
Tanti i punti in contatto con quel film, anche fuori dal contenuto vero e proprio del libro.
Il presentatore sembra quel simpatico personaggio del film che parlava per luoghi comuni, una serie di immagini che sembravano uscire direttamente dalla sceneggiatura di Bazil.
Modi di parlare. Come si parla e di cosa si parla quando si parla dove si parla. E così sorridendo ascolto la storia di un conflitto.
Enrico racconta che con Aladin, Yemenita ed ora abitante di Centocelle, da dieci anni, si è incontrato in uno sgombero, fra una occupazione e una manifestazione.
Lui, originario di Ferrara fuori le mura, ora vive a Roma, alternando lavori precari alla sua attività di scrittore.
Nasce dall’incontro fra i due una prima idea di una Linea, dalle parole di un funzionario della Digos che bloccando entrambi durante un picchetto anti sfratto, proibisce loro di varcare una linea che non era segnata e visibile. Mentre appunto chiedono al funzionario dove fosse questa linea si sentono rispondere che è lui a decidere dove sia e come e quando poter essere varcata.
Così La Linea, favola su un conflitto, non specifico, su un conflitto che può essere ogni conflitto, su un generale conflitto fra tesi e antitesi, prende vita in un non luogo, con protagonista che lo diventa in modo assolutamente casuale, durante una notte.
Infatti la favola inizia di notte. Viene tracciata una linea in un luogo immaginario, arrivano da una parte e dall’altra manifestanti che vogliono attraversarla e poliziotti che impediscono il passaggio. Un divieto fatto senza conoscere i motivi, un bisogno di attraversare senza saper perché. Solo per avere spazio.
La favola ha una morale senza voler fare morale e credo stia proprio nello spazio che si vorrebbe, lo spazio immaginativo.
Le linee sono tante, sono importanti. Bisogna tracciare una linea al nostro comportamento, sempre molto contraddittorio e contorto.
Nello spazio dell’arte il conflitto trova il luogo della rappresentazione portando le storie e i personaggi a riconoscersi. I disegni sono veri quando le persone vivono e si riconoscono partecipi nella rappresentazione, dirà Aladin, ripetendo più e più volte, come Boezio, la differenza fra vero e falso. L’arte è militanza, sia sul murales che in un disegno o sulle pagine di un libro. Storie vere. Aladin si fa raccontare le storie vere nei luoghi dove va, storie di disagio, di infelicità, storie che nell’arte entusiasmano, aprono il varco del chiuso vivere di ossessione e liberano il soggetto in una appartenenza universale. Ci siamo tutti, anche noi, nello spazio.
E mentre i fogli sui banchetti messi accanto prendono il volo sollevati da un soffio di vento e mentre i due cagnetti mimano un conflitto fra loro, e mentre la sera tinge di rosa, io ritorno a casa con una immagine affettuosa: quella dell’editore del libro che, in Puglia, ha seguito in ogni presentazione fatta, l’autore. Un editore indipendente che pubblica cinque libri all’anno e li segue come suoi familiari, e crede come tutti noi nell’unicità, nelle storie e nel grande spazio che c’è per tutti quelli che lo sanno vedere. Come Bazil.
Ippolita Luzzo