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#letturedestate ‘A Tridicina, l’intrigo in dialetto lametino di Domenico D’Agostino

3 min di lettura
Domenico D'Agostino 'A tridicina

‘A Tridicina, il nuovo lavoro di Domenico Benedetto D’Agostino, è un giallo atipico in dialetto lametino ambientato durante la Tredicina di Sant’Antonio.

 

È la Tredicina della festa di Sant’Antonio lo scenario di ‘A Tridicina, il nuovo romanzo breve (o racconto lungo) a tinte gialle dell’autore lametino Domenico Benedetto D’Agostino edito da Youcanprint.
La vicenda è ambientata in una anonima città del sud – della quale si riconosco vari tratti di Lamezia Terme – ed è articolata nei tredici giorni che precedono la festa patronale di Sant’Antonio di Padova.

La trama

Il protagonista dell’intrigo è Totò, giovane professore al liceo classico, che una mattina riceve una telefonata; una di quelle telefonate che fanno pensare e tremare le gambe. Totò, senza neppur lontanamente intuire le ragioni, riceve una minaccia di morte.
Il professore non fa in tempo a cercare una spiegazione all’accaduto che il giorno dopo Franco, il suo più stretto amico, viene ucciso in un agguato: strappato alla vita da tredici coltellate. La Città (come viene chiamato il luogo al centro del romanzo, mossa narrativamente eccellente per ampliare il bacino dei lettori senza troppi restringimenti territoriali) precipita nel terrore di una guerra di mafia. Come dice lo stesso autore, non vi è nel protagonista Totò la figura di un eroe da romanzo classico, ma di un normale cittadino che si risveglia dal torpore delle apparenze e, colpito in prima persona dal marcio che lo circonda, prova a emergere dall’immobile pantano.

«’Nci parìa nun l’avissi mai conosciuta questa Città, in quel momento. Eppure, paradossalmente, non s’era mai sentito così tragicamente legato ad essa.»

'A tridicina D'Agostino

Su uno sfondo di cieca devozione cattolica, genetica omertà e tutti gli annosi problemi del Meridione d’Italia, D’Agostino imbastisce un romanzo che scorre rapido nel centinaio di pagine di cui si compone.
«Un giallo imperfetto, a tratti grottesco», così l’autore parla della sua opera. 

«In pochi, pochissimi giorni le vite di molti di noi, quelle vite passate fino a un certo momento ‘nta noja più totale, riescono a stravolgersi cumu nenti, pensava Totò.»

Lo stile

Dopo Poesia per pendolari e i Diari del giorno e della notte e il salto di Lucia, con ‘A Tridicina Domenico D’Agostino compie un esercizio di scrittura in vernacolo che, come ogni altra lingua ufficiale o meno, ha le sue regole ben precise di trasmutazione dal fonetico allo scritto.
Penna sferzante e sarcastica, D’Agostino alterna con destrezza l’italiano al dialetto non forzando la scrittura con alcun termine eccessivamente arcaico e di difficile collocazione nel contesto del periodo.

Antonio Pagliuso

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