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La lezione di Uto Ughi al Grandinetti di Lamezia Terme

4 min di lettura
Uto Ughi e l'Accademia di Santa Sofia

La lezione di Uto Ughi delle Quattro Stagioni di Vivaldi al Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia Terme per i grandi eventi AMA Calabria 2021

Lamezia Terme – Alla presenza di un folto pubblico che gremiva il Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, si è esibito per AMA Calabria il leggendario violinista Uto Ughi accompagnato dall’Accademia Santa Sofia in un programma incentrato sulle celebri Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi, considerato uno dei più celebri brani della letteratura musicale mondiale.

Quando il Maestro Uto Ughi è entrato nel palcoscenico prima d’iniziare a suonare ha voluto introdurre il capolavoro vivaldiano sottolineando come questo brano sia un grande affresco che rimanda alla pittura veneziana di Tintoretto e dei suoi contemporanei, primo esempio di musica figurativa. Ispirate a fatti precisi, Le quattro stagioni sono accompagnate da Sonetti che descrivono i vari momenti rievocati, attinti direttamente da quel bagaglio di emozioni e sensazioni sorte in Vivaldi durante una passeggiata immersa nella natura nei dintorni di Mantova. L’opera, emblematicamente, può simboleggiare anche la vita dell’uomo, ovvero la sua infanzia come Primavera, la maturità nei termini di Estate, l’Autunno come declino ed infine l’Inverno, l’arrivo della vecchiaia.

Dopo questa premessa, il virtuoso ha iniziato a declamare in ordine i Sonetti, facendo ascoltare nel dettaglio il canto degli uccelli, il temporale primaverile, l’abbaiare del “fido cane” del pastore, un’appassionata visione della “Primavera” di Botticelli, fatta di pennellate rapide, sintetiche, ma di grande effetto, giusta preparazione per l’esecuzione completa e suggestiva, accolta con sincero entusiasmo del pubblico. Ecco quindi l’Estate, «sotto dura stagion dal sole accesa/Langue l’huom, langue ‘l gregge, ed arde ‘l pino» in una calura afosa dove la musica letteralmente è come trascinata, mentre la tortora amoreggia con il cardellino. Improvvisamente venti diversi si incrociano e spaventano il pastore, che piange disperato nel timore che distruggano la semina. Ma ecco il timore sfuma e può tornare a riposarsi, se non fosse tormentato da nuvole di mosche e zanzare: «Sentite la rispettosità di Vivaldi!». Arriva allora il temuto temporale che distrugge le spighe di grano. L’esecuzione completa lascia ammutoliti. Questo movimento mette in luce tutta la grandiosità di Vivaldi, precursore dell’imponente orchestra sinfonica di Wagner. Egli era direttore dell’Ospedale della Pietà ed educando le orfanelle della città, aveva formato una delle orchestre più celebri dell’Europa dell’epoca, grazie alla quale poteva creare nuovi “colori” musicali, estranei alle orchestre barocche. Detto “il prete rosso” per il colore dei capelli, spesso Vivaldi, mentre diceva messa, era costretto a rifugiarsi in sagrestia nell’impeto della creazione musicale: per questo non era ben visto dalla Chiesa e dalla Santa Inquisizione. Tra aneddoti e contestualizzazioni storiche, il concerto prosegue nei giorni felici per la vendemmia dell’Autunno, tra i fumi del vino di Bacco ed un ubriaco che «forse cade, non si sa» ed «un dolcissimo Sonno al bel godere», con armonie quasi moderne. L’Autunno chiude con una solenne scena di caccia simile alle immagini di Reynolds, mentre la preda fugge inseguita, tra l’eco dei corni da caccia. Arriva quindi l’Inverno con un effetto quasi impressionistico, in un angosciato tremare tra la neve fatto di sonorità sgradevoli, glaciali e vetrose. Il violino esprime un orrido vento che solleva nuvole di neve gelata, mentre le persone scappano battendo i denti dal freddo, facendo letteralmente «brrr» come sottolinea il maestro al violino. Nel gelo affiora uno splendido quadro di Vermeer, Bosch, Bruegel: all’interno di un casolare, tra chiari scuri evocativi e quella particolare cura al dettaglio, i poveri abitanti sono stretti intorno al focolare, mentre fuori piove, nel pizzicare dei violini. In un lampo si arriva all’Allegro, tanto simile ai quadri con i pattinatori di Bruegel: essi camminano sul ghiaccio, con cautela, mentre si ode lo Scirocco, la Bora e la Tramontana di una natura che, nonostante le catastrofi, dà sempre gioia.

Il pubblico ha apprezzato con lunghi applausi l’esecuzione del solista e dell’Accademia di Santa Sofia giovane complesso di assoluto valore.

Prossimo appuntamento musicale al teatro Grandinetti il recital del grande pianista Roberto Cappello previsto per domenica 12 dicembre.

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