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Lo sfogo di una lametina: il Covid fa meno male della cattiveria umana

6 min di lettura

Riceviamo e pubblichiamo lettera aperta di una cittadina lametina positiva al Covid-19

Di seguito il testo della lettera: “Non avrei mai pensato di fare questo post, ma si è reso necessario. Ora è doveroso farlo perché la situazione sta sfuggendo di mano. Sono positiva. Si ho il Covid-19.

Ora leggete bene queste parole, vi racconto una storia, con tante sfaccettature. Partiamo dalla cattiveria umana. State inventando storie assurde e mettendo di mezzo persone che non centrano nulla.

l Signore ha scelto me evidentemente perché so sopportare meglio questa malattia che vi assicuro non è piacevole e sono felice di sapere me malata piuttosto che una persona fragile sia fisicamente che psicologicamente.

Ho il Covid, si! Proprio io che ho fatto battaglie per l’uso dei dispositivi di sicurezza, per invitare tutti alla prudenza, io che non sono mai uscita senza mascherina. Il destino ha voluto così e io lo accetto, ma questo deve farvi capire come sia potente il virus e come lo possa prendere anche chi sta attento. Torniamo a noi. Girano voci sul come mi sarei contagiata, voci assurde. Parole pesanti che mettono di mezzo la mia parrucchiera che non vedo da un mese.

State additando la palestra che frequento come focolaio di virus e invece sono persone meravigliose che si sono subito prodigate per gestire la situazione e sanificare: dai controlli è risultato che nessuno ha il virus. Ma ancora più grave, ed è vergognoso, state attaccando un uomo, il gestore del minimarket vicino casa mia, perché ci sta portando da mangiare.

Lo state esortando a non darci aiuto. Ma siete esseri umani o animali senza anima? Il Covid passerà, la vostra cattiveria no e auguro a tutti voi di provare la stessa emarginazione sociale”.

Invece ringrazio tutti quelli che con aiuto diretto e con messaggi e chiamate ci stanno dando supporto materiale e psicologico.Vi ricordo che voi che criticate siete gli stessi che si sono fatti LE vacanze estive in posti affollati, passeggiate senza mascherina tra la folla. cosa che io non ho mai fatto. vI voglio racconto la triste storia che stiamo vivendo per far sì che vi rendiate conto dell’importanza di seguire le norme anti-contagio.

Mi accorgo di essere calda, ho la febbre. Non immaginavo potesse essere Covid: proprio a me il virus, a me che sono ipocondriaca e che mi lavo con l’amuchina. Chiamo lunedì mattina il mio medico curante le dico i sintomi, e per tutela dei miei familiari e dei colleghi richiedo il certificato di malattia e in concomitanza anche il tampone. Martedì mi chiamano per farlo, devo andare io alla Asp, comunico di avere febbre alta, perdita del senso del gusto e dell’olfatto e affanno, nonostante questo mi fanno andare lì. Prendo la macchina, parcheggio, faccio un pezzo di strada a piedi con mascherina e faccio il tampone in una sala con un livello di igiene discutibile. Mercoledì inizia l’incubo. Mi chiamano per dirmi di essere positiva. Inizio a dare i sintomi e poi i contatti stretti avuti nei giorni precedenti. Immediatamente avviso tutti, i miei genitori, mio marito, mia sorella mia cognata e alcuni amici vengono messi in isolamento verbale perché il decreto ufficiale è arrivato solo dopo 24 ore. Comunico il luogo dove lavoro, la mia collega di stanza che, ad oggi, non è stata contattata, non ha neanche un decreto che la obbliga a stare in casa. Comunico il nome della palestra dove vado. Espongo chiaramente che sia a lavoro che in palestra seguiamo le norme di distanziamento e usiamo mascherine ecc.

Mia mamma è maestra lascia scuola e torna a casa, mio cognato è poliziotto: idem. Mi sarei aspettata un intervento celere per scongiurare un focolaio. Ma tutto taceva. Da mercoledì a oggi, sabato, non abbiamo visto nessuno. Non sono stati fatti i tamponi a nessuno dei miei contatti, solo ieri a due miei amici. Non è finita! Io da onesta cittadina, da donna che non se ne frega di essere additata come infetta e strega portatrice di malattia, inizio ad avvisare tutti. A lavoro, i titolari prendono misure di controllo. Stessa procedura la palestra dove chiudono e sanificano, vanno a fare i tamponi, stanno tutti bene. Anche i miei familiari che ad oggi non sanno se sono o meno infetti hanno avvisato i loro contatti diretti che a loro volta si sono fatti il test. Ma ripeto mamma è maestra e a scuola da lei nessuno ha fatto nulla se non il preside che ha disposto la chiusura per un giorno e i genitori che stanno tenendo i figli a casa. Se fossimo stati omertosi per paura delle malelingue? Quanta gente avrebbe rischiato? Ho chiamato per ore tutti i numeri possibili, dalla regione, all’Asp, al dipartimento, il 118 per pregare di venire a fare i tamponi ai miei genitori. Mio papà ha patologie ma…nulla. O non rispondevano o le risposte avevano questo tono “state chiamando troppo”.

Anche il Comune è stato avvisato ma non ha fatto niente. Oggi ho chiamato nuovamente i numeri preposti ma sono a casa: non lavorano giustamente. Intanto i miei vivono in casa, in quattro, con mascherina e dormono su divani o poltrone per non stare vicini. Sono sequestrati in casa e non sanno chi è infetto e chi no, intanto già in due hanno sintomi. Da mercoledì chiamo a raffica gli organi preposti ma non risponde nessuno. Esasperata ho chiamato i carabinieri, gli unici che mi hanno dato retta, hanno contattato l’Asp che guarda caso mi ha contattata per dirmi questo:“ E’ cambiato il DPCM è il tampone lo facciamo al decimo giorno.

Ci sarebbe da scrivere un libro su un governo che fa decreti senza logica, su enti locali che non sanno ribattere: una sanità in declino. Posso solo dire che ad oggi siamo stati abbandonati da tutti. Io che sono l’unica comprovata dovrei essere monitorata per procedura, oltre il mio santo medico curante, non mi chiama nessuno. Neanche sanno se sono viva o morta. Vergognoso! Non è solo la mia storia: è quello che stiamo vivendo altri tre contagiati e i nostri relativi contatti stretti, sequestrati in casa. Io sono stata malissimo fisicamente ma ancor più mentalmente per la paura di vedere i miei ammalarsi ho pianto per due giorni senza dormire, da struttura sanitaria e istituzioni sono stata solo derisa e poi isolata perché qui, chi protesta, non viene apprezzato.

Io non ho temuto un attimo per me, posso anche soffrire ancora di più e sopporto a testa alta ma, eticamente, e da un punto di vista di tutela della sanità e della salute pubblica di tutti noi, non è giusto che non si sia intervenuto su scuole con minori, luogo di lavoro, palestre. O ancora più gravemente su familiari che nelle ore successive manifestavano sintomi. Mi sono dannata e mi sto dannando perché è inammissibile che le istituzioni non intervengano subito. Questa storia la racconto perché ci dobbiamo svegliare tutti e pretendere più rispetto reciproco fra cittadini e dobbiamo esigere che le istituzioni facciano il loro dovere”. 

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