Lost in…. La casa di carta: serie tv amata e detestata, senza mezze misure
7 min di letturaLa casa di carta è una serie tv spagnola ideata da Álex Pina, trasmessa inizialmente da Antena 3 e poi distribuita da Netflix.
La serie è composta da quattro stagioni e narra le vicende del Professore e della sua particolarissima banda di rapinatori a ciascuno dei quali è associato il nome di una città. Questa scelta è legata ad una precisa regola decisa dall’uomo che impone di non rilevare per nessun motivo la propria identità; regola che comunque non risulta essere l’unica, in quanto vengono vietate anche le relazioni sentimentali. Quest’ultima comunque verrà infranta su più fronti, a partire dalla storia d’amore tra Tokyo, voce narrante dell’intera storia, e Rio, l’esperto di computer e tecnologia all’interno del gruppo.
Le prime due stagioni concernono una prodigiosa e studiata rapina alla Zecca di Stato. I protagonisti infatti si sono nascosti per cinque lunghi mesi in una vecchia tenuta nelle campagne di Toledo per prepararsi a questo colpo e per calcolare quasi al millesimo ogni possibile imprevisto.
Il Professore infatti col suo distacco emotivo evidenziabile nelle sue stesse regole, con la sua compulsione nel dare un nome a tutto, col suo misto di estrema precisione e collaterale superstizione, coi suoi comportamenti altamente misurati, col suo ritualismo, con le sue doti di deduzione ed attenzione, rappresenta la mente di un piano per ovvie conseguenze minuzioso, messo nelle mani di un gruppo assolutamente scalmanato che necessita quindi di una personalità analitica a guidarlo dall’esterno.
Il colpo alla Zecca è mosso da due motivazioni principali, una estremamente personale, e un’altra sociale, se vogliamo. Il piano infatti è messo in atto dal Professore con l’intenzione di onorare chi l’ha progettato, ovvero suo padre, morto in una rapina prima che potesse perfezionarlo e metterlo in pratica.
Il colpo inoltre vuole essere una provocazione nei confronti del sistema, come evidenziabile in una proverbiale citazione del Professore: “Ti hanno insegnato a distinguere il bene dal male, ma, se quello che stiamo facendo noi lo fanno altri, ti sembra che sia giusto. Nel 2011 la Banca Centrale Europea ha creato dal nulla 171 mila milioni di euro, dal nulla, proprio come stiamo facendo noi però alla grande. 185 mila nel 2012. 145 mila milioni di euro nel 2013. Sai dove sono finiti tutti quei soldi? Alle banche, direttamente dalla zecca ai più ricchi. Qualcuno ha detto che la Banca Centrale Europea è una ladra? Iniezione di liquidità l’hanno chiamata e l’hanno tirata fuori dal nulla, Raquel, dal nulla. Cos’è questa? Non è niente, Raquel, è carta. È carta, lo vedi? È carta. Io sto facendo un’iniezione di liquidità, ma non alla banca. La sto facendo qui, nell’economia reale, in questo gruppo di disgraziati perché è quello che siamo, Raquel, per scappare da tutto questo. Tu non vuoi scappare?”
Ciò che infatti induce ad appoggiare totalmente quella che nei fatti è una rapina, è l’assoluta giustizia che paradossalmente la motiva, nonché la ricercata (e per lo meno tentata) assenza di violenza che rappresenta un’altra delle regole correlate alla riuscita del colpo. “Noi non ruberemo i soldi di nessuno perché gli staremo simpatici, ed è fondamentale, è fondamentale avere l’opinione pubblica dalla nostra parte” spiega il Professore nel primissimo episodio “Diventeremo gli eroi di queste persone, cazzo, però fate attenzione perché, se dovessimo versare anche una sola goccia di sangue, fare anche solo una vittima, non saremo più dei Robin Hood, diventeremo dei semplici figli di puttana.”
Date le premesse, risulta molto riuscito dunque il riferimento ai partigiani che sono più volte menzionati e ricordati dai rapinatori che cantano a più riprese Bella ciao nel susseguirsi dei vari eventi. Altamente simbolico ed iconico è quando a cantarla sono il Professore, ovvero Sergio Marquina, e suo fratello maggiore, Andrés de Fonollosa, avente il nome di Berlino all’interno della banda.
Berlino è sicuramente il personaggio più amato, nonché il più carismatico all’interno della serie. Viene presentato come un personaggio negativo, in particolare come “un narcisista egocentrico con manie di grandezza” e “privo di empatia”; come “un eccentrico con tendenze alla megalomania che gli impediscono di distinguere il bene dal male”; come un uomo con “un gran senso dell’onore e un bisogno patologico di fare buona impressione, soprattutto davanti agli estranei”. Eppure, nel finale della seconda stagione, come ormai è risaputo in quanto spoilerato ovunque sui diversi social network, si sacrifica senza la minima esitazione e, proprio come un partigiano, muore per la libertà dei propri compagni di avventura. Questo rappresenta certamente il punto più alto e poetico dell’intera serie.
La terza stagione a seguire vuole onorare tra l’altro proprio la figura di Berlino che continua ad apparire attraverso dei flashback. Stavolta si tenta un colpo ancora più complesso del precedente, un piano messo a punto in precedenza dallo stesso Berlino con l’audace obiettivo di rapinare la Banca di Madrid. Sergio perciò, si trova a voler onorare suo fratello, così come precedentemente aveva fatto con suo padre.
La difficoltà del piano e la totale assurdità dell’impresa si sposa perfettamente con un personaggio così sopra le righe come Berlino. Il Professore naturalmente, data la sua natura notoriamente più razionale rispetto a quella più spregiudicata del fratello, reputa questo suo piano “una follia“ e lo reputa quindi “impossibile”. De Fonollosa, al contrario, sostiene: “Sembra impossibile ed è proprio il fatto che sembri impossibile che lo rende così bello.”
A sancire questa discussa impraticabilità è la locazione precisa dell’obiettivo: quarantotto metri sotto il livello del suolo, quindi sotto la Banca, nella camera blindata, con dentro l’oro. Questa camera è avvolta da due corsi d’acqua che comporta l’inondazione della stessa se si tenta di colpire la porta, una porta di quattordici tonnellate di acciaio. Si tratta quindi di “un’opera geniale di ingegneria”, di “un prodigio”.
Più precisamente Berlino spiega: “Quando toccheremo quella porta, inizierà a entrare acqua, 7500 litri al minuto. Una volta dentro, esploderesti se aprissi la porta. Noi non faremo che penetrarla e quindi, nei sedici minuti che si riempirà la camera, noi giocheremo a Jacques-Yves Cousteau. Senza aprire quella porta, entrerà un saldatore e lì, con l’acqua che sale, sale, sale ogni minuto di più, inizia l’autentica fantasia del nuovo millennio: saldare da entrambi i lati una sorta di camera di decompressione. Creeremo una camera di decompressione, come un batiscafo. E quindi, fratello del mio cuore, arrivano le bolle. So che ti piacevano i documentari sull’oceano. Beh, qui arriva il tuo autentico momento di meraviglia, quando si equilibra il galleggiamento, ti giri e vedi come salgono le bolle, come brillano per l’effetto di lingotti d’oro e salgono fino ad arrivare a schiantarsi sul soffitto. Crederai di essere nella stazione spaziale e invece no, sarai nella camera blindata della Banca di Spagna, così, galleggiando. Sarà come entrare in un galeone affondato in mezzo all’oceano. Novanta tonnellate d’oro a 24 carati.”
Le vicende all’interno del Banco di Spagna non sono ancora concluse. È prevista una nuova stagione a settembre ed un’ultima a dicembre per scoprire se ce la faranno inostri eroi a dileguarsi dopo un continuo di sfortunati eventi che hanno stravolto il piano e quindi la terza e quarta stagione, stagioni certamente più carenti rispetto alle prime due.
Credo che La casa di carta, seppur mainstream e imperfetta, vada bene ai fini dell’intrattenimento che poi è quello che si ricerca quando si decide di guardare una serie tv. Tra l’altro, colpisce e crea un certo senso di appartenenza il riferimento alla Resistenza. Le dinamiche perciò sono abbastanza attrattive ed il gruppo di rapinatori con la tuta rossa e la maschera di Dalì è coeso, funziona bene, crea sinergia e fa simpatia. Il senso e la direzione delle loro imprese inoltre rende partecipe il fruitore e lo fa tifare per i rapinatori, come già accennato, piuttosto che per la controparte. Penso quindi che questa serie tv sia in grado fare affezionare e ciò non è cosa da poco, a prescindere poi da pareri tecnici o da quanto possano pensare i radical chic delle serie tv.
Gli eccessivi intrecci amorosi conferiscono naturalmente una nota da “soap opera” che spesso è disturbante e questo è palese. Marcare l’azione e accantonare le relazioni avrebbe reso più incisive le vicende proposte. Per conto mio, avrei eliminato tutti i flirt esistenti e avrei salvato al massimo la storia d’amore tra il Professore e Raquel Murillo, ispettrice e negoziatrice tra lui e la polizia durante il colpo alla Zecca di Stato. Questo sentimento di Sergio, del resto, questo suo cedimento dinanzi alle sue stesse regole, credo voglia dimostrarci e dimostrare al personaggio stesso l’impossibilità di avere tutto rigidamente sotto controllo come tenta di fare da tutta una vita e credo che rappresenti inoltre una latente crescita interiore del personaggio. Lo stesso tipo di ragionamento concerne la morte di un personaggio superlativo come Berlino che diventa e rappresenta il simbolo della sua maturazione e della sua intima “resistenza”.
Ad ogni modo, consiglio la visione di questa serie tv a chi cerca un intrattenimento avvincente, ma non eccessivamente impegnato.
Concludo proponendo i video di alcune delle scene più canoniche della serie, riguardanti Berlino, il Professore e Nairobi, il personaggio femminile più interessante e riuscito della serie.
Simona Barba Castagnaro