Maggio dei Libri 2018. Il problema dell’integrazione nel libro E tu splendi
3 min di letturaE tu splendi è l’ultimo lavoro letterario di Giuseppe Catozzella incentrato sulla difficile integrazione dei migranti che sfidano ogni sorta di pericolo, perfino la morte, sperando di costruirsi un futuro migliore lontani dalle loro terre di origine.
Protagonisti dell’opera un gruppo di migranti approdati in un piccolo paesino delle montagne della Lucania, con cinquanta case di pietra e duecento abitanti, dove Pietro e Nina trascorrono l’estate con i nonni vivendo un’esperienza straordinaria che cambia la loro vita in direzione del superamento dei propri limiti e della emarginazione che condiziona la vita degli stranieri.
La tematica del libro ha spalancato le porte di ben 42 paesi del mondo cambiando la vita dello stesso autore che ha voluto presentare l’opera al “Maggio dei Libri 2018” conversando con il critico cinematografico Gianlorenzo Franzì e la blogger Ippolita Luzzo.
Giuseppe Catozzella si reputa figlio dell’emigrazione per aver sperimentato direttamente questo triste fenomeno che coinvolge il mondo omologando tutti. «Siamo tutti uguali, – ha affermato – siamo tutti emigranti ma vogliamo nasconderlo perché l’emigrazione ci ricorda qualcosa che vorremmo rimuovere. I migranti ci ricordano noi, solo che sono più poveri di come eravamo noi, più sporchi di come eravamo noi».
Così si sente Pietro, che insieme alla sorella Nina, rimasto orfano di madre, va a trascorrere un’estate dai nonni ad Arigliana, un paesino della Lucania. Alla fine della memorabile estate , Pietro comprende di essere straniero di se stesso e degli altri. Sente che ognuno è solo, che la responsabilità pesa sulle sue proprie spalle e deve accettare i propri limiti.
Dopo una serie di vicessitudini, Pietro riuscirà ad uscire dal buio per andare incontro alla luce, alla speranza di una nuova vita e di un futuro migliore. E tutto questo si rende possibile dopo che Pietro e sua sorella Nina scoprono una famiglia di stranieri, composta da sette persone, in un’antica torre normanna abbandonata nel paesino dei nonni. Chi sono? Cosa vogliono?
Perché non se ne tornano da dove sono venuti? Interrogativi che si pongono gli abitanti sopraffatti dal terrore e dalla paura e disorientati di fronte al nuovo e al diverso ma poi finiscono per mutare atteggiamento vincendo la diffidenza, le tensioni e i pregiudizi radicati per secoli nel Sud e aprirsi alla speranza.
È la stessa voce di Pietro che racconta come in quell’estate indimenticabile sia iniziata una nuova vita pervasa dallo splendore al quale allude il titolo del libro.
E tu splendi deriva da una frase di Pier Paolo Pasolini indirizzata ad un bambino del Sud – come ha chiarito l’autore – per incoraggiarlo a non farsi togliere l’energia, a non togliersi la vita e a non spegnersi ma a lottare per poter conquistare il proprio fragile e ostinato splendore.
Il libro di Giuseppe Catozzella induce a riflettere sul fenomeno dell’emigrazione che è aumentato nei nostri tempi in cui si registra lo spostamento di almeno 65 milioni di persone in tutto il mondo diventato più piccolo.
«Ma fra 60 anni – ha precisato Catozzella – questo fenomeno sarà dimenticato perché la storia ufficiale , che è scritta dal vincitore, narrerà altre storie e cancellerà i morti di oggi. Per capire la nostra storia – ha proseguito – bisogna andare nei luoghi ultimi come Lampedusa, Rosarno perché lì si può vedere come reagisce l’umanità. Uno su due è straniero ma la gente che fa?». Un interrogativo che attende risposte.
Lina Latelli Nucifero