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Maira: “I social? Per i giovani possono essere una trappola”

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L’allarme: “Esposti al pericolo, ma non hanno ancora maturato appieno la parte più razionale della mente. Vanno educati”


I social? Per gli adolescenti possono rivelarsi una trappola. Parola di Giulio Maira – già professore ordinario di neurochirurgia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e autore dei volumi ‘Il cervello è più grande del cielo’ e ‘L’età della mente’ -, che oggi firma sul Messaggero un lungo articolo sul tema, lanciando l’allarme sui più giovani.

“Troppo spesso, purtroppo – spiega il professore -, leggiamo sui giornali o ascoltiamo in tv di suicidi o tentati suicidi, di atti di autolesionismo o di bullismo, che coinvolgono ragazzini o adolescenti. I dati registrati all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sono numericamente molto preoccupanti e riportano un peggioramento significativo durante i periodi più bui della pandemia, quando le misure restrittive ci hanno obbligati a stare a casa. La correlazione tra disturbi dell’umore e rischio suicidio – continua il professore – è ampiamente riconosciuta nella popolazione adulta e recenti studi confermano un significativo rapporto tra la presenza di una depressione grave e il tentativo di suicidio tra i 12 e i 26 anni di età. Non vorrei tuttavia che il dare tutte le responsabilità all’impatto della pandemia sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti rischiasse di far trascurare altri elementi altrettanto importanti nei comportamenti avuti dai giovani in questi ultimi periodi. Mi riferisco soprattutto ai social network, probabilmente i prodotti dell’Intelligenza Artificiale che in modo più appariscente hanno pervaso la nostra realtà e hanno cambiato la nostra vita sociale“.

Ogni volta che li usiamo, continua Maira, “alimentiamo un algoritmo programmato per aumentare la nostra dipendenza da queste piattaforme, e permettere a grandi aziende di averne un utile. Le conseguenze – sottolinea quindi l’esperto -possono essere tante, e talvolta con risvolti anche pesanti. Per i nativi digitali l’IA è diventata una parte imprescindibile della loro esistenza; oramai sono assuefatti a muoversi nel mondo contenuto in uno smartphone o in un tablet, all’interno del quale vivono la loro vita, le relazioni, le esperienze. Fenomeno, questo – afferma -, accentuatosi durante il lockdown, in conseguenza del quale molti ragazzi hanno peggiorato i loro risultati scolastici, e tanti hanno trascorso buona parte del loro tempo appesi a uno schermo che li ha portati a vivere una realtà virtuale per la quale molti di loro non sono preparati”.

Ed è qui, spiega quindi il professore, “che bisogna fare attenzione alle trappole che i social network possono nascondere per i minori che impazzano sul web. Abbiamo tutti il ricordo doloroso di ragazzini o ragazzine morti o oggetto di autolesionismo su istigazione a giochi pericolosi giunti attraverso il web, o come conseguenza di sfide mortali o di azioni di bullismo. E sul web prolificano anche i venditori di droghe”, dice, riportando i numeri dell’European Drug Report del settembre 2020.

“Giovani e adolescenti -continua Maira – sono esposti al pericolo perché alla loro età hanno pienamente sviluppato il cervello emozionale, che li porta alla ricerca del piacere e alla trasgressione, ma non hanno ancora maturato appieno la parte più razionale della mente, deputata al controllo delle nostre azioni. Esiste quindi un periodo pericoloso nel quale le propensioni più istintive, prevalgono sulla razionalità. La propensione al rischio, la ricerca di emozioni forti, e il distacco dai genitori sono il naturale risultato dello sviluppo del cervello adolescenziale”.

Una vulnerabilità che, per il professore, “richiede una particolare attenzione da parte di chi è preposto alla loro educazione, nella scuola e nell’ambiente familiare. La verità è che insegniamo ai nostri figli come comportarsi nella vita vera, ma gli diciamo poco dei pericoli del mondo virtuale. Invece i giovani vanno educati. L’accesso al web dei minori deve essere controllato da chi ha un ruolo educativo: c’è non solo il rischio della cattura dei dati ma talvolta può esserci anche la cattura della persona”, conclude dalle pagine del quotidiano romano.

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