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Malati Cronici: la sanità calabrese ha bisogno di professionisti competenti

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Malati Cronici: la sanità calabrese ha bisogno di professionisti competenti

Malati Cronici: la sanità calabrese ha bisogno di professionisti competenti

Il solo fatto che si possa pensare possibile lascia senza parole. Il dg invece sapeva tutto.

Comunicato Stampa

Frank Benedetto, ancor prima dello scoppio dello scandalo a livello nazionale, era a conoscenza del fatto che nell’ospedale di Reggio Calabria, talvolta, si usavano cartoni da imballaggio per stabilizzare gli arti dei pazienti ortopedici. E sapeva anche che questi bendaggi d’emergenza erano dovuti alla carenza dei tutori standard presenti nei Pronto soccorso.

In Calabria può succedere di tutto: che si paga un professionista- vedi dentista all’ospedale di Lamezia per 36 giorni inutilmente perché senza personale infermieristico non può fare nulla. La stessa si ammala e si continua di nuovo a pagare senza offrire alcun servizio. Si collocano nel frattempo infermieri in reparti e ambulatori dove non c’è nessun medico.

Sempre in Calabria non si contano i primari senza reparto e i reparti senza primari. E’ uno scandalo che va al di là di quanto si possa solo immaginare. E’ veramente grave che il nuovo ministro della salute pensi di dover continuare in Calabria con il commissariamento, dopo il deludente e drammatico risultato a cui hanno condotto la sanità calabrese Scura e soci.

Una sanità dove si inaugurano centri di vaccinazioni e mancano i vaccini obbligatori per legge, dove si sborsano centinaia di migliaia di euro in bonus e premi e poi mancano i medicinali salvavita. Dove non si consente a tanti pazienti riconosciuto il diritto all’esenzione anche quando è la legge a prevederlo.

Una regione dove si ha la sfacciataggine, non esenti da questo DG, sottosegretario, deputati, medici, di far passare per centro protesi quello che è un centro di riabilitazione, continuando ad affossare cosi l’ospedale di Lamezia che avrebbe potuto benissimo ospitare la struttura.

La Calabria continua ad essere la regione con meno posti letto rispetto alla Lombardia, Emilia Romagna, Veneto ma non si ferma nell’emigrazione sanitaria. Ogni anno 55 mila calabresi sono costretti ad intraprendere il viaggio della speranza per andare in altri ospedali a farsi curare. Questo costa tanto  sia ai calabresi che alla Regione.

Da noi però si chiudono malattie infettive, TIN, micro, chirurgie, ortopedie.

Anche quando e dove ci sono professionisti di alto livello (vedi il dr Ceravolo) si sta attenti a non dotare il reparto come a Lamezia Terme per quello di emodinamica. Forse per non fare un torto a Catanzaro. Da anni ci sono medici che continuano a fare f.f. e non si mette in moto l’iter per il primariato. E’ da nove anni che aspetta la chirurgia lametina.

Per tornare alla vicenda triste vicenda dei cartoni sono innumerevoli i dettagli contenuti in una chat di Whatsapp che è finita agli atti dell’indagine condotta dai Nas su mandato del ministero della Salute.

Frank Benedetto
Frank Benedetto

In quelle conversazioni – che risalgono allo scorso 28 luglio, due giorni prima della pubblicazione dell’inchiesta il capo del Grande ospedale metropolitano avrebbe commentato una delle foto che ha fatto il giro d’Italia.

Nell’immagine sottoposta all’attenzione di Benedetto, c’è la gamba di un paziente – un uomo – avvolta in un cartone di risulta. Il dg, nella chat, avrebbe definito quella “medicazione” come una vera e propria “schifezza”, non senza manifestare tutto il proprio disappunto al suo interlocutore. Benedetto, inoltre, avrebbe dimostrato di aver ben chiari i termini della questione, al punto di “assolvere” da eventuali responsabilità il primario, Angelo Ianni, e di puntare il dito contro il medico in quel momento di guardia nel Pronto soccorso e, in secondo luogo, contro l’ufficio responsabile della mancata consegna dei materiali medici.

Il dg avrebbe dunque fornito una spiegazione in merito a quelli che lui stesso – nell’informativa inviata al presidente della Regione Oliverio – ha definito come «bendaggi d’emergenza».
La fasciatura di cartone – spiegherebbe nella chat finita nel fascicolo d’indagine – sarebbe stata dovuta all’indisponibilità delle docce pneumatiche (i tutori ortopedici), tra l’altro formalmente richieste dal Pronto soccorso alla farmacia dell’ospedale. Perché non si è provveduto in tempo?

Il “gesso” di cartone, avrebbe aggiunto Benedetto, sarebbe stato solo una alternativa temporanea in attesa dell’intervento vero e proprio. Il dg avrebbe ammesso un altro dettaglio, ovvero che il reparto, in quel momento, non era in possesso di tutti gli strumenti ortopedici di cui dovrebbe essere fornito un Pronto soccorso. Ne consegue che i medici di guardia, in assenza di strumenti idonei,
sarebbero stati costretti a utilizzare materiale di cartone per stabilizzare gli arti dei pazienti.

L’ammissione di Benedetto si incastra con quanto dichiarato dalla stesso Ianni al Corriere della Sera, lo scorso 31 luglio: «È vero, al Pronto soccorso mancavano le clip che si usano per immobilizzare gli arti infortunati, io ho fatto richiesta con lettera protocollata già nel mese di marzo».

Da qui la domanda: quante volte e per quanto tempo, negli ultimi cinque mesi o anche prima, i sanitari del Pronto soccorso sono stati obbligati ad arrangiarsi con strumenti “non convenzionali” pur di garantire ai pazienti un’assistenza medica efficace? Saranno, molto probabilmente, le indagini dei Nas a fornire anche questa risposta.

Dalla chat in possesso dei militari emergerebbero altri dettagli. Benedetto, nel corso della conversazione, dopo aver espresso il suo rammarico per quei bendaggi ortopedici inusuali, avrebbe anche sottolineato come il ricorso alle ingessature di cartone non fosse una responsabilità né sua né del primario, bensì dell’ufficio che si occupa delle forniture dell’ospedale, alle dirette dipendenze del direttore amministrativo dell’azienda.
La chat acquisita dai Nas fornirebbe nuovi elementi di indagine per un altro motivo: la gamba ritratta nella foto commentata da Benedetto è, con ogni evidenza, quella di un uomo; non appartiene perciò alla donna, G.O., che – oltre ad aver “riconosciuto” il suo piede è stata individuata dallo stesso dg come l’unico paziente “trattato” con il cartone in Pronto soccorso. I casi di questo tipo accertati direttamente da Benedetto, quindi, potrebbero essere almeno due. In attesa dei risultati dei Nas.

Non si dimentichi per come pubblicato sulla stampa che già anni addietro si sono verificati anche in altri ospedali fatti del genere che evidentemente non hanno suscitato lo stesso clamore. La sanità calabrese ora ha bisogno di professionisti competenti. Basta con dg ossequiosi al capo di turno, basta con direttori sanitari assenti ed incapaci, basta con ministri con gli occhi appannati, basta con lo sperpero di denaro ed una politica che ignora totalmente la medicina territoriale e la prevenzione.

Non deve essere, quando lo è, un fatto episodico e sporadico ma deve costituire un sistema organizzativo che partendo dalle scuole e dai luoghi di lavoro, strutture pubbliche e private, sportive e ludiche si orienti a 360 gradi e metodi continuativi.

Non si deve far soffrire i pazienti perché qualcuno, impegnato in altre faccende, dimentica di firmare un documento o di mettere in ordine quello che necessita.

Non più tardi di due sere fa un medico di Roma che porta la nipotina presso l’ospedale di Lamezia chiede ai medici del pronto soccorso come mai per la paziente non siano state utilizzate le “farfalline” che le avrebbero evitato sofferenza inutile. La risposta: non abbiamo farfalline. Nemmeno quando si parla di spiccioli si è in grado di farvi fronte.

Comitato Malati Cronici del lametino

 

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