«Mannaia alli sambari e»… qualche altra bestemmia scristianizzata
2 min di letturaPremesso il valore desacralizzato dell’imprecazione sin dai tempi in cui la pronunciavano i nostri nonni, vorrei solo soffermarmi sull’aspetto linguistico come genesi dell’esclamazione succitata o di qualcun’altra dello stesso conio
Partiamo dall’elemento iniziale che si qualifica tecnicamente come univerbazione derivata dalla fusione di tre parole distinte: mal(e) n(e) aggia (equivalente meridionale di abbia).
Sambari rimanda, invece, a S. Nicola, protettore di Bari, pensate un po’!
Ripeto che trattasi di una forma contumeliosa insignificante, perché nel parlante era slegata dal riferimento all’accezione religiosa. Non era la sola, a dire il vero, comunque!
Una mia congiunta, come direbbe Conte, usciva fuori dai gangheri, citando un altro ancor più indefinito “Aloi”, su cui mi sono lambiccato il cervello tantissime volte. Eppure era un’espressione di tutta l’area delle due Sicilie che, attraverso il francese Eloi, rimandava ad un santo in carne ed ossa: Sant’Eligio, patrono dei maniscalchi. Credo fosse chiamato in questione quando le cose non galoppavano bene.
Per inciso, considerate, in tutto questo, che il cavallo e l’asino erano un bene indispensabile per tutto il primo cinquantennio del nostro Novecento (e non solo). Nell’area partenopea risponde all’appello quest’innocua bestemmia, ogni qualvolta ci si lamentava di problemi legati alla sterilità maschile, per metafora ippica di prestazione. Prima di chiudere questa mia glossa paremiologica, credo sia giusto porgere, en passant, qualche aneddoto agiografico di questa straordinaria figura della Chiesa Cattolica Romana: «S. Eligio era bravissimo nel ferrare i cavalli e se ne vantava molto. L’Altissimo Onnipotente si indispettì della sua supponenza al punto da inviargli suo Figlio in incognito. Gesù si mise ad aiutarlo. Per dargli una lezione un giorno tagliò la zampa di un cavallo, per poi riattaccarla miracolosamente, dopo aver applicato i ferri al suo zoccolo. E lui non volle essere da meno; tagliò la zampa del cavallo, applicò i ferri allo zoccolo ed infine cercò di riattaccare la zampa, senza riuscirci. Allora Nostro Signore si mostrò in tutto il suo splendore fino ad indurlo alla conversione».
Tutto questo humus cristiano era certamente ignorato dai nostri concittadini: in talune circostanze, è il caso di dirlo, erano sbizzarriti più o quanto Furia, cavallo del west e mi sa che, eccezionalmente, si sgranava malamente il rosario, eccome!
Prof. Francesco Polopoli