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Manutenzione dei corsi d’acqua, oltre alle opere attive serve anche una corretta informazione

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maltempo a Belcastro-LameziaTermeit

Doverose riflessioni in occasione della “Giornata internazionale per la riduzione del rischio dei disastri naturali”

Inizio con una doverosa premessa: questa lettera aperta non è una risposta ad un comunicato specifico pubblicato da terzi nelle ultime settimane, ma in realtà si inserisce in un quadro molto più ampio ed è rivolta a tutti, dato che nel comprensorio di Lamezia Terme si sta assistendo, ormai da mesi se non addirittura da anni, a scambi mediatici continui tra privati cittadini, comitati, partiti politici, eccetera, e si sta procedendo in tal senso senza entrare propriamente nel merito delle reali criticità del fenomeno trattato.

Il punto focale del dibattito riguarda la manutenzione dei corsi d’acqua del lametino, argomento attualissimo e onnipresente per una lunga serie di motivi.

Partendo dal presupposto che una corretta manutenzione di tali aree è doverosa, oltre che prevista dai corretti piani di gestione di un territorio, mi preme dover sensibilizzare la cittadinanza su un aspetto che – spero non volutamente – viene ignorato con regolarità da chi promuove comunicati stampa dedicati alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei corsi d’acqua del locale bacino idrografico. In queste reiterate espressioni di preoccupazione, da un lato perfettamente comprensibili dato che il nostro comprensorio ha subito delle vittime e la loro ferita è ancora aperta, si tende a ignorare completamente l’aspetto tecnico-scientifico della questione nonché l’intervento delle figure preposte e formate a mitigare tale rischio: far passare questa fantomatica idea secondo la quale il “rischio idrogeologico” (a breve il perché di queste virgolette) si può contenere e si può mitigare solo con un’opera di manutenzione basilare dei corsi d’acqua crea una visione distorta della realtà e potenzialmente pericolosa, che si insinua nell’opinione pubblica e distoglie l’attenzione da altri aspetti di vitale importanza.

È sufficiente interfacciarsi con la popolazione per rendersi conto di quanto molti ormai siano “edotti” sulla questione della manutenzione, ma di fatto risultano essere pochi quelli che sanno effettivamente come comportarsi in caso di alluvione: ecco, questa è una conseguenza pratica e tangibile dell’effetto, sull’opinione pubblica, della diffusione di messaggi incompleti da un punto di vista scientifico.

A ciò si somma anche la tendenza a far passare quasi inosservato l’apporto di tecnici come i geologi e gli ingegneri del ramo civile/ambientale alla mitigazione di questi rischi, quando tutta la componente relativa alla pianificazione, al monitoraggio, al campionamento statistico e alla pre-allerta passa da queste figure e dalla corretta interfaccia tra esse e le istituzioni regolatrici. Ogni nuovo anno di campionamento dati e monitoraggio si inserisce in un quadro statistico elaborato dagli esperti in discipline ambientali che serve ad adeguare i piani di emergenza e l’urbanistica del futuro, e contribuisce a migliorare le cartine del rischio, in quanto le aree soggette a maggiore criticità in caso di eventi eccezionali non coincidono con quelle ritenute tali dall’opinione pubblica, ma sono in realtà molto più articolate e complesse, solo che questo il lametino medio non lo sa perché da più fonti apprende che tutto si risolve facendo esclusivamente manutenzione presso i corsi d’acqua.

Andando a concludere, riporto come nei vari comunicati stampa che si alternano si riscontra la tendenza costante a fare confusione tra rischio meteorologico, rischio idraulico e rischio idrogeologico propriamente detti, a ulteriore prova della scarsa pertinenza di questi contenuti con gli aspetti scientifico-tecnici delle criticità del sistema idrografico che insiste sul nostro comprensorio. Noto con profondo dispiacere come, di fronte all’invocazione continua di interventi immediati, interventi che – ribadisco – sono necessari ma non sufficienti, non si fa pressione allo stesso modo per una migliore formazione e sensibilizzazione della popolazione sugli aspetti cardine di questa tipologia di rischi naturali, nonché per una pianificazione territoriale al passo con le nuove conoscenze scientifiche, il tutto coinvolgendo i professionisti formati in discipline ambientali.

In uno scenario come questo, possiamo trarre beneficio da iniziative come “Io Non Rischio”, campagna ricca di appuntamenti promossa dal Dipartimento di Protezione Civile che, proprio durante questa settimana, illustrerà alla popolazione il piano di Protezione Civile comunale, un evento importante che servirà da traino per una corretta formazione sui rischi appena trattati oltre che su altre tipologie di rischi che esulano dallo scopo di questo comunicato (uno tra tutti il rischio sismico, anch’esso estremamente attuale dopo la scossa di magnitudo momento Mw 4.3 avvenuta stanotte). Spero quantomeno che, dopo queste mie parole e soprattutto dopo la campagna ProCiv, si entri veramente nel merito di questi fenomeni naturali, e con totale cognizione di causa.

Dott.Geol. Francesco D’Amico

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