Marco Stranges: quando i sogni diventano realtà
6 min di letturaUn giovane con tanti sogni e le idee chiare: Marco Stranges il talento di Conflenti, cresciuto nel vivaio del Cosenza Calcio, già sotto la lente di ingrandimento delle big…
*di Antonio Gatto
Attualmente calciatore di spicco delle giovanili del Cosenza, ci racconti un po’ il suo percorso calcistico dall’inizio…
Il mio percorso calcistico inizia nella Savuto Calcio, lì con mister Bartolotta e Coccimiglio sono cresciuto e mi sono divertito molto, disputando partite prevalentemente nella provincia di Cosenza. Lì mi notò Francesco Coscarello, attuale presidente dell’A.S.D. Eugenio Coscarello, persona fantastica a cui sono legato moltissimo, che mi portò nella sua squadra. Qui passai anni meravigliosi, in particolare quello in cui vincemmo il girone e ci qualificammo per le fasi finali mentre tutti ci davano per spacciati, con un gruppo che più che squadra sembrava una famiglia. Conobbi qui due allenatori che mi cambiarono completamente, Mario Saccomanno e Francesco De Francesco; ricordo che restavo ore e ore dopo l’allenamento a calciare in porta con loro due.
Poi passai al Cosenza, con il gruppo allievi allenato da Occhiuzzi, mister a cui devo veramente tanto, che mi trasformò come calciatore soprattutto a livello caratteriale e mi spinse a dare sempre il massimo. Il primo anno non fu dei migliori, mi infortunai al tendine del ginocchio e feci poche partite. L’anno successivo fu fantastico con campionato meraviglioso anche se perdemmo i play off contro il Pavia che poi vinse il campionato. Davvero un peccato dato che eravamo una grande squadra!
Oggi mi trovo in prima squadra col Cosenza, e so benissimo che questo non è punto di arrivo ma una rampa di lancio. È un vero onore allenarmi in prima squadra, sto migliorando giorno dopo giorno soprattutto grazie all’aiuto dei compagni sempre disponibile e umili anche quando mi sgridano non rispondo mai perchéso che in fondo lo fanno per il mio bene.
Menzione speciale devo fare al Mister De Angelis, l’allenatore a cui sono legato di più, ha sempre avuto fiducia e stima nei miei confronti, oltre ad essere un grande allenatore è anche una persona umilissima, resta spesso insieme a me a fine allenamento aiutandomi a migliore lì dove sono carente, devo veramente tanto a lui e se sono quel che sono oggi il merito maggiore è il suo.
La qualità di un atleta sono importanti per la vita sportiva ma altrettanto importante è il supporto della famiglia: quali sono i consigli ed i valori che i suoi familiari le trasmettono?
Sicuramente è stata importantissima la presenza della mia famiglia, che da anni continua a fare sacrifici e spero un giorno di poter ripagare tutto il sudore versato.
Loro non mi hanno mai imposto niente, mi hanno sempre lasciato libero di sbagliare, perché è proprio da lì che arrivano i più grandi insegnamenti. Mia madre si è sempre fatta in quattro per accompagnarmi agli allenamenti e alle partite, una mamma meravigliosa, ha messo me e mio fratello sempre prima di tutto e tutti.
Mio fratello è da sempre il mio compagno di allenamenti preferito, è molto bravo anche lui a calcio, passiamo pomeriggi e pomeriggi con mini partite di calcio in corridoio e in terrazza ignorando, ovviamente, i richiami di nostra madre.
Mio padre, in ambito calcistico, è l’unica persona a non avermi mai fatto più di un complimento e proprio per questo devo ringraziarlo. Ricordo, quando avevo 8-9 anni, tutti i padri degli altri ragazzi esultare e complimentarsi all’infinito per un gol dei loro figli. Invece mio padre non mi diceva niente, nonostante facessi anche più di un gol; non mi diceva niente all’infuori di quello che sbagliavo.Tornavo quasi sempre a casa piangendo, mi ripeteva sempre che non serviva a niente dirmi bravo sulle cose che già sapevo fare ma che dovevo migliorare quello che invece non sapevo fare e che dovevo sacrificarmi sempre per la squadra. In quei momenti quasi lo odiavo ma solo adesso comprendo che padre speciale ho! Devo riconoscere anche l’aiuto datomi dai miei zii e parenti, in particolare zia Adriana, zio Roberto e zio Mario, che mi hanno trattato sempre come un figlio, e mio cugino Francesco che per me è un fratello. Non posso non ringraziare i miei amici Andrea, Sestino, Nicola, Davide, Antonio e in primis Marco, sempre pronti a incoraggiarmi e starmi vicino soprattutto quando le cose non andavano affatto bene.
E poi arriva il Bayern Monaco. Il pluridecorato club tedesco la seleziona per un provino in Baviera: che emozioni ha provato e quali sono le prospettive per il futuro?
Innanzitutto vorrei ringraziare la società Cosenza Calcio, per l’opportunità che mi ha concesso e per avermi fatto crescere tanto a livello calcistico e professionale.
Quando me l’hanno detto neanche ci credevo e ancora adesso non ci credo. È stata un esperienza fantastica, non saprei descriverla a parole. Allenarsi a pochi passi da campioni del calibro di Robben, Ribery e tantissimi altri è stata un’esperienza unica e qualunque sia l’esito del provino resteranno sempre dei giorni indimenticabili.
Il mio sogno più grande come ogni calciatore italiano è quello di vestire la maglia azzurra, ma sono realista è so che è quasi impossibile, ma d’altronde se non ci provo come faccio a esserne sicuro? Sognare non costa nulla!
Cosa si prova a passare così velocemente da giovane promessa a piccolo idolo di tante persone e a ritrovarsi alla ribalta nazionale?
Non sono ancora l’idolo di nessuno, né tantomeno una giovane promessa. Ho veramente tanti difetti, devo crescere ancora tanto, se resto così non andrò lontano, devo impegnarmi ogni giorno sempre di più per provare a diventare qualcuno. Mi riconosco invece in un semplice e qualunque ragazzo aggregato in prima squadra col sogno di rendere la mia famiglia e tutti quelli che mi vogliono bene orgogliosi di me e diventare un calciatore bandiera della mia città. Proprio come Marulla! Sogno di vivere una carriera come la sua, sarebbe un’emozione unica.
Come si vede tra 10 anni?
Fra 10 anni mi vedo come oggi: in un campo verde, con la voglia di rincorrere un pallone come un bambino, non cambia in che posto, in che squadra, non smetterò mai di sognare. Non riesco a immaginare un futuro in cui non mi trovi in un campo da calcio…
Qual è la sua squadra del cuore per la quale tifa da bambino?
La mia squadra del cuore è la Roma, mi sono innamorato di quella squadra e in particolare di un giocatore: Francesco Totti. Da bambino e ancora oggi passo ore e ore a guardare suoi video mentre gioca, è fenomenale… un Dio del calcio.
Un consiglio che vuole dare ai suoi coetanei che portano avanti i propri sogni nello sport e non solo?
Il consiglio che posso dare ai miei coetanei è di divertirsi e non mollare mai. Soprattutto quando le cose vanno male, quando si hanno infortuni gravi, quando le cose non vanno come vogliamo noi, dobbiamo convincerci che la ruota gira per tutti e un giorno o l’altro tocca a noi e non dobbiamo assolutamente farci trovare impreparati. Ricordo che la mia bisnonna, cui ero molto legato e a cui volevo bene come una mamma, mi diceva sempre “studia e lascia perdere il calcio, fai il dottore, l’avvocato che farai una bella famiglia e tanti soldi, non sprecare tempo col calcio”. Ora mia nonna non c’è più e non può vedere quello che sto facendo, ma tutto questo è la mia più grande motivazione, non passerà giorno in cui io non cercherò di smentire quelle parole e dimostrarle che diventerò qualcuno. Ogni giorno riparto da qui, ed è questo che non mi spinge a mollare mai. Voglio renderla orgogliosa di me!