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Mascaro di nuovo candidabile, procura e ministero dell’Interno impugnano la sentenza

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LAMEZIA.  La procura lametina e l’Avvocatura di Stato impugnano la sentenza che consente all’ex sindaco Paolo Mascaro di ricandidarsi. Nell’agosto scorso, dopo mesi di dibattimento, il tribunale di Lamezia Terme aveva rigettato la richiesta del ministero dell’Interno che aveva disposto l’incandidabilità per l’ex sindaco Paolo Mascaro, a capo dell’amministrazione comunale poi sciolta per infiltrazioni mafiose nel novembre 2017.

In quell’occasione il tribunale lametino aveva invece accolto la richiesta d’incandidabilità espressa dal Viminale per l’ex vicepresidente del consiglio comunale, Giuseppe Paladino, e per il consigliere comunale Pasqualino Ruberto che è stato anche candidato a sindaco. Paladino e Ruberto sono stati coinvolti nell’inchiesta Crisalide che avrebbe disvelato i rapporti di connivenza con i clan locali, a cui i due ex rappresentanti del consiglio comunale avrebbero chiesto aiuto in occasione delle amministrative del 2015.

Paolo Mascaro, sindaco di Lamezia Terme - Lameziatermeit

La sentenza di agosto, sulla riacquisita possibilità di candidarsi per l’ex sindaco Mascaro, viene ora impugnata dalla procura e dall’Avvocatura, quindi dal ministero dell’Interno. La decisione del tribunale civile emessa poco più di un mese fa, sarebbe ritenuta da chi ora la impugna “illogica e contraddittoria”. Sempre in riferimento alla suddetta sentenza, gli appellanti fanno notare che i giudici hanno evidenziato il condizionamento da parte della criminalità organizzata che avrebbe caratterizzato l’azione amministrativa e politica della consiliatura Mascaro. “Condizionamento che, sempre secondo la stessa sentenza, è provato sotto due specifici aspetti: quello della formazione del consenso elettorale e quindi dell’elezione dei componenti del Consiglio Comunale, e quello dell’imparzialità dell’azione amministrativa in senso tecnico”.

In pratica, per la procura e l’Avvocatura, l’ex sindaco Mascaro sarebbe venuto meno al suo potere di vigilanza e controllo dell’operato della sua amministrazione. A supporto di ciò vengono messe in evidenza quelle che vengono definite ‘anomalie’ riguardanti l’assegnazione dei beni confiscati, l’affidamento della mensa scolastica ad una ditta poi colpita dall’interdittiva antimafia, l’affidamento del verde pubblico. La procura e l’Avvocatura riprendono anche la questione del cosiddetto ‘doppio mandato’ di Mascaro che, sempre secondo gli appellanti, mentre svolgeva il suo ruolo di sindaco difendeva da avvocato alcuni esponenti della criminalità locale.

Redazione

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