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Massimo Iannicelli: “Un atto di fede e amore per la mia Chiesa diocesana”

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libro Iannicelli - LameziaTerme.it

Presentazione libro Iannicelli

Il libro sulla storia della Cattedrale

libro massimo iannicelli - LameziaTerme.it
Da sinistra Massimo Iannicelli, Vincenzo Rimedio, Vincenzo Villella, Carlo Cittadino
Comunicato Stampa

Il 27 marzo 1638 la città di Nicastro e i comuni circostanti vengono sconvolti da un terribile terremoto. Le scosse fanno crollare la Cattedrale normanna di Nicastro, consacrata da Papa Callisto II nel 1122 e fatta erigere dalla principessa Amburga nel 1100. Nemmeno due anni dopo il terremoto, sotto la guida del nuovo Vescovo Tommaso Perrone, inizia il lungo iter di ricostruzione della Cattedrale che ha portato, attraverso i secoli, al Duomo che tutti noi ammiriamo oggi, su Corso Numistrano.

 

Inizia da qui il percorso ricostruito dal giornalista Massimo Iannicelli nel libro “La Cattedrale di Nicastro dal 1638 ad oggi”, presentato ieri nella Cattedrale di Lamezia Terme nel contesto della novena dei Santi Pietro e Paolo, patroni della città e della diocesi lametina.

“Un libro che colma una lacuna nel racconto della storia della nostra Chiesa diocesana e della nostra città. Un lavoro che certamente non pretende di essere esaustivo, ma come ogni lavoro storiografico è sempre aperto a nuovi contributi. Era importante che venisse pubblicato per raccontare alle nuove generazioni e a tutti i lametini, credenti e non, come la storia di questa Cattedrale si sia intrecciata con le vicende politiche, economiche, militari del nostro territorio. Per sottolineare il rapporto speciale con questa comunità di tanti vescovi della nostra Diocesi, che misero a disposizione i loro beni per sfamare i poveri nicastresi e per costruire la Cattedrale: penso, solo per citarne due, al Vescovo Tommaso Perrone che avviò il processo di ricostruzione dopo il sisma, e al Vescovo Berlingieri che donò alla Cattedrale tutte le rendita della sua mensa e distribuì mille ducati ai poveri di Nicastro e Martirano” ha detto l’autore nel suo intervento soffermandosi con il pubblico su particolari storici ed artistici di alcuni elementi che costituiscono la Chiesa madre della Diocesi lametina, raccontati sulla base di documenti storici messi insieme da Iannicelli con un accurato lavoro scientifico durato oltre vent’anni.

Ho voluto consegnare alla comunità diocesana – ha proseguito l’autore –  “un dono di fede e d’amore, per ricordarci sempre che questa è la casa del Signore, dove è radicata la storia della città e della nostra Diocesi, dove tutti ci riconosciamo una sola comunità. Sarebbe bello che Lamezia attingesse al suo passato per capire che ancora oggi ci sono energie vive e positive, come nel passato, che devono poter emergere per migliorare la città”.

Anche dal Vescovo emerito Monsignor Vincenzo Rimedio, grande apprezzamento per il lavoro realizzato da Iannicelli sulla storia della Cattedrale “alla quale sono legati tanti ricordi personali del mio episcopato qui a Lamezia: penso ai congressi eucaristici, ai sinodi diocesani, alle tante occasioni di incontro con i fedeli in questa che è la Chiesa madre di tutta la Diocesi.  Io nutro ancora fiducia nei lametini, mi auguro che i lametini sappiano rispondere con fiducia e speranza alle sfide di oggi, amando la loro città”.

Dettagliata la relazione dello storico Vincenzo Villella che, nel definire le cattedrali “scrigno di bellezza dove il Dio invisibile si rende visibile”, si è soffermato in particolare sulle due statue presenti sulla facciata della Cattedrale, voluti dal Vescovo Valensise nei lavori di restauro avviati alla fine dell’ 800, che ricordano i due vescovi della Diocesi di Nicastro poi diventati Papi: Giovanni Antonio Facchinetti de Nuce che divenne Papa Innocenzo IX e Marcello Cervini degli Spannocchi poi Papa Marcello II. Di quest’ ultimo, Villella ha sottolineato lo stile sobrio, con tratti che ricordano l’attuale pontefice Papa Francesco.

Grazie a Massimo Iannicelli per l’accurato lavoro di ricostruzione storica, anche dal parroco Don Carlo Cittadino, che ha portato il saluto del Vescovo Luigi Cantafora, ricordando che la Cattedrale “è il luogo dove il Vescovo esercita la sua carità ed è il segno dell’unità della Chiesa diocesana”

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