Massimo Iannicelli, il vignettista satirico della citta’
4 min di letturaIl Giornalista e Direttore di Storicittà, Massimo Iannicelli, ormai popolare vignettista satirico della città, risponde alla domande di Lameziaterme.it sulla funzione della satira, sulle sue vignette e su tanto altro ancora.
di Valeria Folino
Lavorare come vignettista satirico significa avere il compito di raccontare, puntualizzare e, forse, anche sdrammatizzare su storie di questioni politiche o sociali scottanti.
«La satira – recita Wikipedia – è un genere della letteratura, delle arti e, più in generale, di comunicazione, caratterizzata dall’attenzione critica alla politica e alla società, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento».
Dario Fo, qualche tempo fa, in un’intervista a Daniele Luttazzi, spiegò che chi fa satira deve prendere sempre una posizione netta e farsi carico di ricordare al pubblico le malefatte degli uomini di potere (e non solo), in modo che nulla resti impunito, almeno nella percezione dell’opinione pubblica.
«Non scampa, fra chi veste da parata, chi veste una risata», cantava Guccini, e questa “risata” andrebbe, a volte, un po’ meno bistrattata e sottovalutata. D’altronde, personaggi come Grillo hanno iniziato la loro “militanza” proprio dalla risata. Perché la politica, forse al giorno d’oggi, prima che in cabina elettorale, “si fa” nei bar, nella fila alla posta e anche, inutile negarlo, sui social.
Ma la satira ha una qualche funzione sociale o è fine a se stessa? E soprattutto, può trovare spazio in una realtà come Lamezia?
Abbiamo cercato di capirlo in compagnia di Massimo Iannicelli, giornalista, Direttore Responsabile del mensile “Storicittà” e autore dello spazio Max Satyricon. Questa sorta di rubrica satirica, che Iannicelli propone quotidianamente su Facebook, cresce ogni giorno di più sia come iscritti sia come popolarità in generale. Le sue vignette sono ormai anche un po’ temute, o comunque tenute in considerazione, dalle stesse persone prese di mira: politici, professionisti e altri personaggi noti della città. Per seguire le sue vignette bisogna iscriversi al Gruppo Facebook «Le Vignette di Max Satyricon».
Incontriamo Massimo Iannicelli:
- Dottor Iannicelli, secondo lei, la satira ha dei limiti?
«Se è ispirata dalla cronaca sì, perché con il tempo “scade” e perde dunque la “freschezza” della notizia che contiene. Ma talvolta può anche continuare a far sorridere a distanza di tempo se si rammentano le vicende ed i personaggi».
- Le sue vignette, soprattutto quelle di satira politica, le hanno mai causato problemi?
«Sì, parecchi, soprattutto in campagna elettorale! Attacchi personali, offese, intimidazioni, minacce, pressioni ed anche una querela, poi rimessa».
- Quale vignetta considera il suo lavoro migliore?
«Dal 2014 ad oggi ne ho realizzato all’incirca 3500… Sono davvero tante e non potrei sceglierne una in particolare. Però, prima o poi, farò una selezione da pubblicare in un volumetto come fa annualmente il grande Forattini. Me lo hanno chiesto in tanti e al proprio pubblico non si nega mai nulla».
- Uno sguardo allo scenario internazionale, come valuta la satira di Charlie Hebdo?
«La satira dovrebbe sempre strappare un sorriso, talvolta anche amaro, provando a rendere “allegro” ciò che evidentemente non lo è. Con tante vignette di Charlie Hebdo questo non accade a mio parere. Mi diverto di più con quelle di mostri sacri come Forattini, Vauro, Giannini ecc. La scuola italiana è completamente diversa da quella francese…».
- La satira è un’espressione che nasce in conseguenza di pressioni sociali, di dolore, di prevaricazione, è un momento di rifiuto di certe regole, di certi atteggiamenti: quasi un atto liberatorio. Ma lei cosa intende per satira? Pensa che può ancora avere un’utilità sociale?
«Per me la satira è sostanzialmente una forma di protesta per sensibilizzare l’opinione pubblica ricorrendo all’ironia, al sarcasmo o alla parodia… La ritengo utilissima al giorno d’oggi per il suo potere di estrema sintesi: con l’avvento di internet la gente non ama dilungarsi nella lettura, dunque poter comprendere una problematica semplicemente con un’immagine o una frase, la rende uno strumento di comunicazione diretto ed immediato come pochi. Per questo la satira è temuta dai politici: perché nel riquadro di una vignetta spesso sono contenute delle verità scomode che articoli lunghi e noiosi forse non riuscirebbero a descrivere o a rivelare allo stesso modo».
- Cosa pensa, in breve, della situazione politica e sociale della sua città?
«Per rispondere, scomodo il grande Totò con una delle sue più celebri battute: “Se tutto va bene, siamo rovinati!”. Ecco, anche questa è satira…».